Mokadelic, con Apocalysm raccontano l'umanità sul confine della vita

Musica
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Autori storici delle colonne sonore di Gomorra (la Stagione Finale arriva su Sky il 19 novembre), pubblicano un album di otto brani inediti che riguardano l'essere umano a ridosso di un probabile grande sconvolgimento, non soltanto climatico ma soprattutto culturale e sociale. L'INTERVISTA

Le rivoluzioni, le salvezze, i cambiamenti nascono spesso dal nulla. E così il nuovo album dei Mokadelic, storici costruttori delle musiche di Gomorra (la Stagione Finale arriva su Sky e in streaming su NOW dal 19 novembre - GUARDA LO SPECIALE), si intitola Apocalysm che è una parola inesistente, a cui i Mokadelic (Alberto Broccatelli, Cristian Marras, Maurizio Mazzenga, Alessio Mecozzi e Luca Novelli) hanno attribuito “l’insieme delle azioni che, volendo o no, sta portando a un cambiamento globale per mano dell’uomo”. I brani del disco, in uscita il 26 novembre, sono la trasposizione emozionale di ognuno di questi dati, e vuole essere un memorandum onirico in cui si mescolano sogni, speranze, incubi e vita  reale. Sfumature elettroniche e pesanti distorsioni analogiche sono l’interpretazione del presente in un racconto musicale che cerca di essere un viaggio di riconciliazione nelle differenti sonorità che popolano il presente: non una sola via, ma un incedere di atmosfere che si armonizzano vicendevolmente, nella ricerca artistica di quell’uno che si cela dietro ogni grande cambiamento.

 

Partiamo da Wurm: se quella è la glaciazione, i Mokadelic sono il disgelo?
Al giorno d’oggi meglio mantenere il ghiaccio, se si scioglie sono problemi.
L’origine e l’eredità dei cambiamenti climatici, ma soprattutto le conseguenze, mi sa che li abbiamo compresi in pochi, come dice il fantasioso titolo dell’album.
E’ avvenuto proprio di questi giorni il confronto mondiale, chissà se hanno parlato di cose pratiche oppure abbiamo ascoltato solo parole per fare acquietare la massa. E’ arrivato il momento di rivedere come si vivono le singole vite e in primis l'economia globale andrebbe rivista, così non si va lontano.
Che possiamo fare?
Piccole azioni e comportamenti condivisi da tutti. Ma non aspettiamo, intanto cominciamo noi  a essere più etici verso l’ambiente. Parliamo e protestiamo consci che il voto può indirizzare chi governa.
La storia dell’album: quando nasce? Quanto il lockdown lo ha condizionato?
Lo nutrivamo da tanto tempo, avevamo maturato il bisogno di esprimerci in un progetto costruito intorno ai nostri paesaggi mentali e ai nostri mondi emotivi. Da due anni si è concretizzata grazie all'incontro con l'etichetta. L’intenzione è precedente ma l’aspetto compositivo si è sviluppato nel lockdown, non in modo sincrono, visto che eravamo a distanza, ma partecipato, un gioco di sovrapposizioni delle tracce. Poi abbiamo fatto la pre-produzione nel nostro studio e ritrovato il nostro modo di suonare. Il lockdown ha influito anche concettualmente, oltre ai cambiamenti climatici, quando eravamo nel mezzo della pandemia ci domandavamo come ne usciremo e quanto cambiati.
Quella mano dell’uomo che porta a un cambiamento globale voi la tagliereste come si faceva nel medio evo?
Forse sì, forse no. I cambiamenti sono inevitabili, ma l’uomo non è il solo essere vivente sulla terra, la terra ha una scadenza e non si può lasciare in mondo molto peggiore a chi arriva dopo. Va bene la tecnologia però tutto deve essere più a misura d’uomo rispetto a qualche decennio fa. Serve una vita più lenta, non tutto deve essere in funzione dell’economia, occorre rivedere i rapporti sociali, serve più attenzione verso le categorie deboli. Il mondo va dall’altra parte e serve un ritorno a rivedere molte cose tra cui i rapporti sociali che si sono persi anche se con un clic vai ovunque. Siamo troppo nascosti dai cellulari, veder una persona che legge un libro è fantascienza, siamo sempre fossilizzati su noi stessi e la comunicazione è più falsa.
L’umanità è quella di Monachopis, ovvero con la persistente idea di essere fuori luogo?
Le difficoltà di comunicazione esistono, ma noi indaghiamo da sempre il rapporto uomo-natura. L’album invita a guardare fuori da sé, sono otto tracce strumentali e lunghe. Cerchiamo di cambiare anche la percezione di noi stessi, siamo sempre molto concentrati su di noi ma anche smarriti.
La vita è un incubo che solo l’arte può salvare?
Può dare una grande mano, gli incubi spesso sono fonte di ispirazione, sono di nostra produzione, ognuno ha i suoi. Sono fonte di pensiero e ragionamento, trampolino per cambiamento.
Chi mettereste nella stessa vasca con l’orca Tilikum?
Qualche musicista, è una vasca aperta. Oggi ascoltiamo canzoni brevi e tutte uguali, costruite a tavolino. Le capacità canore vengono salvate da auto-tune, la musica viene pompata e sponsorizzata in modo forte e a volte porta messaggi di dubbia etica.
Cosa avete pensato quando avete saputo del vortice della spazzatura, cui dedicate una canzone con le coordinate geografiche?
Lo sapevamo tutti che esiste e le abbiamo cercate, è impressionante la grandezza di questo spazio e nel mondo quanta plastica e spazzatura gettiamo in mare. Tende a ingrandirsi, a muoversi, a spostarsi…è un'isola che fluttua, magari fra dieci anni ci avranno costruito un villaggio turistico.
Per eliminare gli elementi inquinanti dall’ambiente bisogna prima purificare le coscienze?
Occorre definire una forma di protesta, alzare la voce.
La navigazione infinita con cui aprite l’album è la traccia da seguire?
Abbiamo tirato fuori da uno scrittore americano un concetto contemporaneo. L'impostazione di vita negli Usa, il bisogno di lasciarsi tutte le porte aperte e chi ha successo sono quelli che le sbattono e vanno in una sola direzione.
Come avete lavorato su Gomorra - Stagione Finale?
Ci dispiace che finisca, è il lavoro che ci ha coinvolto di più anche a livello temporale, la nostra prima colonna sonora. Siamo affezionati allo storia, abbiamo collaborato con i tanti registi che si sono alternati. Ci mancherà, per noi è un figlio che cresce e a un certo punto va lasciato andare, è la fine della vacanze con i genitori. Arriveranno altre colonne sonore.
Cosa accadrà nelle prossime settimane?
Stiamo iniziando a concepire come potrà essere il racconto di Apocalysm dal vivo. Possiamo anticiparti che sarà una esperienza differente dal passato, una forma diversa di stare sul palco e di rappresentare la nostra musica.

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