Manuel Zito, tra le Coincidences della sua musica e una playlist di formazione

Musica
Credit Enrico Pascarella

Coincidences è il nuovo album di questo pianista e compositore la cui musica è un mélange che unisce richiami neoclassici a un amore per le suggestioni elettroniche di artisti contemporanei nord europei, con un efficace bilanciamento di strumenti acustici ed elettronici. Il disco è la continuazione della strada intrapresa Fernweh. Qui una playlist dei brani che hanno contribuito alla sua formazione

Olafur Arnalds – Near Light

Ascoltare Olafur e, in particolare questo brano, è stato, per me, illuminante. Ricordo ancora perfettamente la prima volta che ho ascoltato questo brano e ho “scoperto” la possibilità di comporre con un equilibrio perfetto tra pianoforte, archi e suoni elettronici. Considero Arnalds una specie di “anima pura”, riesce a trasferire nella sua musica tante emozioni e tanto amore per essa.

Coldplay – Clocks

Questo è stato il primo brano “non classico” che ho suonato. Avevo 16 anni e uscì “A rush of blood to the head”. Mio cugino, universitario e ascoltatore assiduo di musica, mi consigliò di ascoltare questo disco e in particolare “la traccia 5” (Clocks, appunto). Ho scoperto che il piano poteva essere usato in maniera funzionale e da protagonista anche in un ambito che non era puramente classico. Da lì in poi ho iniziato a suonare, per più di 10 anni, anche musica leggera.

Nils Frahm – You

Nils è una specie di “padre” del Piano Felt, cioè il piano suonato con la sordina. Questo tipo di sonorità rende il pianoforte ancora più intimo e, dopo di lui, hanno iniziato in tanti a usarlo proprio come scelta timbrica. Frahm è un bravissimo pianista ma sa usare pure tutto quello che sia suono elettronico. Ho scelto questo brano perché è stato uno dei suoi primi brani che ho ascoltato e che mi ha travolto emotivamente.
 

Ennio Morricone – Invenzione per John (Da “Giù la testa”)

Avrei potuto indicare tante colonne sonore di Morricone; ho preferito scegliere questa per diversi motivi. Il primo è che, a mio avviso, il periodo a cavallo tra gli anni 60 e 70 è stato il periodo più sperimentale e più innovativo all’interno del mondo delle colonne sonore di Morricone; il secondo è che questo brano, dalla durata di circa 9 minuti, può essere paragonato a una specie di Overture di un’opera lirica: all’interno di esso ci sono tutti i temi del film. Io penso che in questo caso una

struttura derivata dalla musica classica viene sfruttata al meglio nell’àmbito della musica per le immagini da un genio assoluto del ‘900.

Claude Debussy – La fille aux cheveux de lin

Debussy è tra i miei compositori preferiti. Questo brano, nella sua semplicità, ha tante piccole perle musicali. L’inizio con un arpeggio di pentatonica (scala amata molto dai chitarristi), l’armonia che fluisce spesso in modi inaspettati, melodia che torna con armonie diverse, per cui sembra sempre nuova e inaspettata. Tutte queste piccole cose sono per me fonte di ispirazione e punti di riferimento.

Max Richter – Maria, the Poet (1913)

Questo è stato uno dei primi brani che ascoltai di Richter (compositore, tra l’altro, della colonna sonora de “L’amica geniale”). Il brano inizia con una voce femminile che recita una poesia in russo e piano piano entra un’orchestra d’archi: senza capire il testo, la musica mi riuscì a trasferire l’angoscia, la solitudine, la malinconia del testo, che poi ho scoperto parlare di persone che cadono nell’abisso. Per me Richter è uno dei compositori attuali che, con la sua musica, riesce a essere veramente dirompente a livello emotivo.

Johann Johannsson – Flight from the city

Questo brano è uno dei più belli e più emozionanti del compositore islandese, scomparso nel 2018. E’ un brano che potrebbe essere definitivo come minimalista: il piano riproduce una cellula quasi sempre uguale, mentre suoni si muovono intorno ad adesso: archi, suoni sintetici, etc. Il tutto rende il brano molto intimo ed emotivo.

Ryuichi Sakamoto – The Last Emperor

Sakamoto è uno dei compositori attuali che è un punto di unione tra la musica orientale e occidentale. Ho scelto la colonna sonora de “L’ultimo imperatore” perché è uno dei suoi brani che meglio rappresenta questa unione: la melodia è chiaramente ispirata al mondo orientale (mondo che, tra l’altro, ha ispirato alcuni compositori europei del 900, come Debussy), anche l’uso di strumenti tradizionali porta a pensare subito all’oriente, ma la strumentazione che accompagna il tutto è assolutamente di stampo occidentale.

Luke Howard – Liminal

Ho scoperto questo compositore australiano per caso. Di questo brano mi ha colpito l’idea di far diventare il suono iniziale, che sembra venire dalla natura, come tappeto quando entrano il piano, il violino e il violoncello. Diventa quasi come un incontro tra un trio di strumenti acustici e una specie di musica “concreta”: questa unione, che ritengo molto azzeccata, mi è piaciuta molto e a volte o cercato di trasferire questa idea nella mia musica.

Manuel Zito – Absences

Questo è uno dei brani che mi rappresenta di più: a differenza di tanti altri brani, è stata la prima volta che ho iniziato dai suoni elettronici. Ho iniziato dalla parte dei sintetizzatori, per poi passare agli archi e al piano, infine al suono di kick che è presente in tutto il brano (suono che mi ha aiutato a ricercare un mio caro amico). “Absences” è uno dei brani che amo più suonare dal vivo perché è un brano che parla di cose molto personali ma tanti mi hanno detto che è arrivato al primo ascolto e ne sono molto felice.

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