
Con oltre 7 milioni di ascoltatori mensili su Spotify e tre album all'attivo, Werenoi — al secolo Jeremy Bana Owona — si è spento improvvisamente. Artista riservato e dedito al lavoro, aveva conquistato il vertice delle classifiche musicali francesi nel 2023 e 2024, lasciando un segno profondo nella scena urban d'oltralpe. La sua morte segna la fine di una parabola fulminea, fatta di talento, sobrietà e mistero
Il mondo del rap francese piange uno dei suoi astri più luminosi e allo stesso tempo più riservati: Werenoi, nome d’arte di Jeremy Bana Owona, è morto a soli 31 anni in seguito a un "improvviso deterioramento del suo stato di salute", come comunicato dal suo produttore. L’artista, che contava quasi 7 milioni di ascoltatori mensili su Spotify, lascia un vuoto enorme nella musica urban contemporanea, dopo una carriera tanto fulminea quanto intensa.
Nato a Montreuil, alle porte di Parigi, da genitori camerunensi, Werenoi aveva saputo imporsi con discrezione nel panorama musicale francese. Tre album pubblicati in cinque anni, l’ultimo dei quali uscito proprio nel 2024, lo avevano consacrato come il rapper più venduto in Francia nel biennio 2023–2024, secondo i dati del Sindacato nazionale dell’editoria fonografica (SNEP). Ma nonostante il successo, il suo nome era rimasto familiare soprattutto agli appassionati del genere. Una scelta, più che una coincidenza.
L’uomo dietro gli occhiali scuri
Dietro gli occhiali da sole, che raramente si toglieva in pubblico, si celava un uomo che preferiva il silenzio alle interviste, la sala di registrazione alle luci dei palchi televisivi. “Il successo è arrivato rapidamente, è vero. Credo sia dovuto a tanto lavoro. Passo praticamente la mia vita in studio”, aveva dichiarato in una delle sue rare interviste, concessa a Le Parisien nel gennaio 2024.
Werenoi era cresciuto in un contesto familiare che gli aveva trasmesso valori di modestia, disciplina e riservatezza. “Essere l’artista con il maggior numero di vendite significa che abbiamo fatto un buon lavoro, ma non è un motivo per festeggiare: bisogna tenere la testa sulle spalle, nella vita in generale”, spiegava, con una lucidità disarmante, in quell’occasione.
Non amava parlare di sé, né inseguiva la fama a tutti i costi. “Preferisco tenere la mia vita privata per me. Parlando troppo, si rischia di dire quello che non si vuole. Preferisco il mistero”, confessava. Una filosofia che lo ha distinto nel panorama rap, spesso caratterizzato da ostentazioni e narrazioni personali molto esplicite.
Una voce potente, anche senza proclami
Il suo linguaggio musicale, però, era tutto fuorché timido. I suoi testi, spesso crudi ma sempre lucidi, raccontavano con autenticità le tensioni della banlieue, l’identità afrodiscendente, la lotta quotidiana e le aspirazioni di una generazione. La sua voce era diventata, senza dichiarazioni roboanti, uno specchio potente del vissuto di migliaia di giovani francesi.
Spotify ha salutato l’artista con un messaggio carico di significato: “In soli cinque anni ha lasciato un segno indelebile nel rap e nella musica francese nel suo complesso”, si legge nel post ufficiale pubblicato su X (ex Twitter).
Il mistero resta anche dopo
La notizia della sua scomparsa ha colto tutti di sorpresa. Nulla aveva lasciato presagire un epilogo così drammatico, e ancora non sono stati diffusi ulteriori dettagli sulle cause del "deterioramento improvviso" che ha portato alla sua morte. Forse, anche nel lasciare questa terra, Werenoi ha voluto mantenere la coerenza con il suo modo di essere: silenzioso, riservato, concentrato sull’essenziale.
Nella sua breve carriera, ha avuto il tempo di cambiare molte cose. Ha dimostrato che si può dominare le classifiche senza inseguire il gossip. Che si può dire molto anche senza esporsi troppo. Che la sostanza, nel rap come nella vita, può contare più dello spettacolo.
Un’eredità destinata a durare
La musica di Werenoi continuerà a suonare nelle cuffie e nei cuori di chi lo ha seguito con affetto e ammirazione. E forse, col tempo, verrà scoperto anche da chi ancora non lo conosceva, ma saprà riconoscere in quelle rime l’autenticità rara di chi ha saputo parlare per davvero, senza alzare la voce. Il mistero resta, come lui voleva. Ma resta anche l’eredità di un artista che, in appena cinque anni, ha saputo lasciare un'impronta indelebile nella storia del rap francese.