Dai Beach Boys a Bruce Springsteen, il mondo della musica ha dedicato numerosi brani alla giornata delle celebrazioni patriottiche Usa. Tra storie personali, inni alla libertà e considerazioni di tipo politico, ecco qualche esempio di come il rock ha cantato il 4 luglio
Il 4 luglio negli Stati Uniti si celebra l’Independence Day, il giorno dell’Indipendenza. Una festa nazionale che commemora l’adozione, nel 1776, della Dichiarazione d’indipendenza americana con la quale le Tredici colonie si distaccarono dal Regno di Gran Bretagna, all’epoca governato da Giorgio III. Tra le ricorrenze più importanti del Paese, è caratterizzata dal patriottismo e festeggiata con picnic, barbecue, fuochi d’artificio, parate, eventi pubblici sulla storia e le tradizioni americane e concerti. La colonna sonora della giornata è generalmente l’inno nazionale The Star-Spangled Banner, ma nel corso degli anni sono tantissimi gli artisti che hanno dedicato brani al giorno dell’Indipendenza per raccontare storie personali o esprimere inni alla libertà e considerazioni di tipo politico. Ecco cinque canzoni dedicate all’Independence Day degli Usa.
4th of July dei Beach Boys
Il brano è stato scritto da Dennis Wilson e registrato nel 1971 per l’album Surf’s Up. Il pezzo è però poi stato scartato dal disco perché ritenuto non adatto al genere della band, nota per dare voce alla “surf music” e allo stereotipo della California come “terra di sole, mare e divertimento”. 4th July ha un testo impegnato che fotografa l’America nel periodo della guerra in Vietnam. I colori della bandiera americana, il rosso, il bianco e il blu, sono associati al sangue delle vittime delle bombe in una contrapposizione rispetto ai valori inneggiati durante il 4 luglio. “Flagged hopes. Censored rage. The black clad box. Bombs bursting in air. Bleed white red and blue. Cried dawn's early light. For the hope. Oh where has it gone. Brothers sisters stand firmly and try. Reaching the spacious ski-ies. Fourth of July/ Speranze sbandierate. Rabbia censurata. La scatola rivestita di nero. Bombe che esplodono in aria. Sanguina bianco rosso e blu. Piangeva la prima luce dell’alba. Per la speranza. Oh dov'è andato. Le sorelle e i fratelli restano fermi e provano a raggiungere il cielo spazioso. Quattro luglio”.
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Born In The U.S.A. di Bruce Springsteen
È una delle più famose canzoni del cantautore americano, ha ottenuto un enorme successo fino a essere stata inserita nella lista dei 500 migliori brani secondo Rolling Stone e nel 2001 la RIAA l’ha inclusa al 59º posto tra le 365 canzoni del secolo. Born In The U.S.A. è stata scritta nel 1981 per un film, tuttavia ebbe una tale accoglienza da essere poi inserita, nell’ottobre del 1984, all’interno dell’omonimo album. Più che un inno celebrativo dei valori patriottici è una composizione di critica. Protagonista del componimento è un veterano che ritorna a casa senza lavoro e senza sogni di gloria dopo essere stato mandato a morire in un Paese straniero: essere “nato negli U.S.A.” in questo caso non è motivo di orgoglio. “Got in a little hometown jam. So they put a rifle in my hand. Sent me off to a foreign land. To go and kill the yellow man. Born in the U.S.A. / Una volta mi sono messo in un piccolo guaio. Così mi hanno messo un fucile in mano e mi hanno mandato il una terra straniera per sparare agli uomini gialli. Nato negli Usa”.
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America The Beautiful di Katharine Lee Bated e Samuel A. Ward
È invece un inno partiottico il testo di America the Beautiful, inizialmente pubblicato come una poesia scritta da Katharine Lee Bates nel 1895 e poi arrangiato su musiche di Samuel A. Ward nel 1910. Cantato e reinterpretato da centinaia di musicisti nel corso degli anni, fra cui Ray Charles, è tra le canzoni per l’Independence Day più popolari negli Usa ed è spesso usata per introdurre importanti eventi sportivi come il Super Bowl. “O beautiful for patriot dream. That sees beyond the years. Thine alabaster cities gleam. Undimmed by human tears! America! America! God shed his grace on thee. And crown thy good with brotherhood. From sea to shining sea!/ O bella (terra) del sogno patriottico che guarda al futuro. Le tue città di alabastro brillano non oscurato da lacrime umane! America! America! Dio ha riversato su di te la sua grazia e incorona il tuo bene con la fratellanza dal mare al mare splendente!”
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Independence Day di Elliott Smith
La canzone scritta da Elliott Smith è stata pubblicata nel 1998 nell’album XO. In circa tre minuti, l’artista descrive il giorno dell’Indipendenza come una specie di metafora di un futuro che deve essere più bello e migliore del presente. “I saw you caught between all the people out. Making a scene. In a bright, ideal tomorrow, ooh. Don’t go too far, stay who you are. Ah, ah. Everybody knows. Everybody knows. Everybody knows. You only live a day. But it's brilliant anyway/ Ti ho visto intrappolato tra tutte le persone fuori partecipando alla messa in scena. In un luminoso, ideale domani, ooh. Non andare troppo lontano, resta quello che sei. Tutti lo sanno. Tutti lo sanno. Tutti lo sanno. Vivi solo un giorno, ma è comunque luminoso”.
America di Neil Diamond
È un brano patriottico pubblicato nel 1980 e presente nella colonna sonora del film The Jazz Singer. Il testo del brano è un’interpretazione positiva della storia dell’immigrazione negli Stati Uniti dall’inizio del ‘900 e la canzone è stata utilizzata per promuovere i giochi olimpici del 1996 e per la campagna presidenziale del candidato democratico Michael Dukakis nel 1988. “Far, We've been traveling far. Without a home. But not without a star. Free, Only want to be free. We huddle close. Hang on to a dream. On the boats and on the planes. They’re coming to America. Never looking back again. They’re coming to America/ Lontano, stiamo andando lontano. Senza una casa ma non senza una stella. Liberi, solo vogliamo essere liberi. Ci stringiamo vicini, aggrappati a un sogno. Sulle navi e sugli aerei. Stiamo arrivando in America. Senza mai guardarci indietro, stiamo arrivando in America”.