Premio Tenco 2023, Ron: "Guardo il cielo e penso ad altri mondi; ne avremmo bisogno"

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Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

L'artista pavese riceve il premio alla carriera, un viaggio emozionale e umano lungo oltre 50 anni. L'INTERVISTA

Premio Tenco alla carriera (con suo grande stupore, ndr) per Rosalino Cellamare in arte Ron. All'artista pavese è stato anche affidato il compito di cantare Lontano Lontano di Luigi Tenco nella serata d'apertura della rassegna. Nel 2022 ha pubblicato il suo ultimo album di inediti Sono un Figlio, dedicato a suo padre e a tutta la sua famiglia.

Ron una doppia emozione al Tenco, direi: l’apertura della serata con l’omaggio a Tenco e il Premio alla Carriera: come hai emotivamente vissuto questi due differenti momenti?
Non me lo aspettavo il premio. Non ci avevo mai pensato pur stimando questa rassegna. Mi sono reso conto che è importante perché in tutto questo tempo ha seguito la mia carriera, credo di essere cresciuto e di scrivere cose diverse: l’importante è avere un percorso e il mio ha 50 anni. È tradizione aprire il Tenco cantando Lontano Lontano, per altro è una canzone che sento molto nelle mie corde: è un piacere cantarla.

Quando vieni a Sanremo ti capita di pensare, con tenerezza, a quel ragazzino di 16 anni, che all’epoca era ancora Rosalino, che salì sul palco con Nada per cantare Pà diglielo a Mà?
Volevo cantare e questa cosa la ho raggiuta anche grazie alla mia famiglia: era il 1969 e la mia famiglia era aperta e innamorata di me. Avere genitori che sanno rinunciare per amore alla tua presenza non è consueto. Non la faccio ultimamente in concerto perché mi fa sorridere, se però capita non mi sottraggo.

Sono un figlio, dedicato a tuo padre, credo sia l’album più intimo della tua storia artistica: è complicato gestire le emozioni quando lo porti sul palco?
Ora meno perché le sue canzoni le canto da tempo. I primi tempi però era difficile trattenermi ma ci sta, i miei non ci sono più e il mio è un grazie infinito.

“Sono un figlio venuto al mondo per amore” potrebbe essere l’inno a tutti i migranti che cercano un futuro dignitoso?
Ci sta, sono tutte creature piccole e io ho una passione per i bimbi, ci ho fatto un album su bambini venuti dal sud con la famiglia, si intitola Dal Nostro Livello. È giusto prendere una decisione in un momento difficile quale è una traversata. È un destino che abbiamo ma è fatto d’amore, è il dover fuggire sperando che abbiano una vita migliore.

Parlando di tuo padre Savino dici che amava la vita che aveva anche se era dura e insicura. Poi dici che questo tempo lo vivi per la forza di tuo padre. È in frasi così semplici che germoglio quella parola che si chiama gratitudine?
Secondo me sì, ho fatto il disco guardandomi indietro, da giovani le cose si vedono diversamente, da giovane vuoi andare e fare. Oggi la vedi per quello che è stato veramente la tua famiglia. Mi mancano i miei genitori, oggi sarei diverso negli atteggiamenti.

La gatta di Gino Paoli viveva in una soffitta a un passo dal cielo blu. I tuoi gatti dormono e fanno le fusa e guardano nel cielo i pianeti: ti chiedo se sei un gattaro e ti cosa vedi nel cielo guardando i pianeti?
Sono gattaro e canaro, sono animali totalmente differenti di carattere e belli per quello. I miei gatti sono come tutti i gatti del mondo. Si dice che siano anche extra terrestri, talmente sono individualisti, certo non fanno le fusa quando vuoi ma quando meno te lo aspetti ti si accoccolano addosso. Guardo il cielo e penso ad altri mondi, credo in una vita sopra di noi oltre a un Dio. Forse ne avremmo bisogno.

“Ti fa paura l’amore? E allora chiamala necessità”, canti in Un’astronave nel Cielo, mentre in Fino a domani dici: “Non vedi che ci stiamo accontentando di rimanere fianco a fianco”. L’amore, nel 2023, è incanto o disincanto?
Per me è sempre incanto, è una poesia, una cosa magica che vola in alto e quando la incontriamo ne rimaniamo incantati coscientemente.

La mia sensazione è che il Premio Tenco fatichi ad aprirsi ai giovani, al cantautorato dei millennial. Hai la stessa idea? Se penso a come tu hai creduto in un giovanissimo Biagio Antonacci, che ancora oggi ti ringrazia nei suoi concerti, mi sembra che qui il mondo artistico si sia un po’ fermato.
Biagio venne a casa mia, all’epoca era meno affascinante di adesso ma era divertente. È arrivato prima quello che è della sua musica: ha fatto cose straordinarie. Il Tenco dovrebbe fare un piccolo salto per capire cosa c’è di giovane. Non è semplice entrare in un altro mondo ma quando su un rap qualcuno appoggia un blues io piango. Altrimenti diventa un fenomeno robotico, un po’ per dire ci sono anche io. Lazza mi piace molto, poi mi piace Olly, è uno che gioca, è un matto. Ci aggiungo Donato Santoianni che è bravissimo e apre i miei concerti.

Che accadrà nelle prossime settimane?
Arrivo ora da una vacanza, non penso a un tour infinito ma ho ancora un pezzo del tour estivo completare. Poi mi fermo a pensare un po’ e verso marzo farò ancora dei live.

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