Iggy Pop, Mantova si regala una notte folle accompagnata dall'energia dell'Iguana del Rock

Musica

Fabrizio Basso

Credit Riccardo Trudi Diotallevi

L'Iguana conquista la città dei Gonzaga con una energia contagiosa. Grazie anche alla Mantova Chamber Orchestra abbiamo avuto una fotografia inedita dell'artista del Michigan. IL RACCONTO DELLA SERATA

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Una musica crepuscolare, diabolica, vampiresca prepara l’apparizione sul palco dell’Iguana. Immagini in bianco e nero preludono il tributo istantaneo a Iggy Pop, protagonista di una inusuale serata, con The Free Band e la Mantova Chamber Orchestra a Palazzo Te, nel cuore della città dei Gonzaga. La voce ruvida come una irritazione cutanea porta in superficie i ricordi. Lui è vestito di nero, sopra solo giacca. Al secondo pezzo, Five Foot One, i bottoni anticipano quello che verrà pochi secondi dopo, quando resta a torso nudo ostentando una magrezza sana, con le costole esposte di chi il vento della vita e degli eccessi ha levigato. L’orchestra sinfonica si appoggia sull’atteggiamento punk di mister Iggy che dopo avere salutato il pubblico sul lalala di The Passanger, lascivo si massaggia gli addominali cantando, anzi sussurando, James Bond. Una tromba jazz ci accompagna nel mondo di Dirty Sanchez. L’Iguana passeggia da una parte all’altra del palco, sembra debba sgretolarsi da un momento all’altro e invece si ricompone come fosse fatto di pongo. E giusto per un gioco di consonanti, da pongo a pogo il passo, lessicale, è istantaneo: è la sola cosa che manca nella serata, tranne un fugace accenno nel finale. Ma i neuroni di ogni singola persona del pubblico lo hanno fatto. Come una volta, come un’epoca fa a leggere i nostri corpi, ma l’attitudine resta quella eterna del punk ed esplode con la batteria e il basso potenti di Lust for Life col volo dell’asta del microfono. Immenso, ipnotico, affabulatore di almeno quattro generazioni perché nella gonzaghiana Mantua c’erano anche parecchi giovani. E alla fine il ringraziamento è fucking thank-you.

Sembra un sudario ritmato dal rumore bianco del mare The Endless Sea, una nenia da Nightmare che porta, oltre ai lampi che sfrigolano in cielo, un senso di straniamento che sfocia nella gotica Sister Midnight. Una sirena che annuncia l'arrivo della nave in un porto è l’incipit, o almeno me pare, di Mass Production: la sua voce si gonfia, si distorce come se trasportasse un messaggio alieno. I violini sono una coperta dolce che accompagnano verso il finale con Free, Gimme Danger e Sick You, che lui comincia in ginocchio mentre tutto il pubblico urla il suo nome: la voce, prima tanto imperiosa ora è un sussurro melanconico, è una primavera che non è mai diventata estate, un autunno che mai ha perso le foglie…è una malattia di te che sfocia in un rock arrogante. Page è una ballad distorta che viaggia come una locomotiva lanciata a bomba contro l’ingiustizia verso il finale. Ecco Nightclubbing, preceduta dal lancio di una bandiera con le teste di moro sarde che lui si mette sulla spalla come un telo da spiaggia. Un violino e le mani che battono a ritmo fanno la notte incandescente come deve essere Glow in the Dark che nonostante una levità armonica di partenza, che poi diventa un muro sonoro fremente e frenetico, racconta un viaggio oscuro. Attesa fin dalla prima nota ecco, a chiudere il live I wanna be your dog: non servono parole, si ascolta. e basta. Sarebbe finita qui ma Iggy ha ancora voglia di fare musica. Dunque, inattese e solo con The Free Band, più rock che mai, con un pubblico tutto in piedi (fuck you direbbe l'Iguana a chi si lamentava che sulla sua sedia non aveva la visuale causa le troppe schiene saltanti davanti) arrivano T.V. Eye, Death Trip, Down on the street e per i saluti finali l'immensa Search and Destroy. Io credo che Iggy Pop sia una crisalide che mai è diventata farfalla. E’ proprio questa è la sua bellezza.

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E' da poco finito il live mantovano di Iggy Pop. Nel quartiere generale di Palazzo Te ora l'atmosfera è rilassata. C'è chi si concede una sigaretta, chi si regala una birra, chi telefona a a casa, chi chiacchiera. Fulvio De Rosa, Head Manager di Shining Production, colui che, accompagnato da uno staff pazzesco, accende tanta musica in Italia è visibilmente sereno e soddisfatto. Sta finendo una estate che rischiava di essere soffocata dalla musica e invece ne ha tratto linfa vitale: "Chi fa questo lavoro alla fine della fiera, seppur sommerso tra calcoli e budget, poi si fa prendere dall'entusiasmo. E' vero, c'era una preoccupazione enorme su come avrebbe retto il mercato italiano al sovraffollamento, basti pensare al rischio di percentuali di pubblico che doveva scegliere anche più cose nella stessa sera. Noi abbiamo lanciato la stagione a fine maggio ragionando su una percentuale di pubblico che non si presentava, era circa il 20 per cento: tanti rinvii hanno fatto perdere il senso dell’evento, qualcuno teme sempre i contagi; cresce il numero del pubblico disposto a spendere di più per avere lo status: nel caso di Iggy consisteva in posteggio vicino a Palazzo Te, visita guidata al capolavoro di Giulio Romano, ospitalità in una area vip e concerto goduto nelle prime cinque file. Alla fine ti dico che, nonostante le preoccupazioni, la fotografia del sistema Italia è di un settore che ha retto, anzi nessuno si immaginava una cosa del genere". Uscendo dalla filosofia generale ed entrando nel caso della rassegna mantovana, una delle migliori in Italia per eterogeneità e ricerca delle proposte, Fulvio De Rosa sottolinea che "collaborare con amministrazioni e location in provincia è sempre affascinante e stimolante. Qui abbiamo cercato di trovare elementi distintivi. Mantova ha 40mila abitanti e devi dare oltre il bello della città per portare qui la gente, puntando anche su cose uniche. Ti dico che nel 2021, in epoca di covid 10, abbiamo fatto dieci giorni praticamente tutti sold out".  Se dunque si può affermare che Mantova Estate Live 2022 ogni anno alza l'asticella, resta un elemento che andrebbe studiato e che porterebbe giovamento a tutto il mondo musicale: "Quello che manca da noi è la coesione delle principali agenzie, la collaborazione per uno stesso evento. Servirebbe una squadra. Tutte le realtà sono one man agency, ruota tutto attorno a una figura e tutti siamo figli di Franco Mamone. Va però detto che negli ultimi tempi ho notato segnali di avvicinamento e spero che il trend vada avanti". Anticipazioni per il 2023? I nomi che De Rosa vorrebbe sono tanti, ci sta lavorando ma "tra Iggy Pop e Placebo quest'anno e Manu Chao nel 2021 un po' di soddisfazioni me le sono tolte".

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