James Bay a Sky Tg24: "Sono un cantautore e vivo per la mia professione, è la mia vita"

"È sempre bello tornare in Italia: ho dei bellissimi ricordi legati proprio a questo posto, l’Alcatraz, dove ho suonato circa dieci anni fa. Il pubblico italiano è sempre così passionale, quasi elettrico! Sono sempre molto felice quando torno e suono nel vostro paese, e ho nel cuore alcuni concerti in spazi all’aperto. Sì: è proprio bello tornare qui. Non potrei che essere felice". La conversazione con James Bay, a poche ore dall'inizio della sua unica data italiana, inizia proprio con i ricordi che legano l'artista al nostro paese. Una tazza di tè caldo, il suo cappello - che indossa in ogni concerto - e un bellissimo sorriso ricorrente mentre chiacchieriamo: James Bay mi parla del suo ultimo disco, dell'amicizia e della stima che lo lega ad altri cantautori britannici e dell'inizio del suo tour, cominciato a Parigi appena qualche giorno fa. Sarà un lungo viaggio quello che lo porterà in giro per l'Europa: lui, la sua chitarra e il suo sorriso così delicato. Insieme abbiamo parlato anche di cosa significa essere un cantautore oggi, professione più importante che mai. Hai parlato di passione, quella che hai tu per la professione che hai scelto di fare. Sì, moltissima. Vivo questa professione, un po’ come ciascuno di noi ama la vita. Fare il musicista e il cantautore è qualcosa di meraviglioso, è proprio una passione forte. È la mia vita, non potrei che riassumere così quello che provo con questo lavoro. "Scelgo questa professione ogni giorno" È difficile fare il musicista oggi? Ho iniziato a suonare da piccolo, e scelgo questo lavoro oramai da dieci anni, ogni giorno. Non è sempre semplice, ma sono felice che ci sia ancora tanta gente che sceglie di ascoltare i miei dischi e di venire ai concerti…In me, però, c’è sempre il desiderio e l’ambizione di continuare su questa strada per molti anni ancora, nel futuro: questo mi aiuta molto. Se perdessi un po’ di questa forza sarebbe più difficile proseguire, certo. Ma mi ritengo fortunato perché c’è ancora chi ha il desiderio di ascoltarmi, e accogliere quello che ho da dire. Dieci anni sono tanti: c’è qualcosa di cui sei proprio orgoglioso? Sì! Sai, restare a lungo è un elemento molto importante di quello che faccio. Non ho iniziato questa professione, e questa passione, perché volevo provarci per sei mesi. Sin dall’inizio, ho sognato di poterlo fare per sempre. Non ci sono ancora arrivato, ma esserci già riuscito per dieci anni mi rende orgoglioso di chi sono. Ci sono dei momenti, in questo viaggio, che mi danno molto orgoglio: dagli artisti incredibili per cui ho avuto la fortuna di aprire i concerti – come i Rolling Stones per esempio – ma anche i concerti che io stesso ho fatto in luoghi iconici…Ho iniziato il tour a Parigi, sono venuto a Milano, tra un mese suonerò alla Wembley Arena: sono molto orgoglioso di questo, ma anche del fatto che ci sono sempre dei concerti che mi aspettano. Voglio continuare a farne, e molti. Le collaborazioni con Brandon Flowers e The Lumineers Hai collaborato con Brandon Flowers e The Lumineers: com’è stato lavorare con loro? Sì, per il nuovo album Changes All The Time! ho collaborato con artisti del passato che ancora oggi sono molto amati. Sono così orgoglioso del fatto che sanno chi sono e che abbiano scelto di lavorare con me. È stato un onore per me. Brandon è stata una sorpresa: la sua musica ha plasmato il modo di suonare quando avevo appena quindici anni, perché proprio in quel periodo stava iniziando a pubblicare le canzoni con The Killers. Quindici anni dopo, avere l’opportunità di lavorare con lui, con lo stesso Brandon che ha voluto fare questa cosa, beh…è assolutamente incredibile! Si parla spesso di identità musicale, e del desiderio di creare canzoni che restano nel tempo. Alcuni brani dei Killers sono intramontabili, come del resto delle tue canzoni. Come ci si sente all’idea che alcune canzoni fatte da te possano essere eterne? È incredibile. Il mio sogno, da sempre, è essere ricordato proprio per i miei brani. Ci sto ancora lavorando! Sono molto felice che tante persone, in tutto il mondo, cantino Let It Go oppure Hold Back the River solo per citarne due: è qualcosa che ho sempre sognato di raggiungere, e ancora stento a credere che sia tutto vero. Mi piacerebbe essere ricordato come persona e come cantautore, proprio per le canzoni che compongo. E se non ci riesco, continuerò a farlo. "Tutti noi abbiamo bisogno di canzoni per stare meglio" Ti è mai successo di non riuscire a cantare delle canzoni? Mi spiego: può capitare che alcuni brani siano la colonna sonora di momenti non proprio belli, e quindi può risultare difficile riascoltarli. Per me è facile: li cancello dalle mie playlist. Ma tu, come fai? Eh, è una bella domanda dai. Non mi è ancora capitato, ma potrebbe succedere. Spero comunque non accada mai! Sono una persona molto sensibile, e se sento che non è il caso di cantare un determinato brano…non lo faccio. Nel mio nuovo album c’è il brano Go On: l’ho scritto quando ho perso mio zio. L’ho portata dal vivo in un paio di occasioni, ed è stata un’esperienza piuttosto forte. Da quel momento non l’ho più inserita nelle scalette dei concerti, ma vedremo se e quando riuscirò a rifarla. I tuoi brani sono molto personali: è difficile parlare di te in canzoni che poi diventano pubbliche? Mostrare la propria vulnerabilità è sempre molto complicato: cerco di nasconderla proprio attraverso i testi che scrivo, che di fatto sono storie che mi assomigliano, e spesso raccontano anche quello che sto vivendo, senza andare troppo nei dettagli. È un processo terapeutico, che mi permette di navigare attraverso le mie emozioni. La musica in molte occasioni è la cura perfetta per molti dispiaceri: cosa provi quando ti dicono che le tue canzoni sono una medicina? È una sensazione molto toccante quando qualcuno mi racconta che i miei brani sono stati d’aiuto in momenti difficili. Più divento grande e più faccio esperienze diverse, capisco che tutti noi abbiamo bisogno anche di canzoni per stare meglio. La musica è una cura, ne sono sempre più convinto. Una bella, bellissima cura.

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