Sanremo 2024, Santi Francesi: "L'Amore in Bocca, una ballad per conquistare l'Ariston"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

I vincitori di X Factor 2022, nella serata dei duetti, saliranno sul palco dell'Ariston con Skin. L'INTERVISTA

Dopo aver emozionato e coinvolto il pubblico con Occhi Tristi in occasione della finale di Sanremo Giovani, i Santi Francesi hanno conquistato un posto tra i big della 74ma edizione del Festival di Sanremo (GUARDA LO SPECIALE) dove porteranno sul palco L’amore in bocca. Nella serata dei duetti faranno l’Hallelujah di Leonard Cohen.

Alessandro e Mario partiamo dal Festival: come si è sviluppato il progetto e perché avete scelto L’Amore in Bocca?
Per ogni artista emergente ogni anno, quando si avvicina Sanremo Giovani, ci si iscrive. Abbiamo colto l’opportunità subito, senza problemi

Puntavate ad entrare direttamente con i Big?
No, pensa quanti si sarebbero chiesti chi sono questi? Abbiamo optato per quei due pezzi diritti, Occhi Tristi, che è più immediata per Sanremo Giovani, e L’amore in bocca, una ballad con arrangiamento orchestrale, per l’Ariston.

Con Skin, nella serata dei duetti, farete Hallelujah di Leonard Cohen: la scelta del brano e dell’artista?
Con le cover cerchiamo di spaccare le aspettative, come abbiamo fatto con Creep dei Radiohead a X Factor (GUARDA LO SPECIALE): tocchiamo l’intoccabile. Questa scelta si porta dietro un miliardo di contraddizioni, è una canzone che è entrata nelle case e nelle chiese pur con una natura terrena e violenta. Volevamo fare quello e Skin non è stato il primo pensiero perché mai ci saremmo aspettati che avrebbe detto di sì. Noi siamo cresciuti con gli Skunk Anansie.

Cosa rappresentano le ultime gocce di pioggia?
Niente, sta solo smettendo.

Esattamente cinque anni fa usciva Tutti Manifesti, il primo vostro album autoprodotto che ha totalizzato oltre 2,5 milioni di stream su Spotify, poi Musicultura, X Factor e ora Sanremo: in Bianca cantavate “nei miei sogni tu ti manifesti”… ora è la realtà che si manifesta.
È un modo curioso di interpretare il concetto. Non so se erano sogni o obiettivi quando eravamo inca***ti neri a 16, 17 anni: ora la terra sotto di noi sta cambiando, quello che abbiamo immaginato sta diventando vero. Ma in realtà non arrivi mai da nessuna parte perché dopo un orizzonte ce ne è subito un altro.

Costume di Dio sembra il manifesto di una generazione scontenta e che non trova una sua identità: rispetto a quando la avete scritta è cambiato qualcosa? Possiamo parlare di una generazione di Giovani Favolosi?
È cambiato tutto, non siamo neanche lontanamente simili a quelle persone. Abbiamo fatto molta autocritica, lì c’è l’arroganza piemontese-sabauda dei 16 anni, è quasi un tributo a Willie Peyote. Ci sono le potenzialità per diventare giovani favolosi pur con le contraddizioni del caso. Abbiamo in mano le chiavi del futuro ma affrontiamo pure tanti rischi perché a volte non siamo troppo responsabili.

Da in fieri sono passati neanche due anni ma sembra un’era geologica: vi fa sorridere a pensare al buffo pagliaccio che “di notte abbassa la guardia e sorride”?
È uguale, non è cambiato nulla, continua ad avere paura di quello che lo circonda. Siamo super autocritici e cerchiamo di essere sempre un passo avanti.

La Noia parla di assenza, del vuoto che si fa grande: di alienazione parlava già Alberto Moravia nel suo romanzo omonimo del 1960: ”Quando il vuoto si fa grande vorrei scappare”. Non è cambiato niente?
Stiamo facendo pace. Sta diventando una immersione volontaria scoprirne gli angoli e non averne paura. Inseguiamo un equilibrio sopra la follia. Le canzoni a volte servono per esorcizzare, non eravamo convinti in quel momento della nostra posizione, poi cresci e vedi che non è facile accertarla e abbiamo iniziato a sforzarci per volgerla in positivo.

Occhi Tristi canta un amore tormentato. Oggi è raro ascoltare canzoni d’amore positivo: perché secondo voi?
Non si dice spesso la verità. Da dieci anni l’amore tossico ha acquistato spazio. Occhi Tristi è la promessa della fiducia nel futuro, rappresenta il non arrendersi. Forse è stato assorbito dal cinema, dall’America, dai generi, ma ci infastidisce che venga trattato così tanto perché non c’è nulla di bello in un amore tossico.

Le prime emozioni dopo la prova con l’orchestra?
La prima a Roma è stata un abbraccio gigante con i musicisti. Il brano aveva già una veste orchestrale.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Usciremo con dei pezzi e li porteremo live. E ci saranno pure un paio di eventi non convenzionali.

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