Cantante e musicista, aveva iniziato a suonare giovanissimo, ad appena tre anni. Negli anni '90 era stato tra gli artisti che avevano rivoluzionato le sonorità della black music
D’Angelo, leggenda dell’R&B e del neo-soul americano, è morto a 51 anni. La notizia è stata confermata dalla famiglia dell’artista a Variety: “La stella splendente della nostra famiglia ha smesso di illuminarci in questa vita”, si legge nella dichiarazione in cui viene spiegato che l’artista era malato di cancro da tempo. “Siamo rattristati che possa lasciare memorie care solo alla sua famiglia ma siamo eternamente grati per l’eredità che lascia la sua musica straordinariamente commovente. Vi chiediamo di rispettare la nostra privacy durante questo momento difficile ma vi invitiamo a unirvi a noi nel lutto per la sua scomparsa e nella celebrazione il dono della canzone che ha lasciato al mondo”.
Un talento precoce
Nato Michael Eugen Archer a South Richmond, in Virginia, D’Angelo aveva iniziato a fare musica giovanissimo. A tre anni già suonava il piano e accompagnava il padre, un ministro della chiesa pentecostale, in chiesa. Da adolescente aveva iniziato a esibirsi con diversi gruppi, prima di avviare una brillante carriera da solista fatta di tre album: Brown Sugar nel 1995, Voodoo nel 2000 e Black Messiah coi Vanguard nel 2014. Con gli ultimi due ha vinto quattro Grammy.
R&B e hip hop
Il suo suono distintivo era una commistione tra l’R&B classico e influenze hip hop e aprì la strada per l’ondata del neo-soul che coinvolse artisti come Erika Badu e Lauryn Hill, con la quale collaborò suonando il piano e cantando nel brano Nothing Even Matters dell’album The Miseducation of Lauryn Hill. Negli anni ha lavorato a lungo con Ahmir “Questlove” Thompson, batterista della band The Roots, e artisti hip hop del calibro di Q-Tip, Snoop Dogg e Dr. Dre.