E' un brano di provocazione che racchiude al suo interno tutta l’essenza e l’irriverenza prorompente dell'artista. L'INTERVISTA
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Parlando in maniera sfrontata di temi ancora oggi considerati tabù come il sesso, la fluidità e il poliamore, Rosa Chemical in gara al Festival col brano Made in Italy, lancia un messaggio di libertà che, con strofe sporche e accattivanti e un ritmo puramente dance ed un tocco gipsy, invita ad abbracciare la diversità in tutte le sue sfaccettature. Uno spaccato di realtà che si prende gioco di cliché, luoghi comuni e pregiudizi fino a romperli.
Manuel partiamo dalla storia della canzone.
Nasce da una idea del mio produttore Bdope. Avevo preso una casa nel niente per trovare l’ispirazione e dopo una serata trasgressiva il mio produttore la mattina mi balla addosso, mentre ero ancora sul letto, con una traccia del brano che poi è stato fermo per due anni e quindi lo abbiamo evoluto per portarlo all'Ariston.
Il senso del brano?
Amore libero, sesso, uguglianza, poliamore, rispetto. Spesso il mio messaggio è stato scambiato per accusatore ma io mi sento più un difensore perché sto dalla parte del più debole. Sono contro l’ingiustizia e si capisce nella canzone.
Svelaci il mistero delle due cover.
Quella più forte verrà pubblicata su Onlyfans, quella standard in una versione più clean sui social. Quest'ultima è una tavola imbandita con prodotti tipicamente italiani, dalla bottiglia di vino all'uva, dal limone al cartone della pizza e sopra dei piedi a simboleggiare che il nuovo amore schiaccia gli stereotipi. La versione non clean non mostra i piedi bensì corpo nudo con un capezzolo ben visibile.
Parlami del senso della musica per te.
Intanto fa riflettere. Made in Italy ha un ritmo allegro e orecchiabile in cassa dritta e ballabile ma il messaggio all’interno è forte. Pensiamo alla famiglia, io sono cresciuto con una mamma e senza un padre. La mia non è una verità ma un altro punto di vista.
Centrale mi pare che sia il tema dell'amore.
Certo, e la domanda di partenza è: ne esiste uno tradizionale? I miei nonni cercavano di trasmettermi quei valori tradizionali. I miei sono separati, con mio padre siamo in contatto ma non lo vedo da anni. Cresco anche in una generazione piena di distrazioni: per la mia generazione un amore monogamo è difficile. Mettono la gente davanti ad altre possibilità, dal poliamore ad amare una persona ma fare anche sesso con altre, oppure amare una persona dello stesso sesso e dell’altro…non mi sento di dire nel 2023 che io sono abbastanza, che sono il meglio per una persona. L’amore deve perdere egoismo, siamo più tarati sul ricevere che sul dare. Per me è sbagliato ma è un mio punto di vista che mi piace dibattere.
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Cosa ti aspetti dal Festival?
Non mi preoccupo che la gente possa cambiare canale, io sono lì per diffondere il mio pensiero. Poi non sono il messia portatore di verità. Che cambino canale, ma apprezzerò chi vorrà provare a capirmi.
Come definiresti la musica?
E’ un mezzo, non è il fine. Sono un autodidatta e infatti mi definisco un artista, che è una persona con una sua visione, indipendentemente da quello che sa fare. La svolta è stata quando sono andato a vivere a Londra e ci sono rimasto sei mesi a fare musica. Dopo due mesi sono rimasto senza soldi, la vita là è cara, ho trovato dei ragazzi a una serata fetish che mi hanno ospitato per tre mesi e ho capito cosa non volevo fare ma anche che avevo qualcosa di dire.
Concepisci il concetto di normalità?
E’ un concetto astratto che non esiste. Bisogna far percepire la cosa come diversa e non come sbagliata. Normalità è essere felici senza ledere la libertà altrui.
Puoi anticiparmi qualcosa sulla cover che porterai all'Ariston?
La persona con cui duetterò mi rispecchia e la canzone parla di un diverso tipo di sessualità e inneggia all’autoerotismo, ancora messo alla gogna soprattutto per le donne.
E' la prima volta che provi ad andare al Festival?
Sì. Lo scorso anno ho fattol' ospitata con Tananai e sono arriato a pelo perché avevo il covid fino al giorno prima. Ho avuto occasioni di esibirmi davanti a molto pubblico ma l’Ariston è un’altra cosa, io che sono ansioso lo scorso anno stavo per svenire e non ero in gara. Ho previsto psicologo, lezioni di canto e yoga per essere pronto.
Temi gli haters visti i temi che tratti e la tua estetica?
Un messaggio così forte creerà reazioni ma sento di avere le spalle larghe. A 17 anni avevo già lo smalto e capelli lunghi e mi beccavo qualche insulto e qualche risatina. Se la critica è costruttiva va bene, accendo i neuroni e mi confronto, se l’insulto proviene da una mente ignorante non mi interessa.