Beatles, ritrovata una canzone perduta in cui suonano George Harrison e Ringo Starr

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Camilla Sernagiotto

©Getty

Si intitola “Radhe Shaam” ed è stata scritta nel '68 per il documentario “East Meets West”. I due musicisti si offrirono per suonare la batteria e la chitarra. La registrazione avvenne quando i Fab Four erano all'apice del successo. Il brano è stato ritrovato nella casa dello scrittore Suresh Joshi (omonimo del famoso romanziere e critico letterario indiano, scomparso nel 1986), autore della canzone. È prevista una pubblicazione e una commercializzazione, i cui proventi verranno devoluti in beneficenza

È stata ritrovata una canzone perduta la cui registrazione vede suonare (anzi: sente suonare) due mostri sacri delle sette note: George Harrison e Ringo Starr.

I due membri dei Beatles si prestarono nel 1968 ad accompagnare alla chitarra e alla batteria il brano intitolato Radhe Shaam, una canzone il cui autore è il giornalista e scrittore Suresh Joshi (omonimo del famoso romanziere e critico letterario indiano, scomparso nel 1986), ideata per accompagnare il documentario East Meets West.

George Harrison e Ringo Starr in quell'anno così iconico, il ’68, erano all'apice del successo come componenti della band più celebre della storia, senza se e senza ma. Diciamo una delle più famose, in segno di rispetto verso i Rolling Stones…

Proprio in quel periodo - in cui erano venerati come divinità in terra - i due musicisti si offrirono per suonare batteria e chitarra nella registrazione della canzone.
Il nastro è stato rinvenuto nell'abitazione dello scrittore indiano a cui si deve il pezzo.
I due Beatles lo incisero presso i Trident Studios di Londra, gli stessi studi discografici in cui stavano registrando proprio in quel periodo assieme a John Lennon e Paul McCartney un titolo che sarebbe poi entrato nella storia: Hey Jude.

L’esecuzione di Radhe Shaam da parte di Harrison e Starr non è stata l’unica: la canzone è stata suonata per un pubblico composto da 100 persone presso il Liverpool Beatles Museum.

Da notare bene che Suresh Joshi, oggi 75enne, fu colui che presentò a George Harrison il famoso musicista indiano Ravi Shankar. Come ben sappiamo, Shankar ha avuto poi un'influenza enorme su quello che era ormai l'ex Beatle, insegnandogli a suonare il sitar.

Il brano ritrovato

La canzone Radhe Shaam fu anche trasmessa su BBC Radio Merseyside.

 

Si tratta di un brano di genere psichedelico inedito, mai ascoltato prima.

Il ritrovamento è avvenuto presso un loft di Birmingham, nel Regno Unito, abitazione dello scrittore Suresh Joshi.
Quest'ultimo ha raccontato ai microfoni della BBC che il suo amico Deepak Pathak, grande fan dei Beatles, ha insistito per cercare il master tape che era stato perduto e ritrovato a più riprese dal proprietario.

 

Una volta rinvenuto il prezioso nastro, Pathak l'ha mandato al produttore musicale Suraj Shinh, il quale l’ha poi restaurato e mixato.

È prevista una pubblicazione e una commercializzazione di Radhe Shaam, i cui proventi verranno devoluti in beneficenza

Joshi afferma che quel brano è molto rilevante oggi: “La canzone stessa ruota attorno al concetto che siamo tutti uno e che il mondo è la nostra ostrica”, dichiara, aggiungendo poi parole molto attuali: “Qualcosa che tutti abbiamo realizzato durante questa pandemia”.

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Le caratteristiche della canzone

Come riporta la BBC, il pezzo è caratterizzato dalla voce in lingua hindi del cantante Aashish Khan ma offre parecchio spazio sia a George Harrison sia a Ringo Starr.

Cosa abbastanza ovvia concedergli tanto spazio dato che parliamo del '68, anno in cui erano divinità musicali senza precedenti. Sarebbe stato folle non renderli protagonisti...
E infatti Radhe Shaam sarebbe connotata da un lungo assolo di chitarra eseguito da Harrison e dai tipici rulli di batteria e riempimenti firmati da Starr. Usiamo il condizionale, sarebbe, perché nessuno l'ha mai ascoltata fino a ora, a parte i diretti interessati e qualche fortunato che si conta sulle dita di una mano.

 

Oltre a raccontare come quel brano tratti una tematica attuale, quella lezione imparata purtroppo a nostre spese adesso a causa della pandemia, Joshi ha spiegato di aver riscoperto la registrazione durante il lockdown.

"È stato perso e ritrovato molte volte... all'improvviso il lockdown è stato una benedizione sotto mentite spoglie", ha dichiarato il giornalista e scrittore alla BBC. Il lockdown l'ha costretto così a lungo tra le mura domestiche da offrirgli tutto il tempo e la pazienza necessarie a scovare quel tesoro.


Ha poi aggiunto qualche dettaglio in più sulla genesi della canzone: ha incontrato alla fine degli anni Sessanta George Harrison in studio di registrazione e i due hanno “iniziato a parlare di filosofia in generale”, così racconta alla rete televisiva britannica. Da lì è nata una profonda amicizia, durata fino alla scomparsa del chitarrista avvenuta nel 2001.

Il chitarrista dei Beatles nutriva già nei Sixties un profondo interesse per la cultura indiana, cultura d'origine di Joshi.

All'inizio del 1968, Harrison si era recato in viaggio a Rishikesh assieme ai Beatles per guidare i colleghi e iniziarli allo studio della meditazione trascendentale.
Suresh Joshi ha aggiunto che lo stesso Harrison gli aveva rivelato ai tempi, in anteprima assoluta, che nella band vi era un certo attrito: "Disse che si sentiva lo sfigato del gruppo... che aveva perso fiducia in se stesso".

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