Ma dove sarà mai Mario? Sicuramente su Sky Atlantic il mercoledì sera alle 21.10 a partire dal 25 maggio, ma non solo. A parlarci dell’ultima creatura di Corrado Guzzanti è Evelina Meghnagi, che in Dov’è Mario? interpreta Dragomira, la “badante” di origini rumene del protagonista, che è anche la complice durante le sue sortite notturne, quando a prendere le redini è Bizio: l’abbiamo intervistata
di Linda Avolio
In Dov’è Mario?, in onda su Sky Atlantic il mercoledì sera alle 21.10 a partire dal 25 maggio, la vediamo nei panni di Dragomira, l’esilarante ed enigmatica infermiera di origini rumene assunta per seguire la riabilitazione del dottor Bambea, il personaggio (anzi, uno dei due personaggi) interpretato da Corrado Guzzanti, ma Evelina Meghnagi non è “solamente” attrice: è anche cantante, musicista, interprete, insomma, un’artista completa. Ed è proprio questa sua capacità di coniugare diverse anime artistiche a renderla perfetta per il ruolo in cui la vedremo nell’ultima creatura di Corrado Guzzanti. Perché Dov’è Mario? fa sicuramente ridere, ma fa anche riflettere, e in certi momenti lascia un senso d’inquietudine non da poco.
Tra un “Dottore, tu deve tornare a casa, deve prendere medicina” e una poesia, Dragomira, la custode del segreto di Mario/Bizio, spesso ruba la scena, e strappa una risata. Abbiamo intervistato Evelina Meghnagi, ecco cosa ci ha raccontanto.
Partiamo dall’ovvio: come è stato lavorare con un artista del calibro di Guzzanti?
E’ stata un’esperienza bellissima. Mi rendo conto che può suonare scontato, ma in questo caso la cosa pazzesca è che è assolutamente vero! Mi sono divertita molto, ma è stato veramente qualcosa di speciale, perché abbiamo condiviso un po’ tutto, dai momenti più leggeri a quelli magari in cui c’era qualche dubbio su come procedere, magari piccole discussioni su come affrontare una scena, sulle interpretazioni.
Una collaborazione totale, non solo tra i vostri personaggi ma anche tra voi due.
Sì, assolutamente. Non si è mai trattato della situazione per cui c’era l’attore protagonista da una parte, e gli altri dall'altra. Al contrario, la situazione era molto dinamica, anche col resto del cast, e questo mi è piaciuto moltissimo.
Ci parli del suo personaggio, che è veramente particolare!
Mi è piaciuto tantissimo interpretare Dragomira, perché è un personaggio ambiguo, un po’ borderline. Sembra la neutra e un po’ asettica badante, rumena naturalmente (ndr, lo dice parlando come parla Dragomira), e invece è l’unica che sa della doppia vita di Mario. Eppure niente trapela da lei. E’ un aspetto che mi ha affascinato fin da subito, questo assoluto distacco, ma intanto, guardandola non si può fare a meno di chiedersi “Chissà cosa le frulla in testa?!”
Dragomira dunque è una sorta di ponte tra le due vite di Mario/Bizio?
Esatto, lei aderisce e partecipa attivamente a queste due esistenze, sia quella notturna, quella apparentemente negativa, quella in cui prende il sopravvento l’esagerato Bizio, sia quella diurna, dove è presente e attenta ai bisogni di Mario l’intellettuale.
Da dove arrivano le fantastiche poesie di Dragomira?
Quanto le ho amate! Sono tra le cose che ho amato di più, e sono una creazione di Corrado. A volte arrivava sul set con una nuova poesia, e io mi divertivo a recitarla. Addirittura certe volte, dopo aver finito, invece di darmi lo stop, Gabbriellini (ndr, il regista della serie) non mi diceva niente, quindi, per non restare in silenzio, mi sono trovata spesso a improvvisare su quel filone surrale/grottesco.
Dunque alcune poesie sono farina del suo sacco?
Si è trattato di un piccolo intervento, comunque sì, e ne vado molto fiera!
Gli opposti si attraggono, si respingono, si guardano con diffidenza e vanno ognuno per la sua strada, o si completano?
La logica vorrebbe che si dicesse che si completano, ma la verità è che è difficilissimo che ciò accada. Per cui spesso gli opposti si estremizzano nella loro opposizione, ed è difficilissimo capire come fare a combinare le due parti. Mario c’è riuscito? Può darsi, anche se forse a un prezzo molto caro, perché comunque è tormentato, e c’è sempre una rinuncia da una parte e dall’altra. Comunque, se uno ci sta, nel contrasto e nel conflitto sicuramente si raggiunge un punto in cui si esce arricchiti.
Lei si sente più Mario o più Bizio?
Purtroppo io mi sento più Mario.
Perché purtroppo?
Perché Mario fa fatica ad accettare quella parte meno razionale e meno composta di sé. Invece Bizio è una sensazione più “di pancia”, spesso cerca di uscire fuori, ma bisogna accettarlo prima di imparare a gestirlo.