Premio Tenco 2022, i 10 momenti da non dimenticare

Musica

Fabrizio Basso

©IPA/Fotogramma

Si è conclusa l'edizione 2022 della prestigiosa rassegna. Ecco il decalogo di situazioni che porteremo con noi, nel bene e nel male

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SIMONA MOLINARI
La signorilità. L’eleganza. La magia. L’artista campana porta la sua carezza all’Ariston attraverso il suo ultimo lavoro discografico, Petali. Ma attenzione non pensiamo a lei solo come interprete perché la sua storia insegna che non teme le sfide e le sue incursioni nel mondo dell’arte sono fraseggi dal linguaggio universale.
 

PINO MARINO
Sua l’assunzione di responsabilità più potente di questa edizione. Ha spiegato che i musicisti sono gente di parole e che questo è il tempo delle responsabilità, perché in questa epoca lacerata l’industria pesante si chiama arte. Lo spavento porta all’individualismo, lui lo ha chiamato singolarismo, e bisogna fare un passo indietro e scrivere una nuova grammatica comportamentale. I consensi non vanno inseguiti bensì vanno generati e uomini, donne parole e musica vanno conservati.
 

ERICA MOU
Fresca sposa, questa artista pugliese ha raggiunto negli ultimi anni una maturità inconsueta per la sua età. Ha scritto un libro, è a teatro con Concita De Gregorio e il suo ultimo album, Nature, è un ritratto di contemporaneità scritto con quella sana leggerezza che renderebbe la nostra esistenza più lucente.

CLUB TENCO/PREMIO TENCO E DINTORNI
Qui si va in pensiero bustrofedico. La sensazione è che la spinta verso le nuove forme di canzone d’autore, che quest’anno hanno visto premiare, tra gli altri, Marracash, Madame (lascito del 2021) e Ditonellapiaga, non sia accompagnata da un passo altrettanto lungo nel contorno. La conduzione di Antonio Silva non sempre tiene il ritmo ed è frammentata da un umorismo che faceva ridere nella Milano degli anni Ottanta, quella dei gamberetti in salsa cocktail e le pennette alla vodka. Morgan meritava più spazio, la sua esuberanza intellettuale è stata divertente, curiosa e portatrice di spunti di riflessione. Forse servirebbe un maggiore equilibrio in una doppia conduzione; Morgan in alcuni momenti è parso di passaggio. Ma questi saranno pensieri che i signori del Tenco affronteranno in camera caritatis, in totale autonomia come sempre. A proposito va detto che in tre sere non si è trovata una “cura” per i microfoni claudicanti (nonostante fosse coinvolto per la parte tecnica il pluricitato Jupiter, signore degli dei ma non dei microfoni evidentemente). Al netto di questo è stata una delle edizioni migliori di sempre con un solo neo: è mancato il tributo a Franco Gatti. E scommetto che Morgan ci avrebbe costruito un capolavoro. A proposito, la sua Le Luci e il Tempo santa subito! Infine grazie per la pazienza, per la professionalità e in particolare per le infinite panacee ai mal di pancia professionali che Erika Barbacelli, Giovanna Palombini e Giorgio Cipressi hanno costantemente inventato per permetterci di raccontarvi il Tenco 2022, mettendoci la faccia anche quando le nostre richieste di incontrare gli artisti venivano respinte perché “non parlano”. Sarebbe importante che nella già citata camera caritatis il comitato centrale stabilisse una regola che chi ha il privilegio di essere accolto tra le sue braccia non possa fare lo stilita. Infine cartellino rosso inappellabile per chi, la sera, ha accolto gli ospiti e gli artisti del Club Tenco per cenare: la prima sera coda chilometrica, la seconda un servizio con tempi incongrui (allo stesso tavolo si mangiava con tempistiche distanti), la terza un cimitero di piatti colmi di riso crudo abbandonati. Povera patria e povero sponsor.

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DJELEM DO MAR
Voci Oltre significa un album che raccoglie dieci idiomi e che è un viaggio che se prevede un ritorno è perché le radici sono sempre una ripartenza. Ammetto che le ho conosciute per caso, un ascolto casuale: Sara Marini e Fabia Salvucci volteggiano, con la loro musica, sul mappamondo dei popoli. Quello che è un problema lo diventa per tutti. Se ci fosse più persone come loro la vita sarebbe un infinito girotondo di umanità.

DITONELLAPIAGA

Camouflage è già un messaggio, è una variazione, è un mimetismo, è un gioco di Fata Morgana per dirla col (purtroppo) poco considerato poeta Diego Valeri. Margherita Carducci sul palco riassume l’eleganza di Patsy Kensit e l’energia di Pink. Si è portata a casa la targa della Migliore Opera Prima dopo una estate on the road. Lapilli di Beat Generation!

GIORGIO CONTE

Non una vita all’ombra la sua ma una vita sull’altra metà della luna. È un incanto ascoltarlo, seguire i voli pazzi delle sue parole, seguire le evoluzioni di ragionamenti che si annodano e si snodano e come un insetto in una ragnatela ci consumano di passione.

CLAUDIO BAGLIONI

Il Divo Claudio ci insegna che anche le cose impossibili possono accadere e racconta che il Tenco è galantuomo perché ci insegna a raccontare. Lui scivola tra le anse della vita da qualche decennio donandoci fotografie di quotidianità che il tempo non rende opache. La risposta del pubblico è fatta di lacrime e di ricordi. Intimità collettiva.

MARRACASH

Miglior album dell’anno Noi, Loro, gli Altri. È la prima volta di un rapper gladiatore nell’arena dell’Ariston tenchiana. Stanco per un tour pazzesco, una costellazione di sold out, ha speso le ultime stille di energia sul palco. Forse era lecito aspettarsi almeno un pezzo in più visto il momento epocale che Marracash ha celebrato ma quando Morgan ci ha provato la band si era già dissolta. Ve lo dico senza… Dubbi.

RUSÒ SALA

Catalana di Girona, surfeggia, con la sua musica, tra la musica dei trovatori e i canti popolari. Trovata la giusta alchimia ci aggiunge un po’ di jazz e impreziosisce il tutto con le influenze figlie dei suoi ascolti, Joni Mitchell in primis. È una delle massime interpreti della musica mediterranea.

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