Cesare Cremonini in concerto a Bologna: "Buonasera dolce casa, che emozione"

Musica

Fabrizio Basso

L'artista omaggia la sua città e ne viene omaggiato in una serata di forti sentimenti e di palpiti intergenerazionali. Tra delfini che volano, pioggia di coriandoli e stelle filanti, momenti pirotecnici e l'omaggio a Lucio Dalla, un viaggio lungo quasi tre ore. LA RECENSIONE

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Si spengono le luci e si accende il violino (oltreché qualche migliaio di telefonini) per accogliere la band e La Ragazza del Futuro con la sua stella ubriaca. Cesare si eleva subito sopra il suo popolo tra fuochi artificiali e una pioggia di coriandoli argentati. Una partenza venusiana, una partenza “buona sera dolce casa, buona sera Bologna, torniamo a casa per una settimana solo per te. Fammi vedere chi sei con le mani al cielo”. Una commovente Padremadre ci porta nella dimensione liquida de Il Comico…ti guardi sotto le suole e senti la spiaggia di corallo mentre Cesare si mangia il palco con la voce e l’entusiasmo. Bastano due note di pianoforte per far apparire La nuova stella di Broadway e la gestualità di Cremonini ricorda molto il vero avanspettacolo, quello che ha fatto e narrato tanta parte della cultura in Italia. Il pubblico canta con lui che fa l’inchino e ringrazia. Parte rock Chimica, un lupo che ti punta e poi si veste di sensualità. Via la giacca sbriluccicante. Ed ecco il primo contatto fisico con Ballo, il suo amico di sempre. Di vita e di palco. Scommetto che il 90 per cento almeno delle signore presenti vorrebbero essere con lui…sei giorni su sette nella stessa camera. Luci e video trasmettono un effetto lynchiano. Ora vola il Colibrì che fa volare il pubblico tra gli alberi per poter essere libero.

Cesare Cremonini

“E’ tutta un’altra cosa essere a casa, ma vedo bandiere di altri luoghi ed è giusto che si sappia che Bologna è la città di tutta Italia. E benvenuti ai miei concittadini che amo. Pensavo di fare una Unipol tranquilla e invece sono emozionato. La memoria è importante, indietro nel tempo si va con cautela, riavvolgiamo il nastro del tempo…” e il boato che accoglie Qualcosa di Grande è devastante. Cesare guida la macchina del tempo con la chitarra ed è intenso il finale gitano. E’ proprio un Buon Viaggio quello cui ci invita nonostante dietro di lui ci sia un globo, un pianeta con un po’ di crepe e smottamenti, come quello vero. Ma tornano il sorriso e la speranza, tinti di rosso e con un delfino che nuota nell’aria nell’intro di Moonwalk, che addomestica dolcemente al pianoforte accompagnato dal violino di Davide Rossi. Poi Cesare ricorda che “a Bologna mi piace perdere un po’ di tempo sul palco. Stasera c’è mia mamma, la signora Carla, e mi ricordo di quando ero molto piccolo perché è merito suo se suono il pianoforte e ho fatto questo mestiere. Merito anche di mio padre che era un medico e stava tutto il giorno a lavorare. A 15 anni scrissi la mia prima canzone per una ragazzina e ricordo con emozione la prima volta che potei cantarla. Le prime parole scritte nella mia vita le dedico alla mia città”. La canzone è Vieni a vedere perché con quel vorrei vorrei io vivo attraverso gli occhi tuoi. Continua in solo piano con Le Sei e Ventisei. E mentre pensiamo al bello di nascere al tramonto rientra la band perché è il momento di scatenarsi con una lunga coda e poi entrare nel Mondo, quel posto che proprio gli piace e dove c’è spazio anche per Lorenzo Jovanotti.

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La scaletta del concerto di Cesare Cremonini a Bologna

Cesare Cremonini

Tre note ed è logico che è l’attimo di Logico #1. Tanta carica non può che diventare un Greygoose: e a proposito di vodka qualcuno sa perché nel parterre i cocktail ci sono e chi è seduto nei vari anelli non può andare oltre la birra? Sarebbe più dolce domattina, al risveglio dopo il concerto, sussurrare un amore buongiorno (magari senza il chi sei, quello lo lasciamo alla canzone). Sardegna è una ballad e serve ad ammorbidire l’energia anche perché la notte qui all’Unipol Arena è ancora lunga. Una come te è stilosa, formazione a mariachi sul palco per annunciare che “uno come me è single a 42 anni. Bravo Cesare ce l’hai fatta”. Il finale si approssima con Delfini, dove quattro delfini volanti attraversano l’Arena donando un effetto marino commovente, e Chiamala felicità. Ciao è pirotecnica, anche il pianoforte brucia, d’altra parte con una parola così bella è  e, purtroppo svalutata, è impossibile non infiammarsi. Uno dei momenti più attesi è Stella di Mare, omaggio di Cesare Cremonini a Lucio Dalla, che appare sullo schermo per sublimare questo duetto virtuale. L’applauso è lunghissimo: “Non esisteranno mai suoi eredi. Noi dobbiamo portare avanti il nostro passato. Questo per me è un gesto d’amore per la mia città e per Lucio Dalla”. Poi chiama al suo fianco Nicola Ballo Balestri e si accende la 50 Special e si va per i colli bolognesi: anche le gradinate perdono la compostezza e si scatenano in una danza quasi tribale perché questo non è l’inno di una generazione bensì un inno intergenerazionale. Si resta in piedi per spalmare un po' di Marmellata #25 che conclude con la sciarpa del Bologna. Torna un po’ di compostezza per Poetica che ci accompagna alla fine di questa sera bellissima sotto una pioggia dorata. Un teatro greco si disegna sul grande schermo per accogliere Nessuno vuole essere Robin. Il gran finale è una esplosione di stelle filanti per un saluto che ci accompagni verso Un giorno migliore.

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