Vasco Rossi: “I Rolling Stones mi hanno insegnato il potere della provocazione”

Musica

Camilla Sernagiotto

©Getty

Il rocker di Zocca ha parlato dell'importanza che Mick Jagger & Co. hanno avuto per lui. In un’intervista rilasciata nella giornata di inaugurazione della Milano Music Week, ha rievocato il suo esordio musicale. “Ho ripensato agli inizi della mia carriera durante il periodo della pandemia”, ha spiegato. “Ho scoperto i Rolling Stones a 15 anni e sono rimasto colpito. Ho capito come la musica potesse provocare. Mi sembrava il linguaggio perfetto per esprimere le mie sensazioni estreme”

Finalmente qualcuno che incensa un po’ i Rolling Stones: dopo Paul McCartney - che non perde occasione per fare frecciatine agli eterni rivali dei Beatles - e Roger Daltrey degli Who (che dopo la boutade di Macca, che ha definito gli Stones alla stregua di una “cover band di blues”, ne ha parlato addirittura in termini di “pub band mediocre”), finalmente una voce autorevole del rock dice la sua dando a Jagger quel che è di Jagger. Altro che Cesare.

Ma se le voci critiche provenivano dal rock d'oltremanica (McCartney e Daltrey sono britannici, per chi si stesse confondendo), l'ugola che esce allo scoperto per omaggiare la band londinese è tutta nostrana: parliamo infatti di Vasco Rossi.

Il mitico rocker di Zocca ha parlato dell'importanza che i Rolling Stones hanno avuto per lui, raccontando che da quando li scoprì alla tenera età di 15 anni per lui sono stati di ispirazione. Non soltanto a livello musicale (il rock è il genere sia degli Stones sia di Vasco) ma soprattutto per quanto riguarda ciò che sta alla base della creazione stessa: le motivazioni.

Da Mick Jagger, Keith Richards e compagni, infatti, Vasco ha imparato l’arte della provocazione. Dal loro esempio, ha tratto una lezione artistica che ha poi sempre attuato sul palco: ciò che voleva era scioccare e provocare, rendere “sconvolte” le persone che lo vedevano esibirsi sul palco, come lui stesso ha dichiarato.

Più che un'ispirazione musicale, quella che gli Stones hanno offerto al nostro mostro sacro del rock all’italiana è stata porsi come musa della performance. Dalla celebre band britannica Vasco ha imparato a essere un performer, innanzitutto. Uno showman capace di scuotere le coscienze, di colpire nel segno. E, un po’ come i suoi colleghi di (i Can't Get No) Satisfaction, Paint It Black ed Angie, anche Vasco è ancora attivo musicalmente dopo decenni di rosea carriera. Quindi l'antica arte della provocazione sembrerebbe mantenere sempreverde e sempregiovane chi la coltiva. Lo sapeva bene Oscar Wilde, grande provocatore che ci propinò la storia del quadro in soffitta di Dorian Gray prendendoci forse in giro: non voleva rivelarci che l’unico vero elisir di lunga vita, lunga energia, lungo charme, lungo sex appeal è solo ed esclusivamente provocare, svecchiandosi da sé insomma. Lui, gli Stones e Vasco ne sono esempi viventi (e ne sono stati, sempre che Wilde non sia ancora vivo, assieme a Elvis da qualche parte). Ricordiamo che Wilde nacque nel 1854 e morì nel 1900 all’allora veneranda età di 46 anni, in tempi in cui l’aspettativa di vita era tale da far credere a tutti i suoi contemporanei che davvero avesse il ritratto in soffitta a invecchiare al posto suo…

Le parole di Vasco

In un’intervista rilasciata nella giornata di inaugurazione della Milano Music Week 2021, Vasco Rossi ha presentato la nuova raccolta di canzoni, "Siamo qui”, un disco che infrange la promessa che il rocker aveva fatto qualche tempo fa, quella di non pubblicare più fatiche discografiche.


Ma dopo sei anni dall'ultimo lavoro è tornato fortunatamente sui suoi passi, per la gioia del folto stuolo di fan. “Ho pensato di chiudere un cerchio della mia vita e della mia carriera, che avevo iniziato con La verità", ha raccontato il musicista a Luca De Gennaro.

approfondimento

Paul McCartney: «I Rolling Stones? Sono una cover band blues»

La rievocazione dell’esordio

Durante l'intervista su questa sua nuova raccolta di canzoni in cui rievoca il suo esordio discografico, ossia La verità, Vasco si è soffermato quindi sul suo debutto nel mondo dello spettacolo. Ammettendo di aver pensato molto ai primi anni dell'attività musicale durante l'emergenza sanitaria che stiamo vivendo da quasi due anni.


“Ho ripensato agli inizi della mia carriera durante il periodo della pandemia perché mi sono sentito solo e in quel periodo mi sono reso conto dell’importanza della musica dal vivo – sottolinea il rocker - e credo che in tanti come me se ne siano accorti. I miei primi concerti furono nei piccoli club. Anche se c’erano poche persone volevo che rimanessero sconvolte dopo avermi visto sul palco. È il rock che ha scelto me”, queste le parole dell’artista.

approfondimento

Dopo McCartney, Roger Daltrey vs gli Stones: "Una pub band mediocre"

L’ispirazione venuta dagli Stones

Vasco è sempre stato un grande cultore della band di Mick Jagger. Più volte durante la sua carriera ha ammesso di esserne stato ispirato fin dagli esordi. Anche in occasione di queste sue nuove dichiarazioni, Rossi tira in ballo gli Stones. E c'è proprio da usare l'espressione tirare in ballo: dal gruppo inglese ha imparato non soltanto a fare musica ma anche a fare tutto ciò che contorna la sua musica, ossia il modo di stare sul palco, le provocazioni e via dicendo. Manca solo la rooster dance di Jagger, quelle movenze da gallo diventate iconiche, e poi ha tirato in ballo (!) davvero tutto quanto...

“Ho scoperto i Rolling Stones a 15 anni e sono rimasto colpito, ho capito come la musica potesse provocare. Mi sembrava il linguaggio perfetto per esprimere le mie sensazioni estreme. O estrema dolcezza o estrema rabbia, io mi sono sempre mosso fra questi estremi. Il rock del mio ultimo album è fatto con gli strumenti, va in direzione ostinata e contraria, è classic rock, non è rock mainstream. E non vedo l’ora di tornare sul palco per suonarlo”, ha affermato Vasco Rossi durante l’intervista rilasciata a Luca De Gennaro. 

approfondimento

Vasco Rossi presenta "Siamo qui", un album classic rock. VIDEO

Le recenti critiche mosse ai Rolling Stones

A metà novembre 2021 il frontman degli Who, Roger Daltrey, ha dichiarato le seguenti parole: “Non possiamo dimenticare che Mick Jagger è ancora il migliore showman del rock’n’roll. Ma la band… se fossi fuori da un pub e sentissi la loro musica venire fuori da una finestra, finirei per pensare: ‘Beh, è una pub band mediocre!’ Lo dico con il massimo rispetto”.

 

Il cantante del gruppo rock mod The Who si è espresso in questi termini in un’intervista con The Coda Collection, recentemente ripresa da NME.
Negli ultimi trenta giorni è la seconda leggenda del rock che critica gli Stones: a metà ottobre 2021 era stato Paul McCartney a dare il la a questo giochetto.
L’ex Beatle un mese fa aveva definito i colleghi (e coetanei) con un denigratorio “sono una blues cover band” (con tutto il rispetto per le cover band di genere blues, diciamo noi).

Proprio riferendosi alle parole del bassista dei Fab Four, il cantante degli Who ha fatto le sue dichiarazioni denigratorie. Con tutto il rispetto per le pub band, diciamo noi.

approfondimento

Rolling Stones, compie 40 anni Tattoo You e torna con 9 inediti

Spettacolo: Per te