Dopo la messa in onda su Sky Cinema 1, ecco su Sky Atlantic il 7 gennaio alle 21.10 il film-tv di HBO, un intenso e imperdibile racconto di amore, rabbia, disperazione, amicizia, solidarietà e lotta. Perché per vincere la tua guerra, devi prima iniziarla
di Linda Avolio
Non è la prima volta che HBO si lancia, peraltro con successo, nel campo dell’adattamento di testi teatrali: l’ha fatto nel 2003 con Angels in America di Tony Kushner, da cui è stata tratta la bellissima miniserie omonima con un cast davvero spettacolare (tra gli altri Al Pacino, Meryl Streep e Emma Thompson), e l’ha rifatto nel 2014 con The Normal Heart di Larry Kramer, che per il film tv ha scritto la sceneggiatura.
Due prodotti distanti dieci anni, eppure la tematica, anche se affrontata da due punti di vista veramente lontani, è la stessa: lo scoppio dell’epidemia di AIDS che invase gli Stati Uniti d’America e il mondo a partire da quel maledetto 5 giugno del 1981, giorno in cui la sindrome da immunodeficienza acquisita venne ufficialmente presentata al mondo dopo essere finita nel mirino del CDC (Center for Disease Control and Prevention, il centro per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive) di Atlanta.
Inizialmente le vittime dell’AIDS (che ancora non si chiamava così, perché il famigerato acronimo venne utilizzato a partire dal 1982) sembravano essere prevalentemente uomini omosessuali, infatti la condizione era conosciuta come GRID (Gay-related immune deficiency, immunodeficienza relativa ai gay), o anche come “il cancro” o “la peste dei gay”.
La diffusione della malattia anche tra gli eterosessuali sfaterà questo mito, ma è un dato di fatto che la comunità gay (statunitense e non) fu duramente messa alla prova durante lo scoppio della pandemia.
E’ in quel preciso momento che è ambientato The Normal Heart, diretto da Ryan Murphy (che si è preso una pausa da Glee durante la quinta stagione per seguire da vicino questo progetto) e con un cast notevole, in cui spiccano senza dubbio Mark Ruffalo, Julia Roberts, Matt Bomer, Taylor Kitsch, Jim Parsons, Alfred Molina e Joe Mantello.
Il film si apre con una scena da sogno: Long Island, estate del 1981. Ned Weeks (Mark Ruffalo), scrittore newyorkese e attivista per i diritti dei gay, raggiunge un gruppo di amici in vacanza. L’atmosfera è più che rilassata, sembra di stare in un altro mondo, uno dove non c’è discriminazione e, soprattutto, dove non c’è bisogno di nascondersi.
Il Movimento Gay ha fatto passi da gigante dai moti di Stonewall, e Ned e i suoi amici ora possono amare alla luce del sole. Sembra di stare in paradiso.
E invece su di loro sta per scatenarsi l’inferno. E l’inferno è questa strana sindrome che non si capisce che origine abbia, ma che si diffonde alla velocità della luce all’interno della comunità gay, quasi esclusivamente tra gli uomini.
La cosa peggiore, però, è che la cosa sembra non importare a nessuno, sicuramente non al Governo e alle istituzioni. Gli amici di Ned, i compagni dei suoi amici, i suoi conoscenti: le vittime sono tante, troppe, e a parte la cocciuta e coraggiosa dottoressa Emma Brookner (un’inedita Julia Roberts) non c’è un solo medico che si interessi di questa malattia.
Sarà proprio il combattivo Ned, con l’aiuto di Emma e di alcuni amici di vecchia data, a mettere all’erta la comunità gay e a fondare la Gay Men’s Health Crisis nel 1982, un’associazione di assistenza e volontariato che serve anche a richiamare l’attenzione su quella che è una vera e propria tragedia mondiale.
Il film, trasmesso da HBO il 25 maggio 2014, è stato accolto molto bene dal pubblico e dalla critica, che ha speso parole di ammirazione non solo per la scrittura di Kramer, ma soprattutto per l’ottimo lavoro del cast principale, che ha regalato interpretazioni veramente intense e toccanti, e non stupisce che il lungometraggio abbia vinto due premi agli ultimi Critics' Choice Television Awards, quello come “Miglior Film TV” e quello come “Miglior attore non protagonista in un film o una mini-serie” a Matt Bomer, che per interpretare Felix, il compagno di Ned che a un certo punto scopre di essere ammalato, ha dovuto perdere quasi venti chili, senza contare l'Emmy portato a casa come "Miglior Film-tv" e la nomination ai prossimi Golden Globe Awards come "Miglior miniserie o film per la tv".
L’appuntamento con The Normal Heart è per mercoledì 7 gennaio alle 21.10 su Sky Atlantic.
Due prodotti distanti dieci anni, eppure la tematica, anche se affrontata da due punti di vista veramente lontani, è la stessa: lo scoppio dell’epidemia di AIDS che invase gli Stati Uniti d’America e il mondo a partire da quel maledetto 5 giugno del 1981, giorno in cui la sindrome da immunodeficienza acquisita venne ufficialmente presentata al mondo dopo essere finita nel mirino del CDC (Center for Disease Control and Prevention, il centro per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive) di Atlanta.
Inizialmente le vittime dell’AIDS (che ancora non si chiamava così, perché il famigerato acronimo venne utilizzato a partire dal 1982) sembravano essere prevalentemente uomini omosessuali, infatti la condizione era conosciuta come GRID (Gay-related immune deficiency, immunodeficienza relativa ai gay), o anche come “il cancro” o “la peste dei gay”.
La diffusione della malattia anche tra gli eterosessuali sfaterà questo mito, ma è un dato di fatto che la comunità gay (statunitense e non) fu duramente messa alla prova durante lo scoppio della pandemia.
E’ in quel preciso momento che è ambientato The Normal Heart, diretto da Ryan Murphy (che si è preso una pausa da Glee durante la quinta stagione per seguire da vicino questo progetto) e con un cast notevole, in cui spiccano senza dubbio Mark Ruffalo, Julia Roberts, Matt Bomer, Taylor Kitsch, Jim Parsons, Alfred Molina e Joe Mantello.
Il film si apre con una scena da sogno: Long Island, estate del 1981. Ned Weeks (Mark Ruffalo), scrittore newyorkese e attivista per i diritti dei gay, raggiunge un gruppo di amici in vacanza. L’atmosfera è più che rilassata, sembra di stare in un altro mondo, uno dove non c’è discriminazione e, soprattutto, dove non c’è bisogno di nascondersi.
Il Movimento Gay ha fatto passi da gigante dai moti di Stonewall, e Ned e i suoi amici ora possono amare alla luce del sole. Sembra di stare in paradiso.
E invece su di loro sta per scatenarsi l’inferno. E l’inferno è questa strana sindrome che non si capisce che origine abbia, ma che si diffonde alla velocità della luce all’interno della comunità gay, quasi esclusivamente tra gli uomini.
La cosa peggiore, però, è che la cosa sembra non importare a nessuno, sicuramente non al Governo e alle istituzioni. Gli amici di Ned, i compagni dei suoi amici, i suoi conoscenti: le vittime sono tante, troppe, e a parte la cocciuta e coraggiosa dottoressa Emma Brookner (un’inedita Julia Roberts) non c’è un solo medico che si interessi di questa malattia.
Sarà proprio il combattivo Ned, con l’aiuto di Emma e di alcuni amici di vecchia data, a mettere all’erta la comunità gay e a fondare la Gay Men’s Health Crisis nel 1982, un’associazione di assistenza e volontariato che serve anche a richiamare l’attenzione su quella che è una vera e propria tragedia mondiale.
Il film, trasmesso da HBO il 25 maggio 2014, è stato accolto molto bene dal pubblico e dalla critica, che ha speso parole di ammirazione non solo per la scrittura di Kramer, ma soprattutto per l’ottimo lavoro del cast principale, che ha regalato interpretazioni veramente intense e toccanti, e non stupisce che il lungometraggio abbia vinto due premi agli ultimi Critics' Choice Television Awards, quello come “Miglior Film TV” e quello come “Miglior attore non protagonista in un film o una mini-serie” a Matt Bomer, che per interpretare Felix, il compagno di Ned che a un certo punto scopre di essere ammalato, ha dovuto perdere quasi venti chili, senza contare l'Emmy portato a casa come "Miglior Film-tv" e la nomination ai prossimi Golden Globe Awards come "Miglior miniserie o film per la tv".
L’appuntamento con The Normal Heart è per mercoledì 7 gennaio alle 21.10 su Sky Atlantic.