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Il rapper Amir Tataloo è stato condannato al carcere in Iran per blasfemia

Musica
©Getty

L'avvocato dell'artista ha detto che il suo cliente ha già trascorso, in passato, periodi in prigione e che in questo caso si tratta di una sentenza di primo grado

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Il rapper iraniano Amir Tataloo, in carcere dallo scorso dicembre, è stato condannato a diverse pene detentive dopo essere stato giudicato colpevole della diffusione di "contenuti osceni" e "blasfemia". Lo riportano i media di Stato. Il cantante e compositore 36enne ha iniziato la sua carriera di rapper all'inizio degli anni 2000, ma si è trasferito a Istanbul dal 2018, dopo che le autorità del suo Paese gli avevano rifiutato una licenza per svolgere la sua attività di musicista.

"Il mio cliente è stato condannato a periodi di reclusione lunghi e brevi", ha annunciato la sua avvocata, Elham Rahimifar, citata dalla stampa, senza indicare

la durate delle pene ma precisando che si tratta di "una sentenza di primo grado" soggetta ad appello. Un'altra fonte ufficiale ha invece confermato che una delle condanne è a 3 anni per "blasfemia". Intervistata dall'agenzia ufficiale Irna, l'avvocata Rahimifar si è rammaricata che la giustizia abbia trattato "severamente" il suo cliente.

A dicembre i tribunali hanno annunciato che l'artista era stato consegnato all'Iran 

dalla Turchia su ordine del tribunale rivoluzionario di Teheran. Il suo processo si è aperto all'inizio di marzo soprattutto per "incoraggiamento delle giovani generazioni alla prostituzione", "propaganda contro" la Repubblica islamica, "diffusione di

contenuti osceni sotto forma di clip e canzoni". Prima della sua partenza per la Turchia, Amir Tataloo era stato arrestato più volte, in particolare nel 2016 per aver "disturbato l'opinione pubblica". Tatuato dalla testa ai piedi, il rapper ha lanciato

una polemica nel 2017 quando ha incontrato il candidato ultra conservatore Ebrahim Raisi prima che fosse eletto presidente nel 2021. Nel 2015, ha scritto una canzone per sostenere il programma della bomba atomica iraniana al momento della conclusione dell'accordo sul nucleare tra Teheran e la comunità internazionale.