The Smiths, il Salford Lads Club e Manchester: viaggio dove tutto è iniziato

Ricevo una telefonata da Stefano, il mio capo, che mi chiede di prepararmi e di fare due dirette da Manchester nelle edizioni principali del Tg: “Sei a Manchester, la cerimonia è questa sera ma secondo me è bello che tu possa raccontare l’attesa” mi dice al telefono. Prima di salutarmi mi dà carta bianca sul luogo: “Fai tu, conosci la città e la sua storia musicale. Mi fido: scegli un posto e ti colleghi da lì. Buon lavoro” e mi saluta. Mi rendo conto che la prima diretta è tra circa un’ora e non ho molto tempo per decidere dove andare. Mi trovo a Manchester per seguire la trentesima edizione degli EMAs, Europea Music Awards: sì, proprio quell’annuale serata che ha creato MTV per celebrare la musica e i suoi artisti. È un anniversario importante, e la cerimonia avviene a pochi mesi dall’annuncio di una delle reunion più attese, bramate e richieste: quella degli Oasis. Qualche giorno prima del mio arrivo nel Regno Unito ne parlo con Luca De Gennaro, in una bellissima conversazione diventata un approfondimento e una puntata del podcast Popstar: “La città era già stata scelta, circa un anno fa…non l’abbiamo fatto apposta”. Mi chiedo se è bene trovare un luogo iconico che racconti la storia dei Gallagher, oppure se andare un po’ indietro nel tempo. Manchester è proprio come te la immagini: piena, pienissima di musica Manchester è proprio come te la immagini: piena, pienissima di musica. Di artisti che ne hanno fatto la storia ce ne sono molti. Quindi mi dico che, forse, è meglio se torno alle origini e faccio un breve viaggio verso il Salford Lads Club, che ho sempre e solo visto nella copertina dell’album The Queen Is Dead della band The Smiths. Proprio loro, che tanto ascoltavo quando andavo al liceo, in una Padova che un po’ mi ricorda la Manchester di oggi. Prima di prendere i materiali e andare, faccio solo una verifica con un mio caro amico, Gianluigi, che nel suo nickname di Instagram ha messo proprio Salford, in onore dell’amata band di Morrissey: “Gigi, ma se andassi al Salford Club, da telespettatore ti piacerebbe vedere una diretta da lì?” gli dico. Lui mi risponde subito: “Beh, sai perché ho scelto quel nome sui social…la mia risposta è scontata! Mi sembra che poco tempo fa abbia anche rischiato di chiudere: è stata organizzata una raccolta fondi ed è stato salvato: è una bella storia da raccontare” aggiunge entusiasta, proprio come lo sono io. L'arrivo al Salford Lads Club È domenica mattina, piove: Manchester è bellissima anche nel traffico che mi porta a Coronation St. Scendo e non c’è nessuno: mi aspettavo gente in fila per fare una foto in un luogo culto, ma non è così. Intravedo una ragazza che, come me, si guarda intorno. Osserva la scritta, ci guardiamo e le chiedo: “Vuoi una foto?” Lei mi sorride e dice di sì. Mancano circa quaranta minuti al collegamento e, dopo aver scattato qualche ricordo, mi preparo i materiali. Mentre sto montando il cavalletto si avvicina un signore di mezza età che, con garbo ed educazione, mi chiede se ho piacere di entrare a visitare il Salford Lads Club. Lo ringrazio ma rispondo che non credo si possa fare. Lui, con molta carineria, con il suo bellissimo accento inglese mi dice: “Sono il proprietario di questo spazio. Vieni con me”. "Arrivano persone da tutto il mondo" racconta Leslie Non posso crederci, mi sembra tutto così surreale. Ho il tempo per visitarlo prima di posizionare la camera per la diretta e, insieme alla ragazza che avevo incontrato poco prima, entro in questo spazio ricreativo. Passiamo accanto a un campetto di basket, dove si gioca anche a calcetto, poi si entra in una sala-culto tutta piena di materiali degli Smiths. Leslie, il signore anziano che mi ha fatto accedere al Salford in questa uggiosa domenica di novembre, mi racconta che vengono persone da tutto il mondo per fare foto o semplicemente “respirare un po’ di aria” aggiunge. Sì, si respira un’aria particolare. Come se lo spirito della band fosse immutato. Beh, lo è: lo si nota dalla partecipazione, dalle foto scattate, dai libri firmati da persone che arrivano da luoghi lontani per toccare con mano questo luogo iconico. Lo scatto per "The Queen Is Dead" e i brani dell'album All’interno di questa stanza, dove Leslie ci fa ascoltare alcuni brani tratti proprio dal terzo album in studio della band che ha reso famoso proprio il Salford Club, c’è anche la foto originale della cover di The Queen Is Dead: “Non si può fotografare, è protetta dal copyright. Puoi riprendere tutto il resto se vuoi” aggiunge Leslie. Tutto così strano e così..The Smiths. Difficile anche spiegarlo a parole, perché è un’esperienza che si deve vivere, anche per pochi minuti. Lo spazio non è ampio ma racchiude la vera essenza di una delle band chiave di questa città e non solo. Ascoltando quelle melodie, che per anni ho sentito – e continuo ad ascoltare – in quel luogo capisco perché solo lì si è potuto creare quel tipo di musica, e in quella città. Ringrazio Leslie della visita ed esco con delle storie in più. Mi preparo per la diretta, pensando che alla fine nulla avviene per caso. Prima di iniziare Leslie ripassa a salutarmi e mi chiede di firmare l’album dei ricordi, prima di dirmi: “Mandami la foto che hai scattato qui davanti, la voglio inserire tra quelle degli ospiti che negli anni hanno fatto visita a questo luogo. Per noi è importante far capire che la cultura degli Smiths è viva e forte”. Firmo l’album, lo ringrazio e lo saluto. Faccio la prima diretta, e racconto ciò che ho visto. Nel frattempo iniziano ad arrivare alcune persone per una foto. È domenica mattina, a Manchester piove e fa molto freddo, ma al cuor non si comanda. E si passa qui. Manchester, che bei momenti ci fai vivere. E sei bellissima così.