Il brano è un viaggio interiore durante il quale l'azione si svolge in un auto in movimento di cui non si conosce né la provenienza né la destinazione
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA
Il videoclip ruota attorno all'idea di un viaggio ciclico. Esso è metaforico poiché attraversa le fasi che si riconoscono universalmente in tutti i tipi di relazione, la fase della serena quiete, nella quale si innesca il momento delle grida che non hanno mai ragione, e che infine lasciano spazio nuovamente alla tranquillità. Inoltre si parla materialmente di un viaggio perché l'azione si svolge in un auto in movimento di cui non si conosce né la provenienza né la destinazione. I colori danno un tono un po’ onirico e dinamico alla storia che lascia un finale aperto. Un finale aperto che, però, aleggia nel mistero e per questo riesce a generare una sorta di ‘’ansia del futuro’’, proiettando noi stessi verso un qualcosa di cui non siamo consapevoli davvero e in cui riponiamo la nostra felicità. Ma, si sa, essere felici ed esserlo con qualcuno sono sfide fatte di gioie e dolori, allo stesso tempo. E’ un po’ come quando parti (letteralmente e metaforicamente) senza meta: sicuramente ti godi il percorso, ma hai paura di ricominciare da capo o perdere tutto ciò che stai vivendo. E’ strano sentirsi così e molte volte ci sentiamo così.
‘’Gridare’’ può aiutare? Forse per un momento, forse per tutte le volte in cui lo facciamo, o forse rimane un ‘’urlo silenzioso’’ che si dirige in una direzione
diametralmente opposta a quello di cui avremmo davvero bisogno: essere ascoltati. Anche amarsi diventa un analgesico che non cura le grandi ferite di un rapporto tra due persone. Un altro tema è anche la fiducia: si fa sempre più fatica a fidarsi totalmente di qualcuno. Ce lo suggeriscono i nostri tempi critici, il fatto di essere sempre più individualisti o semplicemente stare male sembra sempre più realistico di stare bene, come se lo dovessimo obbligatoriamente presagire. Lo scrivo per comunicarlo agli altri quanto a me stessa; me stessa che non ce la fa più a ‘’gridare’’, che vorrebbe la serenità tanto ambita da tutti. Mi chiedo anche perché deve essere una conquista il benessere interiore e non un diritto inalienabile.
Insomma, vivere a pieno le proprie emozioni ci fa venire tanti dubbi su di noi quanto su quello che ci circonda, ma girare costantemente su se stessi porta il mal di testa. Per questo motivo sento il bisogno di liberarmi e di raccontare i ‘’gridi’’ che, poi, si raccontano da soli, ma, come in tutte le cose della vita, poter dare loro una poesia le fa vivere in maniera diversa, meno sofferente e con una speranza in più. E in tutto questo cosa spero davvero? Probabilmente spero di non dover più ‘’gridare’’, anche se, pensandoci, ‘’gridare’’ ci distorce al punto giusto da evocare un equilibrio importante per la crescita quanto la propria salute. Un equilibrio veritiero e che può cambiarti, renderti non meglio né peggio, ma semplicemente diverso, con una prospettiva diversa attraverso cui guardare il mondo. Anche perché non abbiamo bisogno di un mondo tutto nostro e in linea con quello che pensiamo, bensì cerchiamo il vero.