Sara Jane Ceccarelli fa della Milky Way un caleidoscopio di musica

Musica

Fabrizio Basso

Dieci brani, nove in inglese e uno in italiano, in cui trovano posto la rielaborazione, con testo originale dell'artista, di “Children’s Song N. 3” di Chick Corea, e la reinterpretazione con riscrittura in inglese di “Del tempo che passa la felicità” di Motta. In mezzo un viaggio che spazia dall’Africa al funk, dal jazz al folk nordamericano, dal pop al reggae. L'INTERVISTA

La prima cosa che viene da fare, ascoltando Milky Way di Sara Jane Ceccarelli, è avvicinarsi a un mappamondo e farlo girare aspettando che nel suo movimento rotatorio diffonda tutte quelle sonorità, quelle architetture musicali che contiene il suo disco. D'altra parte se lo ha chiamato "via lattea" un motivo c'é: sulle nostre teste Sara Jane stende un tappeto di stelle e noi ne ascoltiamo la sinfonia come si fa con le stelle cadenti.

Sara come è nata la tua Via Lattea?
Alcuni brani nascono durante la pandemia con un tour nato grazie a Nuova Imaie. Abbiamo registrato brani già suonati, altri erano in elaborazione, altri li ho scritti in lockdown tipo Say Africa, che è un brano leggero, e Milky Way. E’ un disco pensato per i live.
Perché hai riletto Chick Corea e tradotto Motta?
Motta fa parte di un filone che ogni tanto faccio. Aveva una metrica e un testo che mi affascinavano. E’ piaciuto anche a lui: il nostro è più folk e jazz, il suo più rock. I numeri su youtube danno il valore di quello che fai. Chick Corea nasce da una provocazione di Edoardo Petretti, l’arrangiatore: non abbiamo usato il pianoforte, e, nonostante previsioni bibliche in quattro giorni avuto l’ok del maestro.
Quando dimentichi l’amore poi torna più potente o riparti da una pagina bianca?
Riparto da una pagina bianca, il brano è il Limbo. Finisci di soffrire per un amore ma non ne brami un altro subito. Io ho vissuto periodi di solitudine interessante. Il testo è cupo ma diventa gioioso nel ritornello. E' un interludio tra due amori.
Say Africa è il respiro della terra: è un mondo al quale ti senti affine?
Stavamo scrivendo e ho pensato di metterci dell’Africa, che ha tanti ritmi e tanti hanno contaminato il mondo. Gli siamo debitori. Suonare con musicisti del Senegal è stata per me una esperienza bella, anche per la loro ciclicità e la lunghezza della musica, non sono vincolati ai tre minuti come noi. E' un tributo.
Il cane solitario che da voce alle genti sei tu?
E' un personaggio che va in giro per la città. Mi piacerebbe coinvolgere il pubblico ma non  è semplice. Forse è quello di Gubbio, quello delle mie origini. E' il mio brano preferito ma è anche l'ultimo su spotify.
Che rapporto hai col tempo?
Ho un buon rapporto. Ho un approccio al mestiere manageriale, sono un soldato, quello è il mio lato canadese. Quando questo è diventato un lavoro ho imparato il dono della pazienza.
La signora continua a bere oppure è diventata astemia, anche lei è stata sconfitta dall’im-perfezione?
Continua a bere per dimenticare. Il brano è una dicotomia tra musica reggae e gioiosa e un testo che parla di una vita difficile. La protagonista ha il suo appeal nobile e borghese e rivela di distrarsi con lo champagne mentre i figli le chiedono di non dire bugie.
Per dire la tua verità hai trovato qualcosa più di mezza parola: un album! Farai altre canzoni in italiano?
Mi sa che devo continuare, piace tantissimo. Sono stata provocata da amici e fan, per anni non avevo la penna giusta, ero troppo sole, cuore e amore. Questo pezzo compete con gli altri e soprattutto è piaciuto a chi non credevo.
Essere poliedrica perché all’estero è un pregio e in Italia un limite?
Il mio sogno è la showgirl alla Raffaella Carrà, lei lo è stata ai massimi livelli. Non ho una risposta. Ora mi sono messa l’anima in pace. Il genere è una provocazione. Mentalmente sono stata condiziona, non sono pop né jazz.
Se penso alla varietà di musica che c’è in Milky Way ti vedo come un caleidoscopio: ti riconosci?
Assolutamente. E’ precisa la definizione. Se metti vicini i brani si pensa che sia un pazza.
Hai trovato la perfetta felicità della vita o stai ancora vagando per la via lattea?
Im-perfect mi ricorda le radici della musica acustica come la ho sempre suonata: voce, chitarra e mandolino. L’idea è che siamo condizionati dai selfie che tendono alla perfezione quando in realtà l’imperfezione è la nostra perfezione. Vogliamoci bene per quello che siamo.
Che estate attraverserai?
Andiamo a suonare con tanta gioia ma non è semplice, è un ricominciare da capo. Parto venerdì 9 da Passignano sul Trasimeno, il 18 sarò a Gubbio nel Teatro Romano nell’ambito della rassegna Umbria in Voce. Il 5 agosto Roma alla Casa del Jazz e il 4 settembre all'Aquila. Il calendario è in aggiornamento. Quel che conta è tornare a respirare la polvere del palco.

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