Tropico fa poesia con Non Esiste l'Amore a Napoli

Musica

Fabrizio Basso

Credit Biagio Munciguerra

Davide Petrella è una delle penne più preziose e richieste del panorama italiano e ora decide di legare indissolubilmente a sé i suoi versi in un disco che lo vede coinvolto tanto in veste di creatore, che di interprete della sua musica

Parole che si rincorrono come in una poesia e caleidoscopiche le sonorità. Questo è il coraggioso progetto di Tropico, all'anagrafe Davide Petrella. Si intitola Non Esiste l'Amore a Napoli ed è un viaggio in musica che guarda alla realtà nuda dei sentimenti con gli occhi incantati di chi pensa all’amore come motore del mondo, un progetto arrivato a compendio di un accurato lavoro in studio, cominciato nel 2019, proprio con la release del singolo che dà il titolo all’album e che ne sintetizza le atmosfere e le tematiche. 

 

Davide, partiamo dall'origine dell'album e da come lo hai presentato.
E' una bella follia, è la cosa più importante cui ho lavorato in carriera: quindi per annunciarlo abbiamo messo un caicco gigante davanti a Castel Dell’Ovo, selezionato venti fan che erano con noi a bordo e così abbiamo festeggiato l’uscita. Volevo festeggiarmi, sono un bambino con le canzoni, devo divertirmi e voglio ricordare questa follia e lo ho fatto anche con una scritta di 10 metri al neon col titolo del disco.
L’album è una raccolta di emozioni: ne sei soddisfatto?
Sono ancorato alla canzone e mi piace il concetto di disco, nel senso va bene per i singoli ma ho sempre voglia che facciano parte di un progetto più grande. Anche io tiro fuori i singoli ma poi ho bisogno di un progetto. La prima è stata Non Esiste Amore a Napoli e mi ha spinto a cercare un nuovo sound. Ogni due, tre anni inizio a scrivere in maniera ossessiva cercando la canzone guida. Il disco per me è importante, il singolo è una parte di un racconto, un conto è essere bravo sulla breve distanza, altro sulla lunga; questo è il mio disco più compiuto, racchiude la mia unicità, ne sono orgoglioso.
Il filo conduttore?
La mia vita privata, non riesco a lasciarla fuori. E’ importante empatizzare con le persone, la musica è della gente ed è la gente che ne stabilisce la durata. Due anni fa era un momento complicato anche a livello privato, l’album parla di relazioni. Parlare d’amore in termini originali è una impresa complicata, bisogna ragionare su ogni parola.
Le canzoni per te più speciali?
Carlito’s Way e Geniale sono le due che più mi hanno segnato, hanno faticato a nascere. Bisogna raccontarle in modo che chi le ascolta le senta proprie.
Con questo album segni anche il confine tra Tropico e Davide Petrella.
Volevo una divisione netta nella mia doppia vita. Davide Petrella è ingombrante, mi accostavano alle persone per cui ho scritto ma io non volevo regali. Volevo un nome che non si accostasse all’autore. Tropico nasce tre anni fa a Cuba: ascolto per caso una canzone di John Lennon, c’erano bancarelle di libri e uno era Tropico del Cancro. Poi esistono tanti elementi che legano Napoli a Cuba dunque ho pescato nella cabala napoletana e nella Santeria; ma nonostante il nome non faccio musica tropicale.
E' difficile mantenere la divisione dei ruoli?
Ho sempre tenuto carriere separate ma resto comunque un bambino, è sempre stata tutta mia roba. Se scrivo per qualcun altro cerco soluzioni che non riguardano me come artista e mi piace trovare la chiave per arrivare al pubblico di un altro artista, è un bell’esercizio di scrittura. Quando scrivo per me lo capisco dal primo istante. Forse sono un'anomalia perché mai ho trovato una persona così serena nel dividere i ruoli.
Napoli per te?
E’ una città sempre viva, ha fascino, ha una identità molto potente, è inevitabile che ci sia sempre qualcuno che ne sfrutta le potenzialità. Musicalmente ora ha tante cose specie nella scena Urban, penso a Geolier; poi c’è Liberato con un progetto interessante e anche tanti rapper e soprattutto trapper. Forse c'è poco lato canzone ma è un calo a livello nazionale. Quello che ci manca è il confronto tra addetti ai lavori.
Le canzoni pensate per altri dunque sono escluse da qui?
Non sono in grado di mischiare Tropico con Davide. Quando si scrive per e con un altro bisogna mescolare le attività, cerco di entrare nel mondo dell’altro. Non funzionerebbero le cose sulla mia pelle per altri.
Con chi stai lavorando?
Elisa ha le canzoni e ha le spalle grosse. Cesare Cremonini è stato il primo artista a credere in me, mi ha suggerito che potevo scrivere anche per altri. Su Logico ho giocato sul giro di piano: siamo belli pazzerelli quando lavoriamo insieme per alzare sempre il livello e non ripeterci.
Secondo te la gente ha capacità di ascolto?
Le persone non sono sceme, chi ascolta e va a concerti si può indirizzare ma non è manovrabile e dopo un po’ si stufa se non lo convinci. Ora è il momento di qualcosa di nuovo, il racconto delle canzoni deve sapere di vita. E anche il suono deve essere reale. Bisogna supportare chi sta crescendo ma anche stare attenti alle troppe attese, la musica è anche errore ed è dura arrivare a vent'anni già grandi.
L'ascolto umano batte l'algortimo?
Quello lo vedo duro. Però credo molto nelle persone e so che i ragazzini cominceranno a cercare dell’altro. Sono fiducioso, qualcosa sta cominciando a cambiare. Scalare la classifica è un obiettivo e magari arriverà col tempo ma iniziare pensando a quello è triste.

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