Piero Campi presenta il singolo Where'd You Go Someday: il video

Musica

il brano è una riflessione a voce alta rivolta a tutte le persone che hanno avvertito, almeno una volta nella vita, quella sottile sensazione di resa

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA

Sono felice di presentare in anteprima su Sky TG24 il videoclip di Where'd You Go Someday, il mio nuovo singolo che nasce da un’urgenza: quella di non restare in silenzio. Negli ultimi anni, forse decenni, ci siamo lentamente abituati all’ingiustizia, all’apatia, a un senso diffuso di rassegnazione. Ho sentito il bisogno di fermarmi, di guardarmi dentro e di chiedermi se anch’io stessi iniziando a smettere di reagire. Non volevo scrivere una canzone consolatoria. Non cercavo slogan. Volevo raccontare quella domanda. E renderla visibile, manifesta. In primis, a me stesso. È un pezzo che nasce da una frattura, da quella distanza crescente tra ciò che siamo diventati e ciò che, forse, avremmo potuto essere. Viviamo tempi in cui l’indignazione è diventata silenzio, poco più di un sussurro, in cui le grandi parole sembrano aver perso peso, e il coraggio sembra quasi un lusso.

Where'd You Go Someday non è e non vuol essere un canto di battaglia, di protesta, ma una sorta di esame di coscienza. Una riflessione a voce alta rivolta a me stesso e a tutte le persone che hanno avvertito, almeno una volta, quella sottile sensazione di resa, quel momento in cui la rabbia non si trasforma più in azione, ma si spegne in una nebbia, tra le luci soffuse di un’assurda rincorsa alla popolarità da social network.

Il videoclip che accompagna il singolo, diretto da Cristian Spinelli e girato negli spazi essenziali e densi dell’Ottostudio di Bologna, credo restituisca perfettamente questa atmosfera: una dimensione sospesa, spoglia, attraversata da una luce che non promette salvezza, ma possibilità. C’è una sola inquadratura, una sola figura, la mia, in controluce, immobile. Nessuna sceneggiatura, nessuna narrazione didascalica. Solo un’immagine nuda, pensata per contenere tutto: l’attesa, il peso, il buio, il dubbio. Un frammento di tempo in cui il non detto è più eloquente di qualsiasi dialogo.

Ho voluto che fosse l’assenza di movimento a parlare. Che l’apparente staticità diventasse un messaggio. Perché in un mondo che chiede costantemente spettacolo e velocità, l’immobilità può essere un atto decisamente dinamico. Oggi siamo anestetizzati dall’informazione, stanchi di retorica, sommersi da immagini troppo perfette per essere vere. Eppure il silenzio, se guidato con consapevolezza, può ancora ferire, può ancora smuovere. Il fascio di luce che attraversa la scena non è lì per salvare, ma per dissipare le ombre. È uno spiraglio minimo, ma secondo me assolutamente necessario.

Questo brano è il mio modo di dire che non serve essere invincibili per cambiare qualcosa. Che forse non abbiamo bisogno di eroi, ma di persone capaci di riconoscere le proprie fragilità, i propri umani difetti, e, nonostante tutto, decidere di esporsi. Dal punto di vista musicale, Where'd You Go Someday si muove tra un rock essenziale e una scrittura diretta, che definirei quasi cruda. È stato prodotto da Marco Schnabl insieme al producer americano Anolg Tears, e abbiamo scelto di togliere piuttosto che aggiungere: niente armonie superflue, niente abbellimenti. Solo la struttura necessaria perché ogni parola avesse il proprio peso e potesse sedimentarsi in chi ascolta. La linea è asciutta, viscerale, internazionale nel suono ma fortemente radicata in un’urgenza personale.

Credo che oggi, più che slogan e proclami, servano gesti concreti di presa di coscienza. Credo serva ammettere che non va tutto bene. Che ci siamo disabituati a indignarci, perfino per il futuro dei nostri figli. Ma proprio per questo, sento che ciascuna parola, ciascuna canzone, ciascuna immagine che ha ancora il coraggio di porre una domanda sincera, può essere un seme. Non so se questa canzone servirà a cambiare qualcosa, ma so che doveva essere scritta. E mostrata esattamente così: senza protezioni, senza filtri. Spero che il videoclip, nel suo silenzio, riesca a farsi sentire. E che questa domandaWhere'd You Go Someday possa continuare a suonare e risuonare dentro chi guarda, come un invito sottile ma deciso a non arrendersi. A non cedere alla normalità del disincanto. Perché, a volte, tutto comincia da lì: da un istante di coraggio, anche piccolo. Ma vero. Ringrazio nuovamente Sky TG24 per aver accolto questo progetto e per avergli dato spazio in un luogo dove musica, pensiero e responsabilità possono ancora convivere.

 

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