Rizzo presenta l'album d'esordio intitolato "Mi Hai Visto Piangere in un Club"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Innamorata della vita, la giovane artista molisana si conferma narratrice delle ansie e delle gioie di una generazione. In questo periodo festivo si offre per telefonate "anonime" agli ex. L'INTERVISTA

Mi hai Visto Piangere in un Club (Epic Records/Sony Music Italy) è l’Ep d’esordio di Rizzo, la giovane artista classe 2002, all'anagrafe Alessandra Rizzo, che si sta facendo notare tra i volti emergenti più talentuosi del panorama urban italiano. L’Ep è il risultato di un lungo percorso dell’artista, un viaggio alla scoperta di sé e della volontà di mostrare al mondo la sua vera natura. Nel progetto, caratterizzato da brani molto distanti tra loro in termini di sound e metriche, Rizzo esprime tutta se stessa, l’unione di due anime che racchiude già nel titolo: una più triste e malinconica e l’altra più ribelle e gioiosa. Questa dualità porta l’ascoltatore a piangere o a ballare, a seconda del flusso delle emozioni di ogni brano.

Alessandra partiamo dalla nascita di Mi Hai Visto Piangere in un Club, album che raccoglie brani nati dal 2021 a oggi. Come li hai scelti e in cosa ti raccontano?
Non c’è un momento in cui ho scelto, si sono scelti da soli, li sentivo miei anche se scritti tempo prima. Alcune tracce, anche se vecchie, mi trasmettevano quello che volevo arrivasse a chi ascolta. Mi ritrovo in tutte, mai c’è stata una stata depersonalizzazione.

Le canzoni sono lo specchio di gioie e inquietudini di una generazione, raccontate attraverso tue esperienze personali: è stato difficile mettersi così a nudo? Cito per tutte X1MILLY (Piangi), forse la più intima.
È stato difficile pubblicarlo, non scriverlo, è un brano che nasce da uno sfogo personale. Non doveva essere nell’Ep all’inizio, poi riflettendo sull’intro che non trovavo mi sono detta che con X1MILLY avrei posso raccontare un aspetto di me in mondo sincero, è un brano nato sotto la doccia e scritto senza riflettere. Forse non sarebbe mai uscito se avessi scelto di escluderlo dall’album.

Proprio X1MILLY (piangi) è il racconto di una tua adolescenza difficile cui è seguita la fuga a Milano. Se ti volti indietro cosa ti resta di quel periodo? E cosa faresti “se tornassi indietro”?
Mi restano tante insicurezze, è stata una fase difficile e caotica. Il momento della canzone è stato complicato, oggi mi resta la paura, a volte mi sento la ragazzina insicura che non sapeva come iniziare e dove ogni piccolo passo non sapevo dove mi avrebbe portato. Nel modo giusto l’insicurezza da adrenalina.

Oggi la tua Cassa Forte, visto che è un concetto che ha più chiavi di lettura, custodisce chi, o cosa, tiene il tuo cuore e lo fa danzare?
La musica, l’amore, sono un'eterna romantica. Amo innamorarmi, mi tiene viva, dalle relazioni interpersonali alla ricerca del bello. Cerco di amplificare le emozioni. Sono una curiosa dell’amore.

È curioso come usi un verbo come scivolare per raccontare una rinascita: l’amore, per essere simbiotico, deve avere una persona che scivola e una che annegando torna?
Non credo. C’è qualcuno che scivola più dell’altro nonostante ci sia tanto amore. L’amore della famiglia ti segna nella crescita. A volte mi sento frenata, è brutto pensare che se io scivolo l’altro resta a galla. Mi spavento se non ho il controllo anche se so che restando così frenata mi perdo qualcosa.

È tua abitudine regalare fiori con le spine? È un monito? Nel senso sono una rosa ma posso pungerti se voglio?
Credo di poter dare tanto amore in generale, però mi sento anche capace di ferirti. Nei rapporti umani occorre conoscersi, c’è il contatto con le debolezze altrui. So come ferire e come difendermi.

Tu che vuoi 100 anni per noi è la risposta ai cento anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez?
Potrebbe esserlo. È quando realizzi che qualcosa in cui hai creduto tanto sta finendo. Per me non sono ipotizzabili cento anni di solitudine, vivo per il contatto umano. Quella canzone l'ho scritta in studio alle 2 di notte, ed ero distrutta da una relazione appena finita. Suonavo la chitarra e pensavo che per me sarebbe durata in eterno.

Dopo l’esperienza raccontata in Sto Impazzendo, se oggi qualcuno ti dice “tempo al tempo” sorridi o lo sbrani?
Ora sorrido ma c’è stato un momento in cui sbranavo. A 17 mi sono ritrovata portata in una dimensione dove sembra che tutti facciano di più. Ora la vivo diversamente, quando qualcuno si impegna più di me è uno stimolo a fare di più.

Ti fa ancora paura lasciarti rapire e sentirti felice?
Si, tanto, è quello di cui abbiamo già parlato. Quando provo a lasciarmi andare lo faccio perché so che di là non c’è nulla. Tutto si basa sulle belle emozioni.

“Quindi l’amore, l’amore cos’è?”: oggi hai una risposta? O almeno una vaga idea?
È trovare un compromesso, quello dove decidi di amarti e, senza dirlo, decidi di condividere il tuo tempo con una persona e condividere tempo è donare una parte della tua vita e dare importanza a una persona.

4MOR3 è il disincanto, la disillusione dei sentimenti?
Se ci mettessimo un pianoforte sarebbe la più triste. In quel momento non volevo togliere speranze, quella roba lì fa ballare con l’elettronica e accende la speranza.

Ho visto sui tuoi canali social che canti al telefono agli ex altrui: cosa ti ha portato a questa idea e saresti disposta anche a cantare alle ex?
È il regalo di Natale che faccio anche a me stessa, si discosta musicalmente da quello che sto facendo. Ho detto sui social: non fate nessun augurio all’ex, ci penso io e prendo le parti in modo simpatico per non augurargli il buon Natale. Siamo oltre le 1500 richieste.

Che accadrà nei primi mesi del 2025?
Voglio concentrarmi sul mio essere artista, è un momento di crescita, voglio suonare piano e consolle e crescere sui social: mi concentrerò molto su questo.

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