Chi sono i Turnstile e perché oggi in molti stanno parlando di loro?

Billie Eilish, Harry Styles, Olivia Rodrigo, Taylor Swift, Charli XCX. Sono questi i nomi protagonisti della colonna sonora delle ultime cinque estati, tutti esponenti di un pop molto leggero e decisamente mainstream. Per il 2025 le cose potrebbero cambiare. Ad annunciarlo è stata la stessa Charli XCX durante l'ultimo Coachella Festival: la regina della Brat Summer 2024 dal palco di Indio, California ha annunciato che la prossima sarà la “Turnstile Summer” facendo riferimento alla band hardcore di Baltimora e del nuovo disco “NEVER ENOUGH” che è uscito lo scorso 6 giugno. Ma cosa c'entra un gruppo nato nella scena hardcore americana con una serie di nomi di pop leggerissimo? Per rispondere, prima è necessario fare un passo indietro e raccontare bene la loro storia. Chi sono i Turnstile? I Turnstile suonano insieme dal 2010, ma i singoli membri erano già attivi della scena hardcore di Baltimora prima di allora. Per hardcore si intende un sottogenere del punk rock che si è sviluppato negli anni '80, caratterizzato da un suono più veloce, aggressivo e distorto rispetto al punk rock tradizionale. Si tratta di un stile musicale – portato avanti da band come Black Flag, Bad Brains e Dead Kennedys – molto underground i cui temi principali sono il rifiuto del sistema e una forte insofferenza verso la vita contemporanea ma anche un impegno verso uno stile di vita salutista. La band dei Turnstile, co-fondata dal cantante Brendan Yates e dal chitarrista Brady Ebert, dopo una serie di ep e un disco d'esordio "Nonstop Feeling" tipicamente hardcore, decide di fondere i riff incendiari e le parti cantate viscerali con influenze più morbide vicine all'alt-rock e addirittura al dream pop. In pochi anni riescono quindi a travalicare i confini del post-punk e così il loro secondo disco “Time & Space” del 2018 viene incluso tra i migliori album dell'anno da testate come il New Yorker, New York Times, Rolling Stone e NPR, così in pochi anni la band viene nominata per tre Grammy, fa un tour con i più popolari Blink-182 e, considerato il culto che hanno nella comunità degli skaters, la Converse li coinvolge nella creazione di due capsule collection legate ai loro modelli di calzature più iconiche. Nel 2021 esce GLOW ON ed è il disco spartiacque e del grande cambiamento in cui collaborano con il cantante-produttore r&b Blood Orange dove l'approccio hardcore viene in parte depotenziato per far spazio a synth, fiati, percussioni e grandi melodie. Ma questa sorta di “cura pop” viene fatto con un approccio puramente sperimentale e non con l'obiettivo primario di scalare le classifiche. Ovviamente i fan duri e puri del genere prendono le distanze, ma la band acquisisce molti altri estimatori sia tra il pubblico che tra la critica. NEVER ENOUGH Dall'inizio del 2025 inizia a crescere l'hype intorno alla nuova uscita della band che vedrà la produzione del cantante Brendan Yates, di Will Yip e di AG Cook, padre dell'hyper pop. I due singoli pubblicati in aprile destano ancora più sorpresa, tra funk-rock con chitarre alla Police, atmosfere alt-rock anni 90 che ricordano i Jane's Addiction e puro dream pop; tutto questo poi è seguito dalla ripresa di un concerto di beneficenza nella loro Baltimora che è uno straordinario concerto hardcore con una potenza e un coinvolgimento del pubblico che non si vedeva dai tempi di Henry Rollins nei tardi anni '80. Con NEVER ENOUGH i Turnstile propongono una sorta di proseguimento del discorso iniziato con GLOW ON, ma raddoppiando questi esperimenti di ibridazione tra due generi sulla carta inconciliabili, le chitarre distorte e le urla laceranti dell'hardcore e i synth morbidi del pop. Il terzo singolo “Look out for me” è un pezzo particolarmente innovativo che dentro i quasi 7 minuti passa dal ritmo incalzante punk-rock ad atmosfere ambient, dal campionamento di alcuni dialoghi di “The Wire” ai suoni della scena clubbing della loro città, alternando quindi furia e beatitudine. Tuttavia, in queste e in altre canzoni dove è presenta una grande libertà, si respira anche una straordianaria coerenza grazie alla voce Yates sufficientemente grintosa da adattarsi alla parte hardcore ma sufficientemente accattivante a livello timbrico da rendere accattivanti i momenti più pop e che permette di esplorare come anche l'hardcore possa costituire la base per qualcosa di technicolor, giocoso e accessibile. Anche i videoclip estremamente colorati insieme alle melodie riescono a rendere l'hardcore un tempo noto per la sua rigidità, in mano ai Turnstile come scriveva pochi giorni fa il New Yorker come un genere straordinariamente flessibile, capace di sopravvivere a tutto, persino, forse, lla popolarità.

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