La musicista francese suona al Blue Note per la rassegna jazz milanese. "Sono cresciuta ascoltando il jazz, ho studiato al conservatorio, amo la musica brasiliana e quella francese, ma anche Fiona Apple e Bjork". Autoritratto di un'artista a tutto tondo che non ama farsi ingabbiare in nessuna categoria
Se il jazz è libertà, Camille Bertault è una delle artiste più jazz al mondo. Libera fino ai limiti dell'anarchia musicale per la sua capacità di giocare coi generi, di unire lo scat al cantautorato francese, di non lasciarsi ingabbiare in categorie e concetti procostruiti. Nata nel 1986 a Parigi e cresciuta in una famiglia in cui la musica è sempre stata una presenza costante, Camille Bertault è esplosa a metà del decennio scorso postando su Youtube la sua versione di Giant Steps di John Coltrane. Da lì in poi ha pubblicato tre dischi: En vie (2016), Pas de Géant (2018) e Le tigre (2020). Mercoledì 27 ottobre è attesa al Blue Note di Milano per una delle serate della rassegna JazzMi (biglietti a 25 euro in prevendita e a 30 la sera dello spettacolo). Sky TG24 l'ha intervistata prima del concerto
Hai reinterpretato i classici di John Coltrane e Serge Gainsbourg, le Variazioni Goldberg di Bach. Quali artisti sono stati le tue influenze principali?
Prima di tutto la musica classica, ho fatto il conservatorio, ho studiato pianoforte per tanti anni, quindi le mie prime influenze sono Ravel, Debussy, Skrjabin. Poi sono arrivati Bill Evans, Wayne Shorter, Charles Mingus, Keith Jarrett. Ovviamente Ella Fitzgerald, Carmen MacRae. Ma amo anche la musica brasiliana, Elis Regina, Nana Caymmi, João Gilberto, João Bosco. Ho molte influenze, amo anche la tradizione classica francese, Barbara, Léo Ferré, i loro testi. E poi Fiona Apple, Bjork...
Puoi raccontarci come è cominciato il tuo percorso artistico verso il jazz?
Mio padre è un pianista jazz amatoriale, ho ascoltato il jazz per tutta l’infanzia, sono stata introdotta a questo genere quando ero ancora molto giovane, lo ascoltavo già da piccola. Sono stata al conservatorio a studiare musica classica e a 20 anni sono tornata al conservatorio per studiare jazz vocale.
La tua musica è piena di influenze e contaminazioni. Sembra quasi un melting pot di generi. È qualcosa di studiato e ricercato o per te è naturale?
Non sono tanto una tipa che fa le ricerche per scrivere la sua musica, non penso a che tipo di musica devo fare, faccio solo ciò che mi piace e questo è il risultato. Non ho lo scopo di stare dentro o fuori da una scatola, cerco solamente di fare canzoni che mi assomiglino.
Che significato ha la musica nella tua vita?
È un’amica, a tutti gli effetti. Un’amica che è sempre stata lì. Mi basta suonare il campanello e lei c'è sempre per me, ogni volta che ne ho bisogno.
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Scrivere o improvvisare, quale è il tuo processo creativo preferito?
Non ne ho uno preferito. Mi piace scrivere, mi piace comporre, certo a volte è più difficile comporre o scrivere, dipende dai momenti. Mi piace fare entrambe le cose.
Sei piuttosto teatrale nel tuo modo di stare sul palco. Ed è qualcosa che fa parte della tua formazione, giusto?
Ho studiato recitazione e teatro quindi sì, è parte della mia formazione. Mi piace considerarmi come una storyteller. Quello che faccio è arte, non solo una canzone, voglio creare davvero un’atmosfera e per riuscirci uso espressioni e movimenti teatrali.
Cosa ti aspetti dal live al Blue Note?
Non mi aspetto nulla. Suonerò e farò quello che mi piace di più. Può essere il Blue Note o qualunque altro posto, darò il massimo e spero di avere successo come faccio sempre e ovunque vada.
E cosa il pubblico deve aspettarsi da te? Preparerai qualcosa di particolare?
Ho suonato tante volte in Italia, quindi sono abituata. Ho suonato quasi più fuori dalla Francia che in Francia. Certo, ho uno show e mi adatto al pubblico di volta in volta. Il pubblico è molto importante per lo spettacolo. Se l’audience è attivo, lo show sarà migliore, c’è bisogno dell’energia del pubblico, di un’energia circolare. Spiegherò un po’ le mie canzoni all’inizio e mi baserò su ciò che sento e vedo dal pubblico. Faccio così dappertutto, che sia a Milano, Praga o Monaco di Baviera.