Chiara Civello, un ciclo di Chansons per dare respiro all'anima

Musica

Fabrizio Basso

Eacconta, con la sua musica e sua poesia, la musica francese, scrive un brano con lo scrittore Emanuele Trevi, vincitore di un Premio Strega, e il 17 e 18 dcembre sarà in concerto al Blue Note di Milano. L'INTERVISTA

Una esploratrice dell'anima e delle emozioni. Questo è Chiara Civello, un orgoglio italiano, che con il suo spirito inquieto e nomade ci ha reso famigliari tanti mondi distanti, per chilometri e cultura. Chansons: International French Standards (Kwaidan Records) è il nuovo album di Chiara Civello dedicato alla grande canzone d’autore francese che vede anche la straordinaria collaborazione del produttore Marc Collin dei Nouvelle Vague. Venerdì 17 e sabato 18 tornerà in concerto al Blue Note di Milano con un live unico e armonioso che avrà un seguito il 20 dicembre al Dentro Le Grotte di Castellana Grotte in provincia di Bari. 

Chiara quando nasce l’idea del disco? Hai scelto il titolo più semplice ma anche più evocativo.
Richiama il mio doppio passo da canzoni a chansons e chissà che poi non arrivi canciones. Faccio un disco da interprete e uno da autrice. Voglio sempre dedicarmi a un repertorio che mi appassiona in un preciso momento perché siamo esseri mutevoli. L’alternanza mi fa sentire completa, come nella vita inspiri ed espiri e io mi trovo in questo ritmo.
Come si è sviluppato il progetto?
Il mio produttore ha una inclinazione per la rilettura dei brani e mi ha proposto gli standard che non tutti sanno di essere di autori francesi, tipo My Way o The Good Life. Ho iniziato a interessarmi alle versioni in italiano e le ho vestite sulla mia pelle, rispecchiava la mia idea. Per altro una idea che nasce prima del covid ed è un album tutto registrato dal vivo, non c’è sovrapposizione di strumenti. La mia versione di Col tempo Sai non la ho mai ricantata, buona la prima. Chansons ha toccato corde profonde in me, Marc poi ha fatto un po’ di post produzione, ci ha messo riverberi e fruscii, è quasi cinematico. Abbiamo abbracciato gli idoli comuni con suoni più intensi.
Infatti ogni ascolto ha un sapore diverso.
Anche io da ascoltatrice sento le cose più volte e ognuna mi offre nuove sensazioni. Dipende molto dal momento in cui lo ascolti.
Parliamo di Perdiamoci: che storia ha il brano realizzato con Emanuele Trevi?
E' stata una richiesta della produzione della serie televisiva di Imma Tataranni: un gruppo di amici con empatia e sinergia ha creato una cosa che ha avuto un grande successo. Ho fatto anche un cameo, mi hanno chiamata per essere me stessa e mi hanno data carta bianca come è accaduto a Caetano Veloso col suo cameo nel film di Almodovar. Mi canticchiano il tema al telefono, io, che ero in Brasile, armonizzo con la chitarra e la sviluppo in forma canzone.
So che con Emanuele Trevi siete amici da tempo: ricordi il primo incontro?
A casa di Patrizia Cavalli, la poeta, guai chiamarla poetessa, non vuole declinare, e da quel giorno abbiamo iniziato a frequentarci. E' venuto ai miei concerti, ci sentivamo ogni tanto poi ci siamo rivisti in Puglia. Un giorno improvvisamente lo ho chiamato e gli ho chiesto se mai aveva scritto una canzone. Ha risposto no e allora ci abbiamo lavorato lo stesso pomeriggio. In primis per noi è uno stare insieme. Gli suonavo tante volte la melodia, prendeva nota di settenari e ottonari. Ed è nata Perdiamoci.
Oggi che valore ha la parola perdiamoci?
Per me è l’abbandono, per lui sfumiamo il nostro legame. Per me è cogliamo l’attimo, abbandoniamoci adesso, il tempo passa e poi ci allontana inevitabilmente.
Per Trevi si è trattato della prima canzone: ha un futuro come autore?
Quando hai a che fare con nuovo compositore la nascita di un brano è più pura, da sola ho i trucchetti per sorprendermi nella purezza dell’idea. C'è empatia tra noi, c'è una connessione mentale che ci può portare a fare tante cose.
E’ vero che c’è ne è una seconda praticamente pronta?
E' pronta è presto saprete dove verrà collocata.
Ti sei divertita a fare il cameo nella serie?
Ho trovato una grandissima considerazione della musica, di come la musica può essere protagonista. Le canzoni hanno potere evocativo: in Un uomo, una donna di Claude Lelouch ci sono intere canzoni, penso a quella Vinicius, e il film va avanti senza il dialogo, con la canzone che arriva diritta al cuore. La canzone risveglia la protagonista che manda un messaggio: è il potere evocativo della musica.
Tornerai musicalmente verso il Brasile o sei diretta in altri mondi sonori?
Sono in altri luoghi. Ho un album che era praticamente pronto prima di Chansons poi è stato superato. Ma vi sorprenderò.
Che accadrà al Blue Note e nei prossimi concerti? Come fonderai le tue tante anime?
Al centro del live c'è Chansons e poi ci saranno le canzoni di Chiara più vicine al progetto, tutte proposte in forma molto delicata e lieve.
Che regalo vorresti per Natale e ne farai uno ai fan?
Ai fan ci penserò, magari come tu dici potrei pensare a qualcosa di unplugged. Io vorrei che l'umanità uscisse da questa situazione, che tornasse a respirare libera. Se poi deve essere pratica...vorrei un paio di occhialini spaziali per nuotare!

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