Il brano è impostato come una sorta di periscopio in musica sulla nostra contemporaneità. Così la cantautrice veneta presenta il quarto album della sua carriera, da pochi giorni nei negozi e negli store digitali. Il video è introdotto da un testo originale dell'artista
“Il respiro è la chiave di lettura del nostro presente. il Covid-19 toglie il respiro,
come anche la paura di perdere il lavoro, l’inquinamento delle nostre città, l’acqua
del Mediterraneo, se il gommone sul quale viaggi si rovescia, il ginocchio di un
poliziotto sul collo o la mano di un marito violento. Ma il respiro è anche la vita che
ci abita dentro, l’avvio del nostro parlare e conoscerci, l’innesco e il motore del
canto. Un mattino ho aperto la porta e sul mio taccuino si sono radunati lupi, balene
e pesci, fiumi, venti e abissi, stelle, foreste e deserti, foglie, rami e alberi d’oro: sono
stati loro a farmi strada, canzone dopo canzone. E tra bufere e naufragi ho raccolto
storie preziose di persone che, caparbiamente, costruiscono bellezza,
consapevolezza ed armonia: da qui il titolo che ho deciso di dare a questo mio
nuovo lavoro, Respira.
Sale rappresenta un momento centrale in questa riflessione sulla contemporaneità
pre e post covid. Racconta il senso d’impotenza che si prova di fronte ai drammi
contemporanei, il bisogno di fermarsi per comprendere ciò che di importante si è
perso lungo il cammino. Dai viaggi disperati attraverso il Mediterraneo ai pesci che
a milioni sono vittime dell’inquinamento prodotto dall’uomo, il mare interroga,
chiama alla riflessione, suggerisce delle risposte.
L’arrangiamento, curato da Sergio Marchesini, coniuga elettronica a suggestioni
west coast, vestendo la canzone di un respiro estivo accattivante. Il video è un
curatissimo lavoro d’animazione realizzato da Dario Scaramuzza, e si libra sotto i
nostri occhi come un inno alla biodiversità, una riflessione estetica su quanto il
mondo dell’umano e quello naturale si compenetrino e siano fatti della stessa
sostanza.
Spesso quando guardiamo le immagini di disastri ambientali o umanitari alla tv
pensiamo che siano cose lontane, che non ci riguardano direttamente. Invece
siamo immersi tutti nella stessa realtà: il dolore degli alberi abbattuti, delle balene
con chili di plastica nello stomaco, dei migranti naufragati in mare riverbera nelle
nostre stesse cellule. Per questo spesso stiamo male ma non riusciamo a capire
perché. Avevo la sensazione che tutti noi avessimo perso qualcosa lungo il
cammino, ma solo fermandomi sono riuscita a intravedere che cosa fosse.
La pandemia ha fatto questo: ha fermato tutto e ha rivelato quello che dovrebbe
essere sotto gli occhi di tutti. Era lancinante assistere alla contraddizione per cui più
eravamo in pericolo e ci chiudevamo in casa, più la natura tornava a respirare e a
vivere. Mi sono chiesta se la nostra stessa presenza sulla Terra non sia
incompatibile con la vita armoniosa del pianeta. E voglio sperare con tutta me
stessa che non sia così, che si riesca ad evolvere verso un paradigma diverso:
traghettarci consapevolmente dall’individualismo alla responsabilità, dalla
competizione alla compassione, dall’aggressività alla gentilezza, dall’accumulo al
dono. Non credo vi sia altra strada per difenderci dall’estinzione”.