Le piazze, l'abilità e la disabilità, il mondo virtuale, l'afflato internazionale... la Fondazione Nazionale della Danza lancia le sue sfide agli anni che verranno
Arrendersi mai perché anche quando il corpo è fragile, la mente no. E qui siamo in un contesto dove di fragile non c'è nulla. La Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto ha presentato le sue sfide al triennio che verrà. Inizia, anzi continua, per l'universo elaborato dal direttore generale e artistico della Fondazione Gigi Cristoferetti un viaggio composto da tanto estero, tanta creatività, un uso arguto del mondo virtuale e una intelligente trama di collaborazioni. Il momento è complesso, ma quando c'è da gettare il cuore oltre l'ostacolo Aterballetto non guarda alle distanze. Salta. Punto. Come ha precisato il presidente della Fondazione Azio Sezzi "l'emergenza covid ha cambiato anche alcune cose all’interno della compagnia, sono stati fatti investimenti importanti sul digitale e con buoni risultati. Quindi non è il solo il palcoscenico il protagonista ma ci sono altre forme, anche spettacoli con meno danzatori ma che coinvolgono aree urbane. Il Comune di Reggio Emilia e la Regione Emilia Romagna danno un apporto continuo e affidabile e quindi possiamo guardare al futuro con solidità".
L'assessore cultura del comune di Reggio Emilia Annalisa Rabitti si è soffermata non solo sul valore culturale di Aterballetto ma ha sottolineato la sua forza propulsiva a tutto tondo: "La Fondazione è un ambasciatore per come concepiamo l’arte, una eccellenza coraggiosa che rende Reggio Emilia un orgoglio a livello internazionale. Durante la pandemia noi non ci siamo difesi ma abbiamo fatto un passo avanti, la reazione è stata le nuove tecnologie ma accompagnate da un pensiero. Ora col progetto MicroDanze vogliamo portare questa esperienza in città, Reggio è città della danza in modo profondo. C’è attenzione al mondo dell’umano e delle fragilità, a un altro modo di raccontare il corpo".
A portarci dentro il mondo Aterballetto è il suo direttore Gigi Cristoforetti che parte da un quesito che in realtà riguarda non solo il suo lavoro bensì tutti noi: quale è il ruolo dell’arte in uno dei momenti più drammatici di questa epoca? Ovviamente la risposta non è facile in quanto, da due anni a questa parte, la parola arte è stata utilizzata con troppa facilità, con una leggerezza quasi offensiva. Condivido dunque la riflessione del direttore: "L'arte non deve essere collaterale alla politica o alla geo-politca bensì creare relazioni, guardare al tessuto sociale intervenendo. Ma soprattutto cogliere le opportunità che offrono le città. Dobbiamo creare bellezza che è anche speranza. Noi saremo nel weekend a Brescia col progetto Stanze Rooms di Diego Tortelli creando il tema della prossimità, un rapporto speciale tra interprete e spettatore, portando la danza e la creazione fuori dai teatri". Poi inizierà l'abbraccio con la città che ospita Aterballetto, Reggio Emilia, un itinerario che inizierà ai Chiostri di San Pietro e terminerà alle Officine Reggiane "connettendo spazi sulla linea della rigenerazione urbana. Poi a inizio giugno saremo ad Atene. Le MicroDanze saranno a metà luglio a Reggio Emilia, poi a Roma a Castel Sant’Angelo e quindi a Parigi a inizio ottobre nella notte bianca della capitale francese. Questo è il primo di un triennio che ci porterà a diventare un centro coreografico internazionale, una struttura di riferimento". Si tratta in realtà di un passo oltre in quanto lo sguardo ecumenico di Aterballetto è già ampio, panottico e le aperture verso Israele, Cuba e Canada non sono che un consolidamento della credibilità: "Il nostro è un manifesto di apertura", choisa Cristoforetti. Il 2023 sarà dedicato alle tournée nel 2024 arriveranno due creazioni della coreografa più ricercata d'Europa, Crystal Pite: "La ricerca -conclude il direttore- ci vede impegnati sia per i processi creativi che per la narrativa verso gli altri".
Il gran finale è affidato all'assessore regionale alla Cultura Mauro Felicori: “Partecipo con una passione quasi infantile al lavoro di Aterballetto. Non dobbiamo accontentarci di essere la terza regione italiana nei contenuti culturali, dobbiamo fare in modo che Milano e Roma si preoccupino ogni giorno di cosa stiamo creando. Siamo la prima compagnia di danza in Italia ed è giusto che guardiamo all’Europa".