Il messaggio è chiaro: quando si balla, ci si agita, ci si affanna, l’elaborazione e la presa di coscienza vengono accelerate e si producono le energie migliori per produrre un cambiamento
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ESCLUSIVO DELL'ARTISTA
Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sulle notizie di spettacolo
Sono Moderno, songwriter romano nato con il punk e cresciuto con la musica
alternativa degli anni Novanta e Duemila (dai Radiohead ai Verdena), ispirandomi
al cantautorato sperimentale di artisti eterni come Battiato, Battisti e Ferretti, ma
anche più recenti come Luci della centrale elettrica, I Cani, Giovanni Truppi…Unisco queste diverse influenze con impacchi di elettronica e il risultato sono canzoni con cui denuncio le ipocrisie e le debolezze del mondo contemporaneo, mettendomi per primo in gioco. Moderno è il racconto di un’era, in cui non mi interessa figurare in prima persona, ma essere solo una voce narrante che quindi può essere più distaccata, lucida e soprattutto onesta. Ammetto le mie miserie e analizzo quelle altrui, stimolando se non una reazione almeno una consapevolezza. Il problema
centrale dell’uomo “moderno” è quello di aver dimenticato il reale senso della
sua esistenza, nascondendosi dietro ad un grande inganno, una grande società
dell’apparenza. Questo “velo di Maya” deve sgretolarsi. E l’industria musicale? E’ satura di canzoni che parlano di un amore ridicolo, fatto di relazioni tossiche in cui ci si lascia, ci si rincorre, ci si pensa ma non ci si vuole. Tutti così ci si possono riconoscere e si vende di più. E tutti imparano ad amare così. È uno scenario che mi fa una paura enorme. Per un bel po’ non scriverò nemmeno una canzone del genere.
Preferisco parlare d’Amore con la A maiuscola, cioè l’amore per la razza a cui
appartengo. E la dichiarazione d’amore per eccellenza è solo una: dire la verità,
senza trucco e senza inganno, a costo di risultare spiacevole. La prima verità è contenuta in questo nuovo singolo, L’Unica Specie che Sa, con cui ho voluto strappare il velo delle illusioni che copre la realtà dei fatti. Viviamo in un mondo, quello occidentale, che si nasconde dietro un finto “benessere”, ma non vuole ammettere la sua disperazione. Non siamo altro che “piccoli disperati esemplari”, che ogni giorno trovano un motivo o una scusa per non pensarci. I social, i grandi brand, ma anche l’informazione e la politica, non fanno altro che mettere in scena uno show continuo, nel tentativo di raccogliere click, likes, streaming, voti. Anche le persone comuni si adeguano a questo standard, mostrando vite spettacolari, poetiche, artistiche, originali. Il risultato è una messinscena costante, un mucchio di performances senza né arte né parte. Una finzione h24, in cui i veri artisti sono pochi.
Denuncio allora questo sistema filtrato e artefatto, gettando per primo la maschera
e ammettendo per primo tutti i miei limiti, nella speranza di suscitare una reazione
anche in chi ascolterà. Con L’unica specie che sa sto proseguendo il percorso già iniziato con il mio primo disco solista. Il sound si è evoluto e ha raggiunto una maggiore potenza ed energia, perché sono dell’idea che per smuovere le coscienze bisogna far muovere anche i culi. Quando si balla, ci si agita, ci si affanna, l’elaborazione e la presa di coscienza viene accelerata e si producono le energie migliori per produrre un cambiamento.