Claudia Crabuzza, celebra Grazie Deledda e una Sardegna arcaica in Occhi Morti: il video

Musica
Credit Piergiorgio Annichiarico

Il video si ispira a Il vecchio della montagna di Grazia Deledda: il brano fa parte dell'album Grazia la madre dove in dieci canzoni sono stati trasposti in musica altrettanti romanzi della scrittrice sarda

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA

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Un vecchio pastore ormai cieco attende il ritorno del figlio, mentre intorno a lui infuria la tempesta: teme che possa perdersi per le passioni che gli agitano il cuore. Da questo spunto, tratto da Il vecchio della montagna di Grazia Deledda, Stefano Starace ha preso ispirazione per il testo di Occhi morti, uno dei brani del mio nuovo cd, Grazia la madre, uscito da pochi giorni con Squilibri, dove in dieci canzoni sono stati trasposti in musica altrettanti romanzi della grande scrittrice sarda, Premio Nobel per la Letteratura.

Il brano parla di una Sardegna ancestrale, ferma in un tempo remoto in cui uomini e natura danzano lo stesso ballo, si fondono e confondono influendo l’uno sull’altra e ho pensato che per raccontare bene questa canzone servissero le immagini catturate da Remo Branca poco prima che tutto cambiasse. Branca girò il suo film documentario, Itinerari deleddiani, nel 1961 ritornando sui luoghi dove era vissuta Grazia Deledda: Nuoro, la casa Natale, le strade polverose percorse da carri, l’Orthobene, il santuario di San Francesco di Lula, i mestieri e le ricorrenze celebrative di quella comunità antica che l’aveva vista nascere e crescere e che lei aveva poi cantato e celebrato nei suoi romanzi, scolpita a pietra nella memoria come modello e ispirazione, come punto di partenza per la comprensione del presente e di un mondo esterno, straniero ed ostile, che l’ambiziosa e battagliera giovane scrittrice avrebbe affrontato abbandonando ‘su connottu’, il conosciuto, un intero universo di valori, di lingua, di miti e di spiritualità, per trasferirsi a Roma e realizzare il sogno di vivere della propria arte.

Il film di Remo Branca, recentemente restaurato dalla Cineteca di Cagliari, rievoca molto bene quel mondo delle origini. Nel video si vede così un cavaliere solitario che vaga nei paesaggi desolati della sua terra e, accompagnato dal solo cavallo fedele, sembra non trovare mai un punto di arrivo. Suo padre lo attende ma non lo può vedere, riesce solo a immaginarlo nella sua cupa solitudine mentre il loro mondo continua a vivere nelle feste, nelle risate, negli incontri quotidiani, nella piccola allegria delle occasioni familiari, dalle quali loro due, padre e figlio, sono ormai

separati. Fabio Sanna ha poi inserito, tra le riprese di Remo Branca, uno spunto visivo che riporta all’oggi la stessa rappresentazione: una donna sola balla e poi riposa, senza poter fare altro che attendere il figlio che non torna.

Il video si apre con l’invocazione alla Madonna e ai santi ripresa dal romanzo di Grazia Deledda e recitata dalla pittrice e poetessa di Berchidda Roxana Rossi. L’invocazione alla regina del monte si ripete nei ritornelli dove alla mia voce si aggiungono quelle di Fabio Manconi e Andrea Lubino, autori delle musiche e degli arrangiamenti di tutte le canzoni dell’album. La chitarra è di Fabio Manconi, il basso è di Massimo Canu dei Tazenda, gruppo al quale ho dato la mia voce per due anni, prima di fondare una band tutta mia, i Chichimeca: ma quella è un’altra storia.

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