Bisogna affidarsi al tempo dell'attesa perché anche quando tutto sembra andare storto dopo poche ore la vita torna a chiamare
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA
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Ci sono giornate che, sin dal risveglio, si preannunciano pesanti. Si aprono gli occhi e tutti gli impegni della giornata, gli obblighi di un’esistenza, si fanno subito materia. Sono sospesi a mezz’aria come “massi di Magritte”, fluttuanti nel vuoto, eppure già così pressanti. Per istinto, si fa ricorso alla negazione: basta tirarsi su a sedere e fingere che non esistano, dare avvio alla giornata, non pensarci più. Salvo poi ritrovarseli proprio lì, tra le lenzuola, o come un inciampo, nascosti nel parquet. E allora vada per l’ordine: ci si sforza di dare a tutto una collocazione, persino un ruolo, se non un valore. Ma in giorni come questi, tutto sfugge e non c’è verso di capire “chi è chi, e cosa è cosa”. Chissà, forse lei potrebbe portare soccorso: una parentesi, “la più pura, la più preziosa”. Senonché anche il pensiero di questo amore, una volta davanti al suo cancello, diventa un fastidio, si aggiunge ai doveri. Il cancello si apre e nell’intermezzo che segue, che ha il profumo delle rose portate lì per lei, il tempo rallenta come quello della canzone, il peso si allevia, tutto svapora. Questione di poche ore; poi la vita torna a chiamare: il pianoforte sincopato della canzone riprende a scandire il ritmo, ci si ributta nel traffico col suo ritmo incalzante sperando, come ultima fortuna, di trovare un parcheggio sotto casa.
Il punto di partenza per il video realizzato da Harpago Gallery è stato il ritmo della canzone che abbiamo collegato ad un punto preciso della nostra città (Pinerolo) cioè l'incrocio della ferrovia dismessa con il corso principale. Qui c'è un passaggio a livello ormai inutilizzato dove abbiamo realizzato il timelapse col passaggio delle macchine e delle persone. Ci è sembrato un luogo fortemente evocativo e ricco di simbologie che ben si adattavano al testo e alla struttura del brano. In questo modo è cominciato un vero e proprio viaggio fatto di immagini durato un paio d'ore, abbiamo tenuto l'unità di tempo della canzone girando tra il tardo pomeriggio e la sera. La ferrovia che porta all'orizzonte ci ha permesso di sfruttare le prospettive, le traiettorie e i particolari incontrati percorrendola. Un cancello abbandonato ricoperto di foglie rampicanti trovato vicino alla macchina parcheggiata si è rivelato un'immagine ricca di significato adatta al momento in cui il protagonista si trova davanti alla porta e spera di non trovare nessuno. Da un fioraio incontrato anch'esso lì vicino abbiamo preso il mazzo di rose che oltre a collegarsi al testo del brano rappresenta una nota di colore "viva" in contrasto alle strutture ferroviarie arruginite. Ci siamo poi spostati più avanti sul binario morto e lì ci ha raggiunti la luce della sera, ideale per la conclusione del video. L'interazione con la nostra città in un luogo semi dimenticato ci ha permesso di trovare una tavolozza duttile e ricca che ben si è adattata al ritmo e alla struttura della canzone sia per quanto riguarda il testo che per quanto riguarda la musica.
Il peso delle cose, di cui ho scritto testo e musica, è il brano d’apertura di Ricominciare dalle parole, il mio nuovo album appena uscito per AlfaMusic-Egea. Il disco, sovvenzionato da una campagna di crowdfunding, è composto da dieci brani inediti i cui testi sono stati annotati su un taccuino nel periodo della pandemia e riportati nell'artwork dell'album. Le dieci canzoni sono un invito alla parola, all’espressione verbale di ciò che non può essere taciuto, sono uno stimolo allo svelamento ma anche alla comprensione e alla relazione con l’altro.