Il 2 dicembre alle 21.10 arriverà su Sky Atlantic Deutschland 1983, co-produzione targata Sundance TV (U.S.A.) e RTL Television (Germania) che narra le (dis)avventure di Martin/Moritz (Jonas Nay), giovane spia della STASI in missione nella Germania Ovest. Aspettandola, non pedere la programmazione speciale di Sky Atlantic dal 23 novembre al 2 dicembre e leggi l'intervista a Giorgio Moroder, il papà della disco music
Gli anni Ottanta sarebbero più poveri senza Giorgio Moroder. Il papà della Disco Music li ha segnati profondamente, e con la sua creatività ha segnato anche le nostre vite. In quell'irripetibile decennio ha lavorato alle musiche di film quali Flashdance, Top Gun, American Gigolò e Scarface. Nel 1984 ha partecipato alla riedizione di Metropolis, e tra i brani presenti nella sua soundtrack c'è Love Kills, che registra una collaborazione con Freddie Mercury dei Queen. Quindi chi meglio di lui può raccontarci quell'irripetibile periodo?
Aspettando Deutschland 83, in onda su Sky Atlantic dal 2 dicembre, leggi l'intervista a Moroder e non perdere la programmazione speciale del canale 110 dal 23 novembre al 2 dicembre.
Mister Moroder, dopo decenni è tornato nel business discografico col suo album Deja-Vù.
Non ho scelto io ma qualcun altro mi ha messo sulla giusta strada.
Come è andata?
Ho collaborato coi Daft Punk, ho scritto e registrato con loro Giorgio by Moroder per il loro album Random Access Memories.
Poi che è successo?
Tre case discografiche mi hanno offerto un budget per un disco. Io ho optato per Sony Music.
E’ vero che ha ripreso a fare il deejay?
Sì faccio dei dj-set.
Avrà trovato un mondo nuovo.
Cinquant’anni fa giravo per la Germania, cantavo, mettevo dei nastri. Oggi quasi tutti i cantanti sono anche compositori e parolieri. E poi si lavora a distanza.
Potere della tecnologia.
Le faccio un esempio: Sia non l'ho mai incontrata, le ho dato una traccia con la melodia, poi è stato fatto il testo, lei l'ha cantata, ha fatto il coro e mi ha presentato il brano solo da mixare.
Perché non ci si incontra più? Mancano il tempo o la volontà?
I cantanti oggi sono così occupati tra duetti e televisione che farli entrare in studio nel momento giusto è difficilissimo.
Qual è il ruolo dei deejay oggi rispetto agli anni Ottanta?
Fanno tutto, sono anche produttori, ne sono un esempio importante Calvin Harris e Zedd.
Il palco rende tutti uguali?
Direi di sì anche se i tempi differiscono: Tiesto e Avicij lavorano da molto ma sono star da pochi anni.
La musica dance così omologata continua a piacerle?
Mi è sempre piaciuta e mi piacerà sempre. Ora l’elettronica garantisce molti suoni buoni. Certo per me ci sono strofa e ritornello, oggi si fanno otto battute poi altre otto e la connection non è mai ideale. Ma Wake me up di Avicij segna un ritorno alle basi con la chitarra e anche Davide Guetta è più strutturato.
La metodologia di lavoro è proprio un’altra cosa.
Come lavorano le star è interessantissimo: Rihanna ha 3, 4 studi, invita dei produttori e tutti lavorano per lei. Dopodiché il suo produttore sceglie le cose migliori e fa gli assemblaggi.
La Disco dei suoi anni Ottanta era un altro mondo.
Non era solo musica, erano vestiti, pantaloni, era un movimento fashion. Oggi nell’EDM, electronic dance music, a parte Calvin Harris sono tanti i deejay famosi ma non credo abbiamo la qualità di Donna Summer. Quel movimento è sparito.
Lei negli anni in quella stagione viveva in Germania e ha creato il Munich Sound.
I feel love di Donna Summer lo rappresenta. Ho sempre usato gli stessi musicisti tra cui Boney M e Dave King. Era un sistema che è sbocciato nel disco Munich Machine.
Non teme che con Dèjà vù la accusino di essere un nostalgico dei bei tempi andati?
E’ una cosa che ho già fatto e ora la rifaccio.
Kelis ricorda la “sua” Donna Summer.
Ha una voce molto rythm & blues: ad ascoltarla a occhi chiusi potrebbe essere Donna.
Le manca?
Come non potrebbe...