Matteo Di Clemente, la sua Ambra è un colore nato a Roma: il video

Musica

E' una canzone politica, senza dubbio una canzone generazionale e sociale, frutto di una porta presa in faccia inaspettatamente

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA

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Io penso che una misura di oscurità sia la grazia che poi salva l'ispirazione. In questo video abbiamo raffigurato l'uomo qualunque dentro un'inquadratura fissa, un unico piano sequenza denso di angoscia e contemplazione, un tempo rallentato, luce calda e fredda di un televisore alienante che non trasmette niente. Perché la critica sociale di questa canzone vuol alludere anche a questo santo niente che passa spesso dentro le televisioni. È fermo quest’uomo, con polsi d' acciaio e volontà ferrea a sversare liquami come se volesse pulirsi la coscienza, come a denunciare lo stato della cosa comune. È un gesto forte quanto romantico che ci è subito piaciuto per arricchire il messaggio. Siamo dentro una domenica pomeriggio, nel pieno dell’inverno, al chiuso di un appartamento. Questi teli in plastica sembrano vele, sono come il ricordo del mare finita la scuola, come un trasloco, come un lavoro perduto… conservano gelosamente anche il resto di una sigaretta che non c'è più. Una grossa virtù ficcante e fiaccante quella di accaparrarsi il domani. Forse come aspettando Godot, forse tutti un po' come in un romanzo di Moravia. Però gli occhi stanchi brillano e il cuore pesto ha slanci infiniti. “Ambra” se volete, è una canzone di speranza. È una grossa capriola quella che si fa per coltivare pazientemente la noia, per vincere la noia. “Ambra”, dunque, è una canzone che denuncia la ragione che molti di noi hanno nel rivendicare il diritto di una considerazione. Quantomeno di una considerazione.

L'intuizione del video è figlia di una birra di qualche tempo fa con Paolo Tocco. Idea che poi ha sedimentato, ascoltato (peculiarità sintetica e rara), fatto maturare. Ambra, per come l’ascoltate ora, nasce da un provino, da una presa diretta di piano e voce che doveva essere soltanto un appunto per cose future. Forse è vero che le canzoni non si possono spiegare, non ha senso morale ed esegetico; credo invece che si possano, con opera compromissoria, a volte zoppicante e a volte no, soltanto raccontare. Quindi Ambra per me è come un colore, come la fotografia di Roma. Perché Roma è il posto con la migliore fotografia del mondo ed io mi trovavo proprio li quando l’ho scritta. E perché questa grande città, l'Urbe, la metropoli, sono un mondo in fotografie. Ambra quindi è una canzone politica, senza dubbio una canzone generazionale, sociale…è frutto di una porta presa in faccia inaspettatamente -tutta esperienza direbbe qualcuno- quando alla festa dei compagnucci, pescecani e pescivendoli, ti scartano via che non sei buono per le mode del momento. Che al momento poco si deve pensare e tanto deve somigliare al resto. “Ambra è la resilienza, porta con se anche qualche buona soluzione per reagire. Ecco: c’è tutto questo dentro. E dunque vuol essere anche un mio personalissimo manifesto pubblico, uno sfogo contro quella puntuale delusione che uccide ogni speranza di chi vive spesso fuori dalla regola comune, dentro questa quotidiana ricerca di futuro e di considerazione, tra meriti conquistati e fortune raccolte dal caso. Perché ci vuole fortuna. Ma la fortuna è cieca e la speranza ci vede benissimo. Almeno credo…

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