Forse Danzica, l'accumulatore seriale è raccontato in Milano Couchette: il video

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Il brano elenca quelle abitudini che se non ce le fanno notare gli altri per chi le pratica restano normalità

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA

Ci sono tante cattive abitudini che volendo fare i puntigliosi sono sintomatiche di situazioni più profonde e complesse, ma che possono tranquillamente essere ignorate o al massimo rimproverate allegramente da chi ti vuole bene. Una di queste riguarda la tendenza ad accumulare cartacce nelle tasche: la bustina vuota dello zucchero, la caramella, lo scontrino del supermercato, pezzi di foglio, finché non ci si accorge che i pantaloni iniziano a fare difetto e che ogni volta che cerchi di estrarre le chiavi dalla giacca trovi tutto, meno che le chiavi. Non mi sono mai accorto di questa tendenza/difetto, finché un giorno la mia ragazza non ha iniziato a pretendere che mi svuotassi le tasche prima di entrare in casa sua, perché a suo dire era stanca di trovarle sparse per la stanza e tra le coperte. Il tutto in un clima tendenzialmente scherzoso, che però ha fatto sì che iniziassi poco a poco a far caso a tutte le volte in cui anziché cercare un cestino infilavo le cartacce in tasca. Da un lato per correggere questo difetto, dall’altro anche per capire cosa mi passasse per la testa. Mi sono accorto che succedeva anche in situazioni in cui il cestino era a un passo da me, e che il difetto era esteso all’automobile, che mi sono reso conto di aver sempre trattato come una sorta di cestino (o meglio, di tasca) ambulante.

Mi sono reso conto di una sorta di compiacimento, l’ho sondato nel dettaglio e la mia conclusione è che questo compiacimento ha a che fare da un lato - il più ovvio - con la pigrizia e dall’altro - meno ovvio - con i segreti. Ovvero: il tutto è partito come un semplice accumulo di abitudini legate alla pigrizia. Ma la parte più interessante riguardava il modo in cui l’accumulo mi faceva sentire: mi compiaceva il fatto che ci fossero delle cose che non avrebbero dovuto stare nelle mie tasche o in quelle della mia automobile e che però non avrebbe visto nessuno. Essendo nato il 12 novembre, esattamente come Charles Manson, ho iniziato a temere che questi pensieri testimoniassero inequivocabilmente la mia inclinazione all’omicidio seriale, e allora ho iniziato a parlarne con altre persone e mi sono reso conto che era molto più comune di quanto pensassi.

Constatato tutto questo la mia vita è andata avanti abbastanza regolarmente – cioè frenetica, demotivata e immersa in un alone di paura e scetticismo rispetto al futuro, nella convinzione che vivere il presente sia una retorica inutile e inapplicabile, almeno per me, soprattutto quando il futuro è fosco e quando in televisione si parla abitualmente di guerre mondiali e disastri ambientali – finché un giorno la mia ragazza, facendomi notare quanto fossi alienato e quanta fatica comportasse la mia tendenza a trascorrere la maggior parte del mio tempo a fasciarmi la testa, mi ha fatto una specie di elenco di situazioni in cui secondo lei avevo buttato via delle occasioni per dare un senso al mio stare al mondo e al mio vivere più immediato. Forse per timore di aver esagerato – voler bene a qualcuno costa fatica – ha cercato di sdrammatizzare: «Il fatto è che tu butti via sempre tutto. Tranne le cartacce». And this is how i met your mother.

 

Crediti video:

Scritto e diretto da Arianna Puccio x Studio Cemento

Location: Paci Paciana, Bergamo

Spettacolo: Per te