Paolo Benvegnù: "Canto l'irrazionale nell'album E' inutile Parlare d'Amore"
Musica Credit Paolo TalamontiL'album del cantautore milanese ha l'incedere di un romanzo di formazione. Il 20 gennaio da Firenze parte il tour
Paolo Benvegnù torna con È Inutile Parlare d'Amore, un album che ha la struttura del romanzo di formazione, la sceneggiatura di un film che nessuno girerà e di cui nessuno sentiva il bisogno. Il 20 gennaio dal Glue di Firenze partirà il tour organizzato da Magellano Concerti e prodotto da Officine della Cultura e Whodo.
Paolo partiamo dalla storia dell’album e dalla sua anima irrazionale, che nella tua accezione è la sola via che porta all’arte e alla creatività.
Ho un grande desiderio di sparizione dalla realtà, penso che abbiamo un bisogno di muoverci su linee diverse dalla realtà. La realtà azzanna troppo, soprattutto i meno istruiti sentimentalmente. Tutto va secondo il pragmatismo dei numeri, l’irrazionale è la sola strada per la libertà di pensiero e di azione, l’amore sublimazione dell’irrazionale.
Cosa significa amare senza soluzione? In cosa sta il suo valore rivoluzionario? E quale è l’amore con soluzione?
E’ quello che non pone condizioni. La relazione verso l’altro è dimenticarsi dell’uno e perdersi nel noi, quello è l’amore incondizionato. Per identificare l’io da mettere in noi bisogna conoscere molto bene il noi.
Il domani è per sempre o non esiste il domani? E’ colpa della primavera che tarda ad arrivare e quindi le nostre gemme intellettuali non germogliano? Perché poi ne L’Oceano parli di una primavera lieve quindi presente e palpabile.
Nella scrittura del disco c’è all’inizio una cristallizzazione del tempo attuale. Ognuno può commettere mille errori: può non succedere nulla ma puoi anche pagare tutto. Non vivi e non muori, semplicemente stai…quello che succede dopo è che ogni istante nell’irrazionale è una questione di vita o di morte.
In un’epoca come questa, che non ci si ferma più a pensare, ha ancora un senso parlare dell’innocenza della costruzione? Cosa è nel 2024 l’innocenza?
E’ l’illusione della costruzione, è cecità. Io sono un distruttore ma dico che la vera costruzione è la contemplazione verso le cose, da almeno vent’anni dobbiamo stupirci a ogni istante.
In Pescatore di perle quando dici “quanto è difficile immaginare” penso alla fine delle favole, alla disillusione totale. Tornerà il tempo in cui i pescatori ascenderanno verso le stelle?
Me lo auguro anche se non ne sono certo. Ogni storia oggi ha una lettura positiva e una contraria. Ogni storia può essere ribaltata, oggi la storia la scrive anche chi non ha nulla da dire e non so se è una evoluzione. Abbiamo bisogno di un po’ meno: chissà se mia figlia, che ha 7 anni, troverà l’immaginazione e la fantasia vere.
In Marlene Dietrich c’è un solo uomo, Rodolfo Valentino: perché proprio lui? E rispetto a come racconti le donne della canzone lui è il solo perdente ed è senza parole.
E’ anche muto, non riesce ad aiutare. Chi non crea la vita come può aiutare le creatrici di vita, puoi farlo solo accudendo. Rodolfo è legato al cinema muto, poi spesso lo vedi a cavallo e in fuga come gli uomini di questo tempo.
Il Nostro amore Indifferente ha il resto più poetico dell’album: che storia ha?
In realtà è immaginario, ci innamoriamo della nostra soggettiva di amore. Qui ci sono due soggettive che si confrontano. Indifferente non è l’amore che poggia sull’indifferenza ma quello che non differisce. Nella relazione amorose ci si trova a pensare e sacralizzare la figura altrui, qui tengo l’amore immaginario a terra: non smetterò mai di amarti, sarebbe una follia.
L’incipit di 27/12 “c’è un ponte tra gli argini” mi sembra il verso che simboleggia tutto il progetto. Pensa al ponte sul Bosforo che unisce due mondi così vicini ma così lontani. E’ così la vita? Un ponte sospeso e una scelta di direzione da fare?
Sì anche se le direzioni sono infinite. Mi piacerebbe che nella vita ci fossero argini e un fiume da seguire o da risalire. Ma sul ponte c’è la paura che non ci fa scegliere dove andare. Qui il messaggio è perdere la paura di perdersi, trovare un fiume che ci trascini via.
Parafrasando Our Love Song, quale è per te la canzone d’amore più bella di sempre tra quelle che hai scritto?
L’Origine del Mondo ed è in questo album.
Pensi ogni tanto che gli incapaci di eccellenza, i mediocri siano i veri poeti? Pensa alla cultura contadina, all’arte povera, al mestiere della vita fatto di “canzoni brutte”.
Non solo agogno a questo ma ho visto più poetica e ispirazione nelle vite normali che nelle vite eccellenti. A Città di Castello ho visto pensionati trovarsi in vecchia tipografia col camice a osservare la macchina ferma. Non si staccano e si vestono.
L’Origine del Mondo la vedi più come una ricerca di cosa c’era prima del Big Bang o come il celebre quadro di Courbet?
Più come il quadro. Il brano è uscito gradualmente, è una idea legata all’autopossibilità di essere il peggio dell’essere umano ma anche il sublime perché la passione sfrenata è forza vitale. Se voglio essere nel tuo sangue non è possesso, è il mio pezzo d’amore più bello: ho detto quello che volevo.
Mare, fiumi…sono elementi presenti in quasi tutte le canzoni: in cosa è un disco liquido? Penso a “conquistare il tempo per cercare all’infinito il mare”. La tua vita è un nostos senza speranza?
Non lo avrò mai, è una questione mia anche se auguro a tutti di avere un posto dove tornare a casa. Nella profondità della mia esistenza non esiste e se c’è è impossibile trovarsi. Penso alle lacrime, sono loro il mare e i fiumi: non è una debolezza piangere, è una missione. Quando imparerò a piangere sarò un umano, saranno lacrime di gioia.
Che accadrà nel tuo 2024?
Troviamo prima il Paolo artista, se lo trovo l’idea è fare un po’ di concerti con i miei compagni, una piccola famiglia felice. Vorrei anche realizzare la post fazione di questo album. Ho fatto una raccolta di racconti e ora punto a una post fazione dove ritrovare il non detto.