Paola Angeli, un volo liberatorio per scoprire La Vera Me: il video

Musica

Il brano, che ha lo stesso titolo dell'album, è un invito a gettare la maschera per ritrovare la nostra identità

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA

“La vera me”, una donna diversa e uguale a tante, è il titolo che ho voluto dare al mio album e all’omonimo singolo con un testo squisitamente pirandelliano che suggerisce di gettare quelle maschere nate a protezione della parte più vera e delicata dell’Essere Umano, che finiscono però per soffocarlo e per tarpare le ali ai sogni. Un volo liberatorio fa assaporare all’ascoltatore la conquista di una libertà che è scoperta del vero Sé, un messaggio che ho voluto ribadire ed enfatizzare nel videoclip, declinandolo all’attualità e alla necessità odierna di conformarsi a un’apparenza “di plastica”, che si estrinseca in un mondo virtuale, dove non è ammesso essere se stessi, ma diventa necessario sfoggiare una finta bellezza.

Un universo immateriale, in cui conta soltanto la falsa esteriorità, in cui “scandalizza di più l'imperfezione fisica che quella dell'anima. Tutti pronti a puntare il dito verso chi non è ‘perfetto’ per questi stupidi canoni societari seguiti da tante pecore, con tanto rispetto per le pecore, che si specchiano e si mirano dalla mattina alla sera davanti ad uno specchio lasciando marcire l'anima”, per citare le parole di Alda Merini, che mi hanno colpita per la loro attualità, così evidente da farle sembrare quasi profetiche.

Il video di “La vera me” nasce da un’idea di Matteo Sambero, giovane e sensibile regista che ha saputo tradurre in immagini incisive il mio messaggio. Una chicca è data dalla presenza del maestro Gino Rodella che, in una performance di pochi minuti, costruisce estemporaneamente un vestito di materiali di recupero e plastica, a sottolineare proprio quella sorta di esistenza “fake”, tristemente diffusa. Un vestito che raffigura simbolicamente una crisalide, dalla quale nel finale mi libero per mostrare appieno la mia essenza, la vera me. Particolare significato ricoprono, quindi, le scene di trucco e vestizione che, andando in reverse, assumono valore di liberazione da ogni elemento finto e superfluo. Il tutto è avvolto da un’armonia misteriosa, audace nelle modulazioni, una melodia intrigante che accompagna l’ascoltatore in un viaggio nel profondo.

L’album omonimo, fortemente voluto, è composto di 11 brani di cui sono autrice, sia per i testi che per le musiche, eccetto due pezzi scritti con Giancarlo Di Maria e Anna Regazzoni (“La donna col pollice grande” e “La Signorina Marie”), più una cover di Bob DylanÈ stato arrangiato e prodotto da Giancarlo Di Maria per la Parametri Musicali di Bologna; sonorità elettro-pop si mescolano a parti orchestrate di stampo classico, in cui il pianoforte è protagonista e dialoga costantemente con la mia voce. Ogni  brano è una lente che ingrandisce la coscienza di una donna diversa e uguale a tante, che vive se stessa; tra tutti vorrei ricordare, in particolare, “La Signorina Marie”, dedicato alla voce dei navigatori, che ha prestato il titolo a un format video che pubblico periodicamente su diverse piattaforme social, parlando di musica, donne che diventano canzoni e altre tematiche di interesse artistico, storico, sociale.

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