Ligabue, nella notte di Campovolo riaccende i sogni di rock and roll

Musica

Fabrizio Basso

L'artista emilano inaugura la RCF Arena con l'evento 30 Anni in un Giorno. Tre ore urlando contro il cielo con ospiti Eugenio Finardi, Elisa, Gazzelle, Francesco De Gregori, Loredana Berté e Mauro Pagani. LA RECENSIONE

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Sventolano la bandiera della pace e quella del cuore sul palco immenso, 77 metri di larghezza per 19 di altezza, della RCF Arena quando, poco dopo le 21, Luciano Ligabue accende finalmente la musica, accompagnato a rotazione da il Gruppo, ClanDestino e La Banda. L’attacco è con l’ultimo pezzo scritto dall’artista emiliano, Non cambierei la mia vita con nessun’altra: lui è al centro del palco illuminato da luci bianche e rosse. Un saluto, la soddisfazione di essere ripartito ed è già Balliamo sul Mondo in stile Pop Art cui seguono, senza tregua, come non hanno tregua le centomila persone che ballano, L’Odore del Sesso, Niente Paura, con due bambini mascherati sui grandi schermi e il Liga che per la prima volta percorre la passerella e raggiunge il cuore del suo popolo, e Il Sale della Terra. E’ il momento del primo ospite che è Loredana Berté. Quando Ligabue in una intervista la sentì raccontare di essere stata violentata a 16 anni decise di donarle Ho Smesso di Tacere: “Basta a tutte le violenze, mentali e fisiche. Lo sapete che ogni sei ore si registra un femminicidio? Ecco perché ho smesso di tacere”, tuona Loredana prima di duettare con Luciano. Con immagini di giochi ottici che rimanda agli albori del cinema si apre il Bar Mario, preceduta dal cambio band, è il momento dei ClanDestino, e da tre virtuosismi chitarristici: “Siamo del WWF -dice Ligabue- e siamo contro l’estinzione dei chitarristi, ora ognuno di loro si presenterà con la sua voce” e partolo gli assoli di Fede Poggipollini, Max Cottafavi e Niccolò Bossini. Bar Mario in alcuni momenti sembra un bolero che si chiude con una citazione di Gino Strada: “Io non sono un pacifista, io sono contro la guerra” e con Claudio Maioli, storico ed epico manager del Liga, che gli porta un caffé. E’ una stretta al cuore la nostalgia per le mille lire di Non è Tempo per noi cui segue l’arrivo sul palco di Eugenio Finardi: il Liga ricorda che la prima volta che suonò a Milano fu per aprire un live di Finardi. Fanno insieme una versione molto, ma molto rock di Musica Ribelle, unico brano della serata non scritto dal padrone di casa. Sugli schermi si vedono immagini dell’indimenticato concerto al Parco Lambro del 1976, vecchie copertine della rivista Il Re e Nudo e la frase “Come, quando, dove, perché – il Pop Festival”, simbolo del disarmo. Un momento commovente, una versione capolavoro di un brano che è nato come un capolavoro. A dare il ritmo all’invito a mollare le menate e mettersi a lottare è la batteria dello stratosferico Gigi Cavalli Cocchi: nelle riprese dall’alto sembra il pilota di una astronave sonora. Si procede con Ho Messo Via, Piccola Stella Senza Cielo immersa in una atmosfera notturna, e A che ora è la fine del mondo, con immagini di una televisione disturbata, nevrotica e ipnotica. Molto orwelliana.

Ligabue con Eugenio Finardi

Nuovo cambio di formazione. A circondare Luciano si presenta Il Gruppo. L’Amore Conta porta sul palco della RCF Arena Gazzelle. Ligabue ne ha ascoltato una sua versione pianistica e se ne è innamorato al punto di invitarlo a Reggio Emilia. E’, in questa serata bellissima e caldissima, il momento più inaspettato e proprio per questo il più affascinante. Due generazioni a confronto, il desiderio di condividere un po’ di tempo e musica scollegato da fattori, appunto, generazionali. Il loro L’Amore Conta è da brivido. Luci alla Las Vegas anni Ottanta per Luci d’America dopodiché si il Liga si mette al centro del palco con la sua chitarra per Il Giorno dei Giorni, il brano che, nel 2005, apri quell’evento unico e irripetibile che fu Campovolo 2005, il primo di un poker che è stato calato ieri sera (gli altri due sono del 2011 e del 2015) cui si aggiunge, nel 2012, Italia Loves Emilia dove tanti artisti si sono ritrovati per raccogliere fondi per l’Emilia ferita dal terremoto. Se penso al concetto di canzone senza tempo, uno dei rari titoli che mi vengono in mente è Buonanotte all’Italia, ed è stato dunque un privilegio poterla ascoltare, e vedere, condivisa da Ligabue e il Principe Francesco De Gregori. Altro cambio set, sul palco c’è La Banda, per la versione acustica di un messaggio che parte da Campovolo destinazione Europa: Il Mio nome è Mai più; col Liga c’è Mauro Pagani, che quando regala il finale con l’armonica a bocca fa scendere i lucciconi. Il ritmo è sempre più serrato, l’aria è elettrica: si procede con una I Ragazzi sono Giro assai grunge, una Ti Sento con coreografia da sand art, Eri Bellissima classicheggiante come scenografia per via di una danzatrice fluorescente, Il Giorno di Dolore che uno Ha e Quella che non Sei, che mostra un Ligabue come scolpito in volto, un manifesto della bella tensione che lo accompagna. Cala il silenzio e si leva la poesia per Certe Notti, forse la più amata e la più attesa. Ma che mi lascia con un interrogativo: tra il pubblico ho visto molti giovani…sanno chi è Neil Young? Scie luminose accompagnano Sulla Mia strada, l’ultimo cambio set e la discesa verso il finale. Si comincia con una struggente, acustica Una Vita da Mediano cui succedono Il Meglio Deve Ancora Venire e l’ultimo super ospite della serata, Elisa: il brano è A Modo Tuo e qui Luciano rivendica il suo orgoglio reggiano aggiungendo che è la sola artista con la quale ha collaborato in più occasioni. Va sottolineato che quando Elisa accende la voce la sentono dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno. Manca poco, giusto Questa è la Mia Vita e Tra palco e Realtà che fa senza stacco prima dei due bis che sono Urlando contro il Cielo, con tutte le band sul palco per un totale di tredici musicisti, e Sogni di Rock and Roll. Una pioggia di fuochi artificiali accende la notte e ci ricorda che la festa esce dal palco e continua nella nostra vita!

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