Levante live a Bologna, vanno in scena undici anni di "voli pindarici"

Musica

La tappa bolognese del tour primaverile della cantautrice siciliana è un viaggio tra i suoi cinque album, da "Manuale distruzione" a "Opera Futura". Accompagnata dalla sua band, Levante porta sul palco del teatro EuropAuditorium la sua carriera, dai primi passi fatti con "Alfonso" fino a "Vivo", l'inno alla vita presentato a Sanremo 2023

Andare a vedere Levante live significa fare almeno due viaggi, rimanendo comodamente seduti sulle poltroncine di un teatro – anche se non per tutta durata del concerto. Il primo è più riflessivo, tocca corde nascoste, porta a galla qualcosa che era rimasto nascosto da qualche parte dentro. Il secondo ha l’energia e il “desiderio di rivoluzione” (lo stesso che canta in Andrà tutto bene) che da sempre contraddistinguono la cantautrice siciliana, un lato che ha ben mostrato a Sanremo, prima nel 2020, poi nel 2023. Il tutto combinato strategicamente, in un’altalena di emozioni che sorprende e stravolge. 

La storia musicale di Levante in scena, tra commozione, rivoluzione e gioia pura

Levante si dice commossa nella data di Bologna del 28 aprile al teatro EuropAuditorium: “Mi verrebbe da piangere a ogni brano”, dice, dopo non essere riuscita a trattenere le lacrime su Alma Futura, la poesia musicale dedicata alla figlia di due anni. Anche durante Abbi Cura di Te, canzone che nel 2015 diede il nome al suo secondo album, si evince la sua emozione, mentre si esibisce in una versione a cappella tra il pubblico, accompagnata dai fan che ripetono il testo insieme a lei, quasi sussurrando, e dal suo chitarrista Eugenio GeGe Odasso. Eppure, non mancano i momenti più dinamici, dove viene fuori la grandissima capacità di Levante di dominare il palco e farlo suo, nonostante gli inseparabili tacchi alti. Il finale è una grande festa, con i brani maggiormente conosciuti, da Alfonso a Tikibombom, da Vivo a Andrà tutto bene, da Non me ne frega niente a Vertigine. Il concerto si chiude con Mi manchi, l’alternativa a Vivo presentata ad Amadeus in vista di Sanremo 2022, lasciando gli spettatori con un senso di malinconia, parte integrante della discografia di Levante.

 

L’erede della ricchezza musicale della “cantantessa” – Carmen Consoli – porta in scena ventiquattro brani tratti dai suoi cinque album, costretta a fare una selezione senza, però, lasciare fuori Manuale Distruzione, il primo disco, che verrà riproposto a breve in una nuova veste. È, quindi, del tutto percepibile l’evoluzione artistica di Levante, che, nonostante gli universi esplorati in più di dieci anni di carriera, riesce, comunque, a restare uguale a se stessa o, perlomeno, alla sua versione migliore.

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Undici anni di "voli pindarici"

Levante non è mai voluta scendere a compromessi in questi undici anni. Ha tenuto con sé tutti i colori non solo della sua voce, che è graffiante, ma anche delicata, che è rabbiosa, ma anche teneramente dolce. È soprattutto alle sfumature della sua personalità che non ha rinunciato. Nemmeno quando, come racconta nel documentario disponibile su Paramount+ Ventitré - Anni di voli pindarici, c’era chi passava il suo tempo a criticare la scelta di farsi bionda. Una scelta presa– lo ha sottolineato più volte – perché voleva che il suo “involucro” esterno rispecchiasse come si sentiva all’interno.

 

La cosa che più colpisce di questo talento ormai maturo che sa bene cosa vuole, ma soprattutto cosa non vuole (per citare un famoso film di Woody Allen), è il suo essere trasparente. La sua musica e anche le sue decisioni, come quella di esporsi pubblicamente su temi importanti come la guerra e la violenza sulle donne, fanno trasparire perfettamente cosa c’è dentro una donna che non ha mai avuto paura di dire quello che pensa e di usare il suo megafono personale per impegnarsi nel sociale. Una donna che si è vista cambiare e ne ha sofferto, ma è riuscita a ritrovarsi. Una donna che ha vissuto il passaggio da un’etichetta indipendente (Inri) a una major (Warner Music) come un’opportunità, perché sapeva benissimo che nessuno avrebbe potuto mettere mano alla sua creatività e alla voglia di esprimersi liberamente.

 

Levante insegna che essere liberi si può. Che il dolore esiste, ma non è più forte della speranza. Che ad aver cura di sé ci si mette una vita, ma non si smette mai di imparare come amarsi. Che il mondo riguarda tutti e non basta rimanere a guardare per essere innocenti. Levante mette in scena tutta la sua umanità ed è sufficiente questo per dire che ha già vinto.  

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