Sudan Archives, il violino dell'anima vibra nell'album Natural Brown Prom Queen

Musica

Fabrizio Basso

Due anni dopo Athena, il disco di debutto, l'artista di Cincinnati torna con un nuovo album sempre su etichetta Stones Throw Records (Self). E' un lavoro che affronta i temi della razza, della femminilità e delle relazioni ferocemente leali e amorevoli con la sua famiglia, i suoi amici, il suo partner ma soprattutto con se stessa. L'INTERVISTA

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Produttrice autodidatta Sudan Archives, nativa di Cincinnati, mostra, ed esorcizza, le sue paure, le sue insicurezze e la sua fragilità nel nuovo album Natural Brown Prom Queen. Ma quelli di Brittney Parks, questo il vero nome, non sono segnali di resa bensì di grinta ed energia. A due anni dalll'album di debutto, Athena, la violinista e cantautrice torna con un lavoro che al suo sound unico e distintivo fonde elementi di R&B al violino, sonorità africane con elementi di elettronica sperimentale e funk. Sarà in Italia, unica data nel nostro paese, il prossimo 4 novembre al Circolo Magnolia di Milano.

Brittney come nasce il tuo nome d'arte e che significato ha?
E' stata mia madre che ha iniziato a chiamarmi così sostenendo che era un bel nome.

Mentre la parola archives era sul mio libro di musica e ho voluto mettere insieme i due

concetti.
Come nascono i tuoi testi e perché ricorri spesso a termini slang e dirty words ovvero parolacce?

Sono di Cincinnati e qui abbiamo un certo modo di dire le cose, un certo slang. Un

altro motivo sta nella mia educazione, nel mio percorso di crescita. James MCCall, che talvolta mi affianca nella scrittura, propone parole di questo tipo: ad esempio ha suggerito il verso Hop off my dick in Ciara.
Quando hai capito che la tua vita sarebbe stata nella musica e quanto ti ha influenzato essere una autodidatta?
Lo ho pensato sin da bambina. Ero una di quelle ragazzine che cantano in bagno. Essere autodidatta mi permette di avere un approccio unico nel fare musica. Faccio le cose in modo non convenzionale e così suonano diverse. Questo automaticamente rende unica la mia musica perché mi tiene lontano da certi suoni che escono dai computer. Me li creo io e si possono trovare modi divertenti per crearne.
Mi fai un esempio?
Certo! In Come Meh Way ho usato due cucchiai per fare dei suoni: se non fossi un’autodidatta probabilmente avrei ragionato come un produttore tradizionale e avrei usato dei suoni già esitentti.
Qual è la tua relazione col violino? Essere in primis una musicista influenza il tuo processo creativo?

Il violino è il primo pensiero poiché penso a come farlo suonare tanto potente quanto la linea di voce. Cerco di far legare questi due elementi. Se non fossi una musicista non penserei in questo modo. Ecco perché la violinista viene prima della cantante. 

Combinare uno strumento classico come il violino con suoni più moderni e creare contaminazioni è complesso?

Ho sempre pensato che questo potesse caratterizzare la mia musica. Potevo

provare la chitarra ma ho scelto il violino, perché semplicemente non avevo mai

visto nessuno fare certe cose con questo strumento. All'inizio non sapevo dove mi avrebbe portato ma è stato un percorso naturale. E poi era l’unico strumento che

avevo!
In Natural Brown Prom Queen scrivi: Sometimes I think that if I was light-skinned

Then I would get into all the parties Win all the Grammys (a volte penso che se fossi di carnagione chiara poi entrerei in tutte le feste e vincerei tutti i Grammy). Pensi che l’etnia abbia influenzato la tua vita e la tua carriera?

Non voglio pensarla in questo modo ma non ho neanche una risposta perché sono come sono e non saprei dirti come sarebbero andate le cose altrimenti. Certo è che è un’insicurezza che mi appartiene: mi domando ogni tanto se sarei trattata diversamente se appartenessi a una etnia diversa.
Che risposta ti dai?
Forse, ma so anche che ho tanto spazio per crescere come artista anche nel modo in cui appaio e nella persona che sono. Quando ho scritto questa canzone ho voluto mostrarmi vulnerabile e parlare delle mie insicurezze a voce alta invece che solo tra me e me.
Nell’album ricorre anche il tema della casa e penso a Home Maker. Cosa significa casa per te?

Casa è qualsiasi posto tu la possa creare, è ovunque tu abbia serenità e pace nella mente. Home Maker significa essere talmente in pace con se stessi da riuscire e creare la stessa sensazione in coloro che ci circondano. Ho scelto di parlare di questo tema perché mi ci sono arrovellata nei primi tempi della pandemia, quando avevo nostalgia di casa.

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