Fulvio Be, il desiderio di libertà sono le Giravolte nel Blu: il video

Musica

Il brano rappresenta il senso di ribellione, di fuga, ma non da una città o dalle persone intorno bensì da quello che rappresentano: monotonia, abitudine, lo scorrere costante e inarrestabile di vite che sembrano tutte uguali e in cui tutto è già scritto in maniera inesorabile

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA

Mi trovo per le strade di Berlino, la città che conosco a memoria e che mi affascina ogni giorno con i suoi contrasti. Ma oggi è diversa. Oggi non sono solo un osservatore silenzioso tra i palazzi e le luci che riempiono l’orizzonte, oggi sono parte di un cambiamento, di una trasgressione tanto attesa. Mentre giro il video di Giravolte nel blu, tutto intorno a me diventa parte di questa energia irrequieta che si mescola con il ritmo della canzone. La gente cammina veloce, senza guardarsi intorno, intrappolata nei tunnel invisibili della propria routine, ed è proprio qui che voglio portare la mia voce: tra loro, in mezzo a questo scorrere ripetitivo, con un grido di ribellione.

La canzone parla di desiderio. Quel desiderio profondo di cambiare tutto, di fare a pezzi la vita che in qualche modo ci è stata cucita addosso e ricominciare da capo. Quando ho scritto Giravolte nel blu, pensavo a quel momento in cui ti svegli e realizzi che non vuoi più essere incastrato in quello che gli altri si aspettano da te. Voglio che il video catturi quel senso di ribellione, di fuga, ma non da una città o dalle persone intorno a me, bensì da quello che rappresentano: la monotonia, l’abitudine, lo scorrere costante e inarrestabile di vite che sembrano tutte uguali e in cui tutto è già scritto in maniera inesorabile.
 

Con due amici, ho deciso di girare questo video proprio qui, in mezzo alla folla di Berlino. Non in uno studio, non in una location preparata. Volevo che si respirasse la vita vera, quella che scorre implacabile intorno a me, mentre io canto di rottura, di cambiamento. Berlino è perfetta per questo. È una città di contrasti, di colori sgargianti e di un grigio indelebile, di cultura e caos, e ogni suo angolo sembra raccontare una storia di lotta interiore, di ricerca di qualcosa di diverso e di bisogno di mandare all’aria tutto.
 

Mentre cantavo, le immagini che scorrevano davanti alla telecamera erano quelle di persone che camminano, alcune distratte, altre immerse nei propri pensieri, ma tutte con lo stesso passo cadenzato, quasi ipnotico. È come se Berlino avesse un ritmo che tutti seguono, senza accorgersene. Ma io stasera no. Io cammino in senso opposto, mi fermo, guardo in alto verso i palazzi, il cielo. Cerco di spezzare quel ritmo, di deviare dal percorso prestabilito. Questa è l’energia che volevo trasmettere: la sensazione di essere un’anomalia, di saper cogliere quel punto di colore in mezzo al grigio.
 

I colori di Berlino nel video sono forti, quasi violenti. I graffiti sui muri, le insegne al neon, le biciclette e la metro che sfrecciano, tutto contribuisce a creare un contrasto tra la staticità della vita che ci circonda e il movimento frenetico dei nostri sogni, del nostro desiderio di cambiamento. Mi vedo camminare per le strade, perso tra queste immagini, con la musica che si mescola al suono della città. Ci sono momenti in cui tutto sembra rallentare, dove il battito del mio cuore si sincronizza con il ritmo della canzone, e altre in cui tutto esplode, si accende, come se fosse impossibile contenere l’urgenza di questa ribellione.

Ho scelto di essere me stesso, nient’altro. Non ci sono effetti speciali, non ci sono maschere. Ci sono io, che attraverso le strade di una città che conosco bene, ma che sento lontana, estranea, ogni volta che mi fermo a osservare le persone intorno a me. Volevo che il video parlasse anche di questo: dell’alienazione che proviamo, anche in mezzo alla folla. Cammino tra la gente, ma sono altrove. Mi chiedo quante delle persone che incrocio abbiano mai pensato di mollare tutto, di spezzare la catena della loro vita ordinaria, di fare un salto nel vuoto, proprio come canto in Giravolte nel blu.
 

I miei amici, dietro la telecamera, hanno saputo catturare ogni sfumatura. Non si tratta solo di seguire i miei movimenti, ma di far parte della stessa storia. Anche loro erano in sintonia con questa energia, e ogni volta che riguardo le riprese mi sembra di vedere qualcosa di nuovo, un dettaglio che mi era sfuggito, un colore che non avevo notato. La città vive, e io con lei. Alla fine del video, c’è un momento in cui mi fermo. Il caos si placa per un attimo, e tutto diventa silenzioso, sospeso. È quel respiro prima del cambiamento, quel momento in cui realizzi che sei sul punto di fare qualcosa di grande, di nuovo. E poi, si riparte verso lo sconosciuto. Il video si chiude con me che cammino di nuovo, ma stavolta c’è una direzione, una consapevolezza diversa. Non importa dove sto andando, ma so che sto uscendo dai tunnel in cui sono stato incanalato. So che sto prendendo il controllo. Girare Giravolte nel blu è stata un’esperienza viscerale, intensa. Berlino mi ha fatto da sfondo, ma è stata anche protagonista, come me. Le strade, la gente, i colori, tutto ha contribuito a raccontare questa storia di cambiamento interiore ed esteriore.

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