Ad occhi chiusi, Murubutu pubblica un brano sulla narcolessia

Musica

Manuel Santangelo

©Getty

Il padre del 'letteraturap' ha scritto la canzone per sensibilizzare su una malattia rara di cui si parla ancora troppo poco

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Per Alessio Mariani in arte Murubutu non c’è una netta linea di confine tra essere un insegnante ed essere un rapper. Lui è convinto di fare in fondo sempre lo stesso lavoro, sul palco come dietro la cattedra: il suo scopo nella vita rimane infatti veicolare dei contenuti di tipo culturale in modo accattivante. A pochi mesi dalla sua ultima fatica dicografica, Storie d’amore con pioggia e altri racconti di rovesci e temporali, ha prestato le sue rime a una buona causa: la campagna di awareness e sensibilizzazione, #CreateforSleep. Nata dall’impegno dell’Associazione Italiana Narcolettici e Ipersonni (AIN), con il patrocinio dell’Associazione Italiana Medicina del Sonno (AIMS) e il supporto di BIOPROJET Italia, l’iniziativa si propone di parlare soprattutto ai giovani di una malattia troppo spesso sottovalutata o confusa con altre.

Murubutu ha costruito un brano che parla del tema, con la partecipazione della cantante Elisa Armante, intitolandolo significativamente Ad occhi chiusi. Una canzone-racconto che parla di un disturbo comune a molti e che esce proprio in concomitanza con la giornata nazionale della narcolessia.

Una battaglia con Morfeo

Non c’è stucchevole pietismo nelle parole di questo brano. La lotta del protagonista Fabio contro un impulso incontrollato a rifugiarsi nel sonno è raccontata dall’inizio, senza filtri e senza dimenticare comunque il lieto fine: “Oggi Fabio non ha paura, no, Fabio non ha una cura. Ma ha una figlia, una famiglia, ora segue una terapia. Fabio dopo una vita ha lenito la forza buia. Qua ha domato e poi recluso la sua arpia: narcolessia”, rappa Murubutu. La storia del protagonista non è reale ma non è questo che conta: si tratta infatti di un racconto in cui chiunque stia combattendo con questo disturbo può immedesimarsi. La storia di Fabio è il risultato di un insieme di esperienze raccolte dal padre del “letteraturap” attraverso i canali social di AIN. L’associazione ha spinto pazienti e caregiver a condividere il proprio rapporto con la narcolessia su internet, creando così una vera e propria community con cui l’artista si è interfacciato per creare Ad occhi chiusi.

La canzone è un lavoro apprezzabile non solo per i buoni intenti che ne hanno spinto la creazione. Lo stile narrativo di Murubutu si sposa perfettamente con un certo tipo di racconto e a regalare ulteriore musicalità al pezzo ci pensa la partecipazione di Elisa Armante, cantante dalle radici jazz e gospel.

GettyImages-Sonno

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Ad occhi chiusi sicuramente riesce a parlare di narcolessia con un’immediatezza e una semplicità che sono più che mai necessarie. Di questa malattia rara si parla infatti ancora troppo poco e molto spesso c’è il rischio che essa venga confusa o accorpata con altre patologie. L’AIN fa sapere che sono circa seimila le persone che soffrono di questo disturbo in Italia, ricordando al contempo come solo duemila di queste abbiano oggi ricevuto una diagnosi certa. La narcolessia porta a un’incapacità di gestire in maniera fisiologica il ritmo sonno-veglia con conseguenze che possono essere decisamente invalidanti. A Il Fatto Quotidiano il presidente di AIN Massimo Zenti ha raccontato la sua storia personale, rimarcando come la sua vita sia stata in qualche modo influenzata da una diagnosi arrivata tardi, solo alla soglia dei ventuno anni. Zenti ha definito il brano scritto da Murubutu “un mix perfetto di parole e musica che arriva dritto alle corde più intime di chi ascolta il brano” dicendosi orgoglioso della partecipazione del rapper a questa seconda edizione di #CreateforSleep. Il professor Murubutu merita un voto alto in pagella per aver partorito una canzone così ma il dieci e lode va soprattutto a coloro che ogni giorno lottano contro lo spettro di un sonno indesiderato. A chi gli chiede “Guarirai?” il protagonista della canzone risponde da perfetto alter-ego di migliaia di narcolettici: “Non so, ma non vincerà lei”.

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