Punkreas e il 1992 di "disgusto toatale"

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I Punkreas
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Mentre sta per arrivare la serie 1992, in onda dal 24 marzo su Sky Atlantic (e in contemporanea su Sky Cinema 1), i Punkreas girano l'Italia col tour dei 25 anni e raccontano il loro 1992, tra musica e centri sociali: ecco l'intervista

Un quarto di secolo di sane paranoie. Di una coerenza che nasce nei centri sociali e finisce, anzi, prosegue nei centri sociali. I Punkreas sono una delle band storiche italiane che proprio nel 1992, per l'esattezza il 27 aprile, escono con il loro album d'esordio, United Rumors of Punkreas. Aspettando la serie 1992 in onda dal 24 marzo su Sky Atlantic (e in contemporanea su Sky Cinema 1) abbiamo incontrato e intervistato la band di Parabiago.

Ragazzi cominciamo dal 1992.
Siamo curiosi di vedere la serie su Sky Atlantic. Noi quell'anno siamo usciti col primo disco, United Rumors of Punkreas.
Che ricordi avete?
Siamo legati al pezzo Disgusto totale che ricorda la decadenza di quel periodo. Era ed è una canzone ska. Poi ricordiamo Craxi in Tunisia e il primo concerto al centro sociale Leoncavallo di Milano.
Tempi di lotta.
Proprio nel 1992 durante un concerto parte del pubblico ha iniziato a prendersi a pugni, ma non era una rissa, era il loro modo di patecipare. Quando due cani li hanno imitati tutti fermi e di corsa a saperarli: si ai pugni tra umani, ma totale protezione dell'amico cane.
Altri ricordi del 1992?
Il laboratorio anarchico in via De Amicis, il Rainbow altro locale storico in via Besenzanica. Una sera si presento tanta gente che per entrare hanno sfondato le porte usando come arieti i carrelli del supermercato.
Chissà che confusione.
Sì, ma sana. Quando siamo andati a ritirare il nostro compenso ci hanno dato pochi spiccioli: l'incasso è servito per rimediare ai danni.
Avete pubblicato il cofanetto Punkreas XXV Paranoia Domestica che contiene i primi quattro album: Isterico, United Rumors of Punkreas, Paranoia e Potere ed Elettrodomestico.
Per noi era essenziale rimettere mani sul nostro vecchio repertorio, l’esordio è come un tatuaggio, lo porti con te per sempre. Ed è bello vedere sotto il palco la gente divisa come quei cocktail colorati, ma con i colori che non si mischiano.
Che intendete?
Le nuove leve sono sotto il palco ed eccome se pogano. Poi ci sono gli ex adolescenti che magari qualche spintone ancora se lo concedono. E dietro, i nostri coetanei, quelli che ci seguono da sempre e che ci ascoltano con la pinta in mano.
In scaletta manca sempre Anarchia: perché?
Non ci riesce più sporca come una volta e allora meglio affidarla alla memoria. Poi ci sono brani che abbiamo riarrangiato, altri che sono rimasti come l’originale. Siamo entusiasti di questo concerto, lo affrontiamo senza alcuna ansia, tutt’al più qualche rantolo di asma perché non abbiamo più vent’anni e perché nell’ora e 40 circa di live diamo davvero tutto.
Il vostro album più venduto resta Paranoia e potere del 1995: quante copie.
Si ipotizzano sessantamila copie vendute, ma sono certamente di più perché molte le vendevamo direttamente noi. Si andava nei negozi con lo zaino in spalla pieno di dischi e si vendevano. Ma era un’altra epoca. Anche se per noi certi principi non sono mutati.
Un esempio?
Ci gestiamo da soli il servizio d’ordine e in 25 anni è sparito solo un microfono.
Invitate sempre i fan a salire sul palco?
Certo, siamo rimasti a farlo noi e una leggenda che si chiama Iggy Pop.
Vi divertite sempre?
Ogni volta è una festa. Ci divertiamo anche con quelli stonati, il problema è con quelli che vanno fuori tempo. E poi ci sono quelli che fingono di conoscere i testi ma muovono solo le labbra: ci fanno sorridere.
Così vi manca degli inizi, del 1992?
I locali dove suonare. Sono sempre meno, ma quando finiamo in quello giusto è una gran festa per tutti.

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