Il titolo è un neologismo creato per raccontare la storia di una esistenza già randagia nella vita prima di esserlo nello spazio. La band presenta il video con un testo originale
Il nostro legame col viaggio spaziale inteso come esperienza sognata nasce fin dall’infanzia con l’ammirazione che avevamo per Laika. Come spesso accade nel processo creativo della band, il tutto ha avuto origine da un’improvvisazione nel nostro Old Tower Studio di Roma. Sonorità dilatate, oniriche e ipnotiche ci hanno portato a renderla una delle possibili colonne sonore che raccontano l’impresa incredibile e tragica della cagnetta sovietica. Il titolo, Cosmorandagio, è un neologismo che abbiamo creato per raccontare la storia di questa randagia nella vita
prima di esserlo nello spazio. Il brano è il terzo singolo che precede l’album Baikonur, di prossima uscita nei primi mesi del 2022. Quest’ultimo prende il nome dal cosmodromo da cui partirono tutte le missioni spaziali CCCP. Le liriche pongono in rilievo il tema dello scontro tra ricerca scientifica e il rispetto per l’essere vivente senza distinzioni di specie. A sua insaputa Laika diventò celebre in tutto il mondo, quello che lei vide per l’ultima volta dalla sua primordiale navetta spaziale: lo Sputnik 2.
Il videoclip realizzato dal videomaker romano Simone Serafini non ha come protagonista visivo la band ma ruota intorno al personaggio e a una serie innumerevole di richiami all’arte costruttivista del periodo fatta di manifesti
stilizzati, simboli, merchandise, francobolli e oggetti di propaganda. Le nuove generazioni Millennials e Post-Millennials hanno vissuto in parte o per nulla gli ultimi momenti della guerra fredda e quindi conoscono a malapena Laika. Abbiamo notato che chi di loro ne ha approfondito la storia ne esalta più la tragicità che l’impresa per la conquista dello spazio. Questo è il motivo per cui abbiamo voluto evidenziare molto anche questo punto di vista al passo con le nuove sensibilità da noi totalmente condivise.
Musicalmente è il brano più lento dell’album ed è l’unico che ha dentro un assolo di chitarra, rarità in un contesto new wave e post-punk. In particolare la registrazione del “solo” utilizzata è quella nuda e cruda della prima take “buona la prima” per intenderci. Con l’uso ossessivo e in loop degli armonici di chitarra nella prima parte volevamo trasformare in musica la comunicazione binaria dei computer dell’epoca. Il basso “Precision” è suonato col plettro in perfetto stile ’80 e la batteria è sia acustica che elettronica; abbiamo usato suoni della storica “Simmons”. Il brano parte solo con la voce e la prima parola è “chiusa” per rimarcare il senso di claustrofobia che deve aver provato Laika. Invece nel ritornello evidenziamo l’epicità dell’impresa sfociando però nel suo grido di aiuto finale “sono qui Baikonur”. La copertina del singolo è stata realizzata dalla pittrice, illustratrice e grafica Francesca Radicetta, con lei abbiamo
deciso di usare il rosso come colore che unisce l’aspetto epico del periodo sovietico con quello tragico del martirio della cagnetta: il suo sangue. L’etichetta kuTso Noise Home di Matteo Gabbianelli ha sposato subito il progetto colpita in particolar modo dalla poesia e dalle atmosfere del brano, e ne ha reso possibile la distribuzione con Artist First.