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Erica Boschiero mette il Sale nella sua vita: il video

Musica

Il brano è impostato come una sorta di periscopio in musica sulla nostra contemporaneità. Così la cantautrice veneta presenta il quarto album della sua carriera, da pochi giorni nei negozi e negli store digitali. Il video è introdotto da un testo originale dell'artista

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“Il respiro è la chiave di lettura del nostro presente. il Covid-19 toglie il respiro,

come anche la paura di perdere il lavoro, l’inquinamento delle nostre città, l’acqua

del Mediterraneo, se il gommone sul quale viaggi si rovescia, il ginocchio di un

poliziotto sul collo o la mano di un marito violento. Ma il respiro è anche la vita che

ci abita dentro, l’avvio del nostro parlare e conoscerci, l’innesco e il motore del

canto. Un mattino ho aperto la porta e sul mio taccuino si sono radunati lupi, balene

e pesci, fiumi, venti e abissi, stelle, foreste e deserti, foglie, rami e alberi d’oro: sono

stati loro a farmi strada, canzone dopo canzone. E tra bufere e naufragi ho raccolto

storie preziose di persone che, caparbiamente, costruiscono bellezza,

consapevolezza ed armonia: da qui il titolo che ho deciso di dare a questo mio

nuovo lavoro, Respira.
 

Sale rappresenta un momento centrale in questa riflessione sulla contemporaneità

pre e post covid. Racconta il senso d’impotenza che si prova di fronte ai drammi

contemporanei, il bisogno di fermarsi per comprendere ciò che di importante si è

perso lungo il cammino. Dai viaggi disperati attraverso il Mediterraneo ai pesci che

a milioni sono vittime dell’inquinamento prodotto dall’uomo, il mare interroga,

chiama alla riflessione, suggerisce delle risposte.
 

L’arrangiamento, curato da Sergio Marchesini, coniuga elettronica a suggestioni

west coast, vestendo la canzone di un respiro estivo accattivante. Il video è un

curatissimo lavoro d’animazione realizzato da Dario Scaramuzza, e si libra sotto i

nostri occhi come un inno alla biodiversità, una riflessione estetica su quanto il

mondo dell’umano e quello naturale si compenetrino e siano fatti della stessa

sostanza. 
 

Spesso quando guardiamo le immagini di disastri ambientali o umanitari alla tv

pensiamo che siano cose lontane, che non ci riguardano direttamente. Invece

siamo immersi tutti nella stessa realtà: il dolore degli alberi abbattuti, delle balene

con chili di plastica nello stomaco, dei migranti naufragati in mare riverbera nelle

nostre stesse cellule. Per questo spesso stiamo male ma non riusciamo a capire

perché. Avevo la sensazione che tutti noi avessimo perso qualcosa lungo il

cammino, ma solo fermandomi sono riuscita a intravedere che cosa fosse.

La pandemia ha fatto questo: ha fermato tutto e ha rivelato quello che dovrebbe

essere sotto gli occhi di tutti. Era lancinante assistere alla contraddizione per cui più

eravamo in pericolo e ci chiudevamo in casa, più la natura tornava a respirare e a

vivere. Mi sono chiesta se la nostra stessa presenza sulla Terra non sia

incompatibile con la vita armoniosa del pianeta. E voglio sperare con tutta me

stessa che non sia così, che si riesca ad evolvere verso un paradigma diverso:

traghettarci consapevolmente dall’individualismo alla responsabilità, dalla

competizione alla compassione, dall’aggressività alla gentilezza, dall’accumulo al

dono. Non credo vi sia altra strada per difenderci dall’estinzione”.