“Espresso Macchiato", l'Europa dell'Est e la bizzarra attrazione per l'Italia

C'è una strana attrazione da parte della Russia e degli ex paesi sovietici per l'Italia che sta a metà tra la fascinazione e la presa in giro, la parodia e la celebrazione. No, non stiamo parlando di politica, bensì di cultura pop. Si tratta un fenomeno che ogni tanto emerge dalla rete con qualche prodotto culturale o sottoculturale che un po' inquieta e un po' diverte. La notizia di questi giorni riguarda invece un caso che sta rapidamente coinvolgendo anche la politica italiana. La notizia Breve riassunto per i più distratti: il rapper estone Tommy Cash ha vinto lo scorso sabato la finale dell'Este Laul, il concorso canoro che si svolge a Tallinn con la quale l'Estonia sceglie il proprio rappresentante per l’Eurovision Song Contest che quest'anno si svolgerà dal 13 al 17 maggio a Basilea. Una vittoria che è un plebiscito, con l'83% dei voti. La canzone con cui ha gareggiato si intitola “Espresso Macchiato”, un pezzo electroswing caratterizzato da un mix di inglese e italiano maccheronico per descrivere una serie di immagini volutamente esagerate e ironiche: dall'ossessione tutta italiana per il caffè espresso all'ostentazione del lusso che rimanda all’immagine del mafioso, richiamando il cliché stereotipato degli italiani legati alla criminalità organizzata. Sebbene sia piuttosto lampante che le immagini usate nel testo creino un effetto comico e surreale, in molti sono rimasti offesi dalla “presa in giro”. Addirittura il Codacons ha annunciato l'intenzione di presentare un ricorso all'European Broadcasting Union per chiedere l'esclusione del brano dalla competizione a causa delle immagini negative e stereotipate degli italiani. Anche esponenti politici, come rappresentanti della Lega, hanno criticato la canzone, definendola offensiva e chiedendo la sua esclusione dall'Eurovision. Chi è Tommy Cash Thomas Tammemets - vero nome del rapper estone, classe 1991 - è in realtà un artista molto bizzarro e noto per le sue uscite certamente non canoniche: nel 2019 decise di esporre il proprio sperma al museo d’arte Kumu di Tallinn in collaborazione con l’artista Rick Owens, mentre nel 2020 si esibì ai Pornhub Awards. La canzone è uscita lo scorso 7 dicembre, ma il successo immediato c'è stato dopo la vittoria di Tommy Cash dell’Eesti Laul: su Spotify ad oggi conta 1,3 milioni di ascolti complessivi, mentre il video su YouTube ha superato quota 2 milioni di visualizzazioni. Ed è proprio sul suo canale YouTube – dove potrete vedere i suoi video sempre assurdi e audaci e con un marcato black humour - che lui si considera già il vincitore dell’Eurovision Song Contest. Il caso Ciao 2020 e Ciao 2021 Ma torniamo al tema accennato all'inizio dell'articolo, ovvero l'ossessione del gusto post-sovietico verso l'Italia e tutto quello che lo caratterizza. Qualcuno forse si ricorderà di quel bizzarro programma dal titolo “Ciao 2020”, praticamente una parodia russa degli show di Capodanno italiani delle tv anni '80. Si trattava di una trasmissione satirica di e con Ivan Urgant, conduttore di San Pietroburgo che al tempo conduceva “Evening Urgant”, il late show del primo canale della tv di Stato russa. Lo show era una via di mezzo tra la parodia di uno programma di una tv commerciale anni '80 e una satira sulla mania dei russi per l'Italia, canzoni melodiche vecchio stile comprese, interamente girato in un italiano un po' incerto con i sottotitoli in cirillico. Tra le canzoni, tutte composte da Ivan Urgant e i suoi autori, ci sono: “Bambina Balla” di Arti e Asti, “La Baldoria” https://www.youtube.com/watch?v=BgbbfwuRUOk eseguita da Nicola Bascha con Danielle Milocchi e “Quatro putane” delle fantomatiche Attrici della telenovela. Il tutto presentato da Ivan Urgant in uno studio che stava a metà tra la scenografia di “Colpo Grosso”, “Popcorn” e quella de “Il Cappello sulle Ventitrè” programma Rai del 1983 condotto da Paolo Mosca. Anche gli abiti erano tutti molto anni '80, genere cafone: capelli cotonati, spalle imbottite, colori sgargianti. Si replicò l'anno successivo con “Ciao 2021”; poi, con l'inizio del conflitto Russia-Ucraina, Urgant scrisse sul suo profilo Instagram «Paura e dolore, no alla guerra» che gli valse la sospensione del suo popolarissimo show Evening Urgant, trasmesso dalla rete pubblica Pervyj kanal. L'ossessione dell'ex-URSS per l'Italia Ma da dove deriva tutta questa fissazione dei Paesi post-sovietici per l'Italia? In realtà bisogna tornare al periodo in cui la Russia e gli altri Paesi erano parte dell'Unione Sovietica. Film degli anni 80 come “Il bisbetico domato” con Adriano Celentano e Ornella Muti sono stati tra i più grandi successi cinematografici di sempre e il Festival di Sanremo anni '80 – ovvero nel suo periodo più bistrattato in Italia – era popolarissimo in quei Paesi, per questo sono ancora molto popolari cantanti come Al Bano, Pupo, Ricchi e Poveri e Toto Cutugno. In quel periodo il regime sovietico non permetteva la produzione di programmi musicali televisivi e quindi quelli importati dall'Italiana erano molto seguiti. Quindi nell’immaginario locale l’estetica del Festival è rimasto ancora quello di quell’epoca. Ciò che invece noi vediamo come una presa per i fondelli è semplicemente legato a un senso dell'umorismo che noi non sempre riusciamo ad afferrare ma che spesso interpretiamo come denigratorio.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

“Espresso Macchiato", l'Europa dell'Est e la bizzarra attrazione per l'Italia