Rolling Stone, escono due video di "Have you seen your mother?"

Musica

Manuel Santangelo

Il brano, uscito in origine nel 1966 come singolo, ha ora ben due video ufficiali ad accompagnarlo. In uno viene restituita tutta l’energia di un concerto degli Stones mentre l’altro mostra i membri della band vestiti da donna durante una trasferta americana

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Peter Whitehead a metà degli anni Sessanta era il “regista” dei Rolling Stones. Aveva girato il documentario sull’ultimo tour Charlie Is My Darling – Ireland 1965 e, due anni dopo, avrebbe creato anche un proto-videoclip di We Love You (uscito ufficialmente in 4k solo il mese scorso). Era quello un periodo storico diverso per la musica e, con la generazione figlia di MTV ancora lontana, l’idea di fare un video per lanciare una canzone era ancora avveniristica. Have You Seen Your Mother, Baby, Standing in the Shadow? si  rivelò comunque un successo, anche se il materiale girato da Whitehead per lanciare il brano non ebbe la diffusione di un vero e proprio videoclip. Oggi quanto registrato in quei giorni riemerge, venendo pubblicato ufficialmente a distanza di 56 anni. Un regalo inaspettato che ci ricorda ancora quanto fosse avanti la band inglese.

Have you seen the Rolling Stones, baby?

Have You Seen Your Mother, Baby, Standing in the Shadow? non è un pezzo qualunque nella storia dei Rolling Stones. Fu infatti la prima canzone nel loro repertorio a fare uso di strumenti a fiato e si rivelò innovativa anche per lo sfruttamento del feedback chitarristico. A colpire tanti nel 1966 non furono però queste innovazioni tecniche né tantomeno il testo del brano, leggermente inquietante e un po’ criptico. La discussione ai tempi si concentrò infatti soprattutto sulla copertina del singolo, in cui gli Stones apparivano vestiti da donna. Anni dopo Mick Jagger avrebbe spiegato che quella foto non nasceva per veicolare chissà quale messaggio: era stata pensata per essere una trovata innocente, fatta solo “per far ridere”.

Uno dei due video pubblicati ora, a più di mezzo secolo di distanza, racconta proprio il backstage di quel set fotografico con Jerry Schatzberg dietro la macchina. Era il 9 settembre 1966 e i Rolling Stones in trasferta a Manhattan anticipavano l’estetica glam vestendosi come delle nonne pronte per la loro partita a bridge. Per chi volesse visitare il luogo in cui quella discussa foto è stata scattata, si tratta della 124 East 24th Street tra Lexington e Park Avenue, un angolo di città ancora oggi intriso di autentico spirito newyorchese.

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Storia di un uccellino e del ragazzo che gli insegnò a pogare

Il video con la band travestita non aveva alcuna connessione con il testo del brano che, nonostante venisse interpretato in diversi modi, era semplicemente un dialogo tra un ragazzo e un uccellino. Questa almeno la versione di Mick Jagger che spiegò poi: “Alcune canzoni le scrivo solo per ridere. Altre sono il naturale sviluppo di determinate idee. Questa canzone è un misto delle due cose. Dovete ascoltarla e dare la vostra interpretazione al testo. Non c'è però all’interno alcun tentativo di parlare del tema della maternità in maniera polemica”.

Difficile fare un videoclip partendo dal dialogo tra un essere umano e un pennuto. Per questo forse ha senso, perlomeno come escamotage, l’altro video girato ai tempi da Whitehead. Si tratta del resoconto per immagini di un concitato concerto tenutosi all’Albert Hall di Londra il 23 settembre 1966, il giorno in cui venne pubblicato il singolo. Questa testimonianza rende bene l’idea dell’energia che erano in grado di produrre a metà anni Sessanta i Rolling Stones sul parco, attraverso un montaggio caotico in cui si vede un pubblico decisamente agitato. Non si tratta di un video inedito, essendo stato già proposto all’interno del documentario del 1979 Heroes of Rock and Roll, ma la sua pubblicazione è una buona scusa per riscoprire un classico in parte dimenticato di Keith Richards e soci. Un brano che ai tempi ebbe successo anche in classifica, tanto da meritarsi addirittura una cover in italiano: Non ho più paura dell'ombra di Piero Focaccia. Non male per una canzone che in fondo parlava solo di un ragazzo e del suo uccellino.

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