Marabù, il mitico locale che ha ospitato Renato Zero e Grace Jones riaccende la musica

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Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Nell’arco di questa estate sono 16 gli eventi itineranti che raccontano l’epopea della storica discoteca (e non solo) di Reggio Emilia. Gran finale il 31 agosto nell’area del locale e serata celebrativa il 4 dicembre al Teatro Valli. IL RACCONTO

Il tramonto non sempre arriva tutte le sere. E non dipende dalle nuvole. Ci sono dei tramonti emotivi che ci oscurano il cuore e non sempre si ritrova l’alba. Il Marabù, epico locale di Reggio Emilia che tra la fine degli anni Settanta e il tramonto dei Novanta ha fatto la storia della musica in Italia, ha chiuso i lucchetti definitivamente nel settembre 2000. Poi oblio e memoria. Ma ora è rinato e solo in questa torrida estate 2024 porta in giro la sua storia per ben 16 volte. A passarci davanti, sulla via Emilia, metteva melanconia vederlo abbandonato e anche chi non lo ha vissuto provava una fitta di tristezza. Adesso è stato sistemato dentro grazie a Claudio Campani, un imprenditore visionario, che ne è diventato il proprietario. In origine doveva trasformarsi in un multisala cinematografico, che poi ha trovato alloggio altrove, e quindi per circa 7 miliardi vecchie lire, che erano i debiti della società, è tornato a germogliare.

Fabrizio De André con Sandro Gasparini
Fabrizio De André con Sandro Gasparini

L'INTUIZIONE DI SANDRO GASPARINI

C’era una volta Sandro Gasparini, che gestiva il locale Il Giardino a Monticelli Terme con tante iniziative e lì conobbe i fratelli Marcella e Gianni Bella: “Spesso chiamavano mio padre -racconta il figlio Andrea - dicendogli che era finito il tempo dei locali piccoli, che servivano locali grandi. A metà anni Settanta nasce il progetto Marabù con sede a Villa Cella, appena fuori Reggio”. L’architetto Silvestro Lolli curò il progetto e si parlava di un investimento di circa 500 milioni. Collaborarono all’operazione Ivo Callegari, il manager di Caterina Caselli che era di Sassuolo, e altri soci: costò alla fine 3 miliardi nel 1977 e fu inaugurato nell’ottobre dello stesso anno. Perché divenne così importante? “All’epoca i cantanti costavano poco - racconta Andrea Gasperini - e quindi il Marabù e i locali della zona sono diventati punti di riferimento. Da Renato Zero a Grace Jones tutti quelli dell’epoca ci sono passati. Poi le aziende ci facevano le feste e c’erano tutte le musiche”. La crisi nasce a fine anni Novanta nonostante per l’estate ci fosse uno spazio all’aperto con la piscina, ribattezzato Starlight e inaugurato nel 1988.

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SI RIPARTE DAL MARABù CELEBRATION

Alla consolle tutto il team di Radio Deejay e altri grandi nomi: al Marabù hanno fatto i deejay, tra gli altri, Fiorello, Amadeus, Nick Kamen, Cesare Cremonini, Molella, Fargetta… anche Miss Italia ha fatto palpitare il Marabù grazie a Eros Cerruti che lì organizzava una serata. Torniamo al tramonto. A metà anni Novanta la struttura faceva fatica tranne in estate, aveva dei dipendenti era una SPA. Intanto nascono i club e in inverno portano via il pubblico: sono l’Epsilon, il Cenerentola, il Domino, il Number One, l’Adrenaline e quelle 30mila persone medie tra il venerdì e il sabato degli anni 90 evaporano. “Dopo la chiusura c’erano molte persone -precisa Gasparini - che dicevano 'ho suonato al Marabù', ma il carisma del marchio si abbassava. Nel 2015 d’accordo col mio socio Lauro Bonacini e con l’avallo di papà e di Ivo Callegari, organizzammo un Marabù Celebration invitando il personale dell’epoca e raccontando la storia del posto: c’è chi ci si è sposato, chi ci ha fatto un figlio, il concetto giusto è senso di comunità, di appartenenza. Vista la risposta ogni anno abbiamo creato un evento finché non ci ha bloccati il Covid. Poi nel 2022 c’è stata la festa all’Arena Campovolo accompagnata da un'esplosione di entusiasmo. Ha partecipato, e parlato, anche una ragazza che ha fatto la tesi sul Marabù partendo dai racconti della mamma, che era presente”.

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IL 31 AGOSTO SI TORNA A CASA, SI TORNA AL MARABù

Ed eccoci giunti ai tempi recenti che sono strutturati con un format con sei date nel 2023 che diventano 16 nel 2024: “Non siamo i filosofi remember - sottolinea Gasparini - ma il collante delle generazioni, proviamo a raccontare la storia della città, la storia del Marabù in chiave moderna senza trascurare l’aneddotica, ti dico solo che Irish, il mitico lucista del Marabù, è il solo che ha visto nuda Amanda Lear. Insomma ci aggiungiamo racconti che vanno da Grace Jones a Fabrizio De Andrè, da Renato Zero a Miguel Bosè”. Il 31 agosto ci sarà la serata finale voluta dal signor Claudio Campani e possiamo affermare che dopo vent’anni si torna davvero al Marabù. Chi ha motorini e auto degli anni '80 e '90 avrà l’ingresso omaggio e il parcheggio dentro il locale; la festa sarà dalle 18 a mezzanotte spaziando dall’Afro Funky agli anni Duemila attraversando tutti i generi musicali. Già 1700 biglietti venduti e l’obiettivo è 3000 che è la capienza massima: il biglietto per sognare costa solo 15 euro. Al momento la struttura non è praticabile, il tutto si svolgerà negli spazi esterni ma c’è chi sogno che Campani consenta visite guidate. Per fornire una percezione dell’entusiasmo basti dire che recentemente, nella serata di Castellarano (che per Gasparini ha avuto un significato particolare perché lì è sepolto papà Sandro, ndr) c’erano 8mila persone per la sfida storica Marabù contro Picchio Rosso, epico locale di Formigine, in provincia di Modena. Ogni famiglia di Reggio e provincia ha una mamma e un papà che ci sono stati, il Marabù era l’anima della città, era un intreccio famigliare che si ripete a ogni festa e con maggiore trasporto a quelle ospitate dall’azienda Venturini e Baldini. Infine il 4 dicembre andrà in scena il Glory Days al Teatro Valli, con la storia del Marabù approcciata come un musical; l’incasso andrà al MIRE, l’ospedale per l’infanzia di Reggio Emilia; ci saranno, tra gli altri, Spagna e Franco Simone oltre al deejay set: venduti già dei biglietti senza che l’evento sia ancora stato pubblicizzato. “Portiamo un sentimento positivo”, conclude Andrea Gasparini. E l’alba di un nuovo giorno, aggiungo io.

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