Otto canzoni ritrovate, prodotte dal figlio Filippo Graziani e distribuite dalla storica Numero 1, testimonianza di un artista che ha rivoluzionato il modo di intendere la musica d'autore e il rock italiano
Ivan Graziani se ne è andato nel 1997, il 1° gennaio. Cantautore, chitarrista, voce inconfondibile, torna al suo pubblico con un album di inediti, a 30 anni dall'ultimo, un lavoro fortemente voluto dai suoi eredi. A presentare questi 8 brani, frutto di un meticoloso lavoro di recupero, restauro e riproduzione, c'è Filippo Graziani, anche lui musicista.
Perché avete scelto il titolo "Per gli amici?
Quella canzone, nell'album, è - forse - la fotografia più precisa di papà. Quella canzone ha dentro tutto il sarcasmo, il cinismo, la penna precisa di papà; l'autoironia e anche il modo in cui racconta il suo punto di vista, mi hanno colpito tantissimo. Mio padre era una persona che amava stare in compagnia, avere gli amici anche a casa. La nostra casa era un po' un porto di mare, tra musicisti e personaggi strani che ci gravitavano. Quindi, non volendo trovare un nome di fantasia, ho preferito chiamarlo come questa canzone, che lo rappresenta - secondo me - al 100%.
CHE TIPO DI LAVORO C'E', DIETRO QUESTO DISCO?
La prima è quella della scoperta e del riversamento in digitale, di questi provini che arrivano da diverse decadi fa ed erano su supporti che, oggi, non esistono più. E' stato difficile, e questo è un lavoro che ha fatto mio fratello Tommy, recuperare le macchine che servivano per fare questi riversamenti in digitale.
La fase successiva è stata quella che è durata di più, ha preso tanto tempo, anche perché c'è stato il Covid di mezzo. Quindi, ho avuto molto tempo per ragionare su queste canzoni, per capire come approcciarle, cosa fare; avendole lì sul computer potevo giocare, vedere se dare un arrangiamento, se vestirle in un modo o in un altro. Alla fine ha vinto la soluzione più semplice: seguire l'idea che c'era nei provini. Quando sono entrato in studio avevo le idee estremamente chiare, sapevo dove papà voleva andare a parare con quei bravi. Essendo suo figlio e figlio delle sue chitarre, c'è un rapporto molto preciso che ho con la scrittura di mio padre, la conosco bene, conosco i suoi gusti, so tecnicamente dove vuole arrivare: è stato non semplice, ma sereno, questo approccio. Quindi, abbiamo semplicemente sostituito alcune cose che non erano venute registrate bene. Penso alle batterie, che sono state tutte rifatte da mio fratello, perché alcune batterie c'erano, altre non c'erano o erano soltanto abbozzate, cioè, c'era l'idea di quello che avrebbe voluto mio padre, ma non erano tecnicamente a posto per essere lasciate nel disco. Dunque, abbiamo rifatto quelle, abbiamo rifatto alcuni bassi, qualche piccolo ritocco di chitarre da una parte e all'altra, ma veramente poca roba. L'idea principale era quella di mantenere inalterate le voci e le chitarre di papà. Così è stato perché, fortunatamente, le voci e le chitarre erano praticamente tutte a livello.
Lavorando a questo disco, che cosa hai capito di più di tuo padre come uomo e come artista?
Queste canzoni arrivano dal passato, quindi, dal periodo di cui ho i ricordi più chiari e vividi di papà. Ciò che traspare da questi brani è il ricordo preciso che ho di lui, anche nel modo di descrivere le cose, la sua penna è proprio perfetta e precisa come dovrebbe essere in un suo disco.
Tecnicamente ho scoperto delle cose nuove. Per esempio, non sapevo che papà, chitarristicamente, in quel periodo stesse cercando anche altre direzioni nel suono. Ci sono canzoni, in questo disco, che sono anche dei salti ritmicamente, a livello proprio di mood delle canzoni, che non sono propriamente quelle dei suoi dischi passati. Ciò che si capisce, ascoltando il disco, è che c'era una bella ricerca in quel periodo, c'era una voglia di affinare le chitarre, di metterle al servizio di canzoni diverse, da quelle del suo precedente percorso. Così, tecnicamente e musicalmente, è stato molto bello.
TUTTI GLI ANNI RICORDATE TUO PADRE CON UNA MANIFESTAZIONE. CHE TIPO DI AFFETTO RISCONTRI NEI SUOI CONFRONTI?
Penso che negli anni, la figura di Ivan Graziani come cantautore, come musicista, soprattutto, sia esponenzialmente cresciuta, perché sono cambiate le generazioni. C'è stato sicuramente un riciclo, anche nel mondo cantautorale, sono nati nuovi cantautori e papà, nel tempo, è diventato un punto di riferimento per tanti artisti moderni, perché aveva un suo modo preciso di scrivere, un suo modo preciso di suonare, molto riconoscibile, che era molto diverso da quello che c'era nel periodo. Io vedo un recupero delle canzoni di mio padre, del suo repertorio, graduale, ma sempre più grande. Ciò è dimostrato anche dal fatto che ai concerti, quando ho iniziato a cantare le sue canzoni - sto parlando almeno di una ventina d'anni fa - c'erano persone che avevano un'età, che si portavano dietro i figli, che poi sono cresciuti e hanno portato i loro figli e ora ci sono i nipoti. Generazioni nuove, insomma, che si susseguono. Significa che mio padre, nelle persone nelle quali ha fatto breccia, è molto vivo ed è un ricordo vero, di grande affetto e grande rispetto, soprattutto.
Nel disco c'e' una canzone che si intitola "La rabbia". Vuoi dirci qualcosa in più?
C'è molta curiosità attorno a questa canzone e mi fa molto piacere. E' una di quelle canzoni dove il mio papà stava andando a cercare dei lidi musicali differenti. E' una canzone quasi desertica, un pezzo molto west coast americano. Anche lì dentro ci sono delle "fotografie", è un "album fotografico" dove parla di persone differenti, che in comune hanno una sensazione. Ci sono "fotografie" precise e dentro in qualche modo ci sono anche io.
IVAN GRAZIANI ERA ANCHE UN OTTIMO DISEGNATORE. COSA AVETE CONSERVATO?
Mio padre ha lasciato molti più disegni che canzoni. Lui era maestro d'Arte, aveva studiato a Urbino negli anni '60. Urbino è la culla degli istituti d'Arte d'Italia, perché ti dà la possibilità di vivere l'Arte in maniera tangibile. Il disegno era una cosa molto importante, per mio padre. E' un'attività che lui ha seguito per tutta la vita. Era tanto importante per lui, il disegno, che ci sono tantissime opere di papà. Questo mi ha convinto, negli anni, che il lavoro di papà cantautore fosse influenzato dal disegno e non il contrario. Gli assoli di chitarra di mio padre, sono assoli che io definisco pennellati. Le sue canzoni sono come sfogliare un fumetto ed è il modo in cui io mi ricordo i suoi testi; li rivedo così, come un fumetto, quando suono le sue canzoni.