Paolo Benvegnù, tra poesia e disincanto...avanzate e ascoltate: il concerto

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

L'artista milanese ha portato sul palco la sua visione della vita, ricordandoci che la relazione verso l’altro è dimenticarsi dell’uno e perdersi nel noi, perchè solo quello è l’amore incondizionato. IL RACCONTO

Il desiderio è la sparizione dalla realtà, la realtà è l’apparizione sul palco. Paolo Benvegnù è tra gli artisti più importanti della sua generazione, per la profondità di pensiero e per l’arcigna resistenza intellettuale in un mondo artistico (e non solo) che preferisce la deriva al confronto. Sta portando in tour, in questo periodo, il suo ultimo lavoro E’ Inutile parlare d’Amore che arriva a breve distanza da un altro, l’ennesimo, suo album spartiacque Solo Fiori dove spiega come è riuscito a trovare un equilibrio fluttuando tra sogni e incoscienza. L’appuntamento è al Circolo Arci Kalinka Dude di Soliera, nella bassa modenese. Ed è qui che c’è l’unica nota negativa della serata, “le corone d’alloro sopra i volti azzerati” per dirla con Benvegnù che questi versi, ovviamente immersi in un altro contesto, li canta in Pietre (brano che non è nella scaletta di questo tour, o almeno della data cui ho partecipato): fare iniziare un concerto alle ore 23 è immorale. Chi stabilisce l’orario non riflette che ci sono genitori che hanno lasciato i figli ai nonni o a una baby sitter? Che ci sono persone che la mattina dopo si alzano presto perché lavorano? Credo che le 22 siano un orario per quanto estremo accettabile, almeno in un venerdì o sabato sera. Sia chiaro che è un problema diffuso, non una esclusiva di questo circolo che alla musica dedica per altro una programmazione speciale.

E quindi sono da poco passate le ore 23 quando Paolo Benvegnù e i suoi fantastici musici appaiono sul palco. Lui, il frontman, impeccabile in giacca scura e cravatta…rossa! Tutta la prima parte ha la velocità e l’intensità di una saetta, zero chiacchiere e solo canzoni. Si parte con Tecnica e Simbolica, un brano dell’ultimo album molto caustico dove c’è qualcuno che ha venduto il talento per sentirsi importate “ma la gente cattiva si innamora per niente, si innamora di un altro quanta è strana la gente”. Parole amare ma d’altra parte senza disincanto non ci sarebbe la musica di Paolo Benvegnù, un uomo che riesce ad allineare nella stessa canzone, Marlene Dietrich (che è anche il titolo) Tamara de Lempicka e Giovanna d’Arco. Lui che cerca "l'amore tra le fronde degli alberi" come ne Il Nostro Amore Indifferente racconta che  la vera costruzione è la contemplazione verso le cose, sottolinea che da almeno vent’anni dobbiamo stupirci a ogni istante. Il pubblico non perde una parola nonostante l'acustica non sia ottimale e si infervora sul refrain di Our love song. Poi arrivano due brani che amo particolarmente e sono Pescatori di Perle (E noi saremo come il vento
Impossibili da decifrare Ma quando sarà il tempo Vi insegneremo nuovamente a respirare I pescatori di perle Saranno liberi di volare Fino a toccare le stelle
) e Canzoni Brutte (l'unica cosa che so fare è scrivere canzoni bruttе che possan piacere a tutti e tutte). La prima parte volge al termine e il saluto arriva, dopo tra le altre L'Origine del Mondo, con Alla Disobbedienza con l'illuminante verso ogni tuo mistero è una sorgente da cui voglio bere. Pochi cellulari accessi, vivaddio, gente che canta, gente che si diverte, gente che respira un'atmosfera inconsueta, fatta di poetica e alleg(o)ria. Paolo Benvegnù. Si riparte con La Schiena e poi, a ridosso dell'epilogo, ecco Io e il mio Amore che rivela una vera e demotivante verità: l'uomo prega Dio ma preferisce Giuda. Il commiato arriva con Cerchi dell'Acqua, un brano del 2005, che annichilisce per la sua contemporaneità: e fermarsi un istante per considerare che il respiro è un dettaglio che ci rende uguali. La musica è finita, resta il tempo per un abbraccio e una chiacchiera in camerino e poi, tornando a casa nella nebbia, richiecheggia, mantrico, il suo may day…osservate le stelle

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