Vinyl (Talk), i Seventies psichedelici del Negramaro Andrea Mariano
Serie TVVinyl arriverà su Sky Atlantic lunedì 15 febbraio alle ore 3.00, e proseguirà tutti i lunedì con due episodi (il primo in italiano e il secondo nuovo in lingua originale), disponibile anche su Sky On Demand. Per entrare nell’atmosfera dei Seventies, sul canale 111 di Sky si accende dal 6 al 15 febbraio Sky Atlantic Rocks. Appuntamento di punta è Vinyl Talk, e tra i protagonisti c'è anche il tastierista dei Negramaro Andrea Mariano: leggi l'intervista
di Fabrizio Basso
Finalmente arriva in Italia, in contemporanea con gli Stati Uniti, la serie tv Vinyl che porta con sé la firma di Martin Scorsese e la musica di Mick Jagger. Il nuovo capolavoro targato HBO in 10 episodi andrà in onda su Sky Atlantic HD da lunedì 15 febbraio alle ore 3.00, e proseguirà tutti i lunedì con due episodi a sera (il primo in italiano e il secondo nuovo episodio in lingua originale), disponibile anche su Sky On Demand. Per iniziare a entrare nell’atmosfera di quegli anni, il canale 111 dal 6 al 15 febbraio è Sky Atlantic Rocks, un canale interamente dedicato agli anni Settanta. E di quella stagione parliamo con Andrea Mariano dei Negramaro, che con la sua musica è tra i protagonisti della marcia di avvicinamento a Vinyl.
Andrea, eccoci a parlare di Anni Settanta.
Come molte epoche o decenni nel corso dei millenni è stato uno di quelli fondamentali, vi si attinge a piena mani ancora ora.
Lei quando lo ha scoperto?
Nel corso dell’adolescenza mi ci sono imbattuto in varie situazioni legate soprattutto alla musica più psichedelica ed elettronica, alla new wave, al blues contaminato dal mondo tastieristico. Ho provato irresistibile attrazione per Pink Floyd e Doors.
Perché proprio loro?
I primi rappresentano la via di mezza tra psichedelia e sperimentazione da una parte e belle canzoni con suoni ricercati dall'altra. E’ il gruppo della ricerca soprattutto sull’elettronica.
I Doors?
Sono un po’ il mio mito da ragazzino. Suonare il basso dalla sinistra e il cervello separato in due.
Influenzano ancora oggi. E non solo loro.
Verissimo. Ascolto produzioni ultramoderne e colgo citazioni, capita anche tra noi Negramaro che dialogando ci si metta a fare il riff alla Led Zeppelin, il movimento alla Jimi Hendrix o si usi la tastiera alla Pink Floyd. Sembrano richiami banali ma fanno capire l'origine di un metodo: quel periodo ha liberato tanta musica e diversa.
Ad esempio?
Il grunge è una conseguenza di quello. Il punk fu il massimo di quella evoluzione. La new wave non fu un genere ma punk contaminato.
In questo viaggio nei Seventies con Sky Atlantic suonerà Femme Fatale dei Velvet Underground.
Vi stupiremo, quello era un periodo fortemente chitarristico, noi qui vogliamo personalizzare il sound.
Come si è trovato coinvolto nella settimana Sky Atlantic Rocks?
Vivendo a Milano non è difficile essere tirati dentro in questi progetti, ho già fatto esperienze di super band. Poi c'è una vecchia amicizia con Sergio Carnevale dei Bluvertigo. Anche con Fede Poggipollini abbiamo già suonato insieme. In queste occasioni ci si coinvolge a vicenda. Ogni volta è un po’ una costruzione.
Contento del ritorno del vinile?
E' un’arma a doppio taglio perché potrebbe essere una moda del momento.
Lei cosa auspica?
Un vero ritorno al vinile, al suono analogico, spero che ci sia un forte ritorno all’esigenza di quella qualità che il vinile ha sempre rappresentato. Quando esisteva solo lui la qualità era più seguita rispetto al digitale, ora si impacchettano cose fin troppo perfette.
Belle suggestioni.
Vinile è qualità. Non può arrivare a livelli altissimi di utilizzo per logiche di mercato ma stare a casa sul divano con un calice di vino mentre il vinile gira è una esperienza insostituibile, anche oggi in questa epoca frenetica e accorciata.
Che dischi non dovrebbero mancare a casa?
Live at Pompei dei Pink Floyd che mi ha aperto al loro mondo. Tutti i Led Zeppelin: hanno un suono così attuale a livello chitarristico e di registrazione che su vinile esprime il massimo.
Ancora uno...
The Doors con L.A. Woman: loro avevano un suono diverso, meno definibile. Erano meno attenti al suono e più alla parte emotiva, seguivano altre sonorità e metodi di registrazione. Nei loro brani quasi mai si sente un basso vero, emergono tastiere e organi molto acidi e pianoforti stridenti a sporcare ancora di più il loro lavoro.