Mariangela Vacatello, la pianista che della musica fa dono

Musica

Fabrizio Basso

Il suo concerto ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia si è dimostrato una esperienza che va oltre l'aspetto musicale. L'artista napoletana sviluppa una tensione emotiva straordinaria, figlia sì dello studio, ma soprattutto dell'amore per la sua professione

Quando il dono dell’Arte va oltre lo studio, va oltre l’esercizio allora significa che hai di fronte una persona speciale. Ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia, in una serata di vento fresco e stelle esuberanti, Mariangela Vacatello, pianista napoletana a me fino a quel momento ignota, ha accarezzato con la sua musica il pubblico per un’ora e mezza, andando ben oltre il programma ufficiale, dimostrando una generosità inconsueta. Sembrava che parlasse col suo strumento, un dialogo muto tra due persone che si conoscono a fondo, che si completano. La sola cosa che si muoveva, in quel chiostro scelto dal progetto Restate de I Teatri per ospitare alcuni appuntamenti, erano le sue mani, in sincrono e fuori sincrono l’una con l’altra, e i suoi lunghi capelli. Non una parola, da parte sua, secondo quel codice antico che accompagna i “classici”, ma sorrisi e inchini.

Tra il pubblico c’erano alcuni bambini, anche loro rapiti non tanto da Beethoven, Chopin e Liszt quanto dall’interpretazione di Mariangela Vacatello. A maggior ragione credo che sapere cosa ha eseguito sia importante ma non fondamentale. Che la sua scaletta, mi si perdoni il concetto rock, che ha affrontato in particolare Beethoven, Chopin e Liszt, sia stata un excursus nel pianismo ottocentesco, nelle sue trasformazioni espressive e tecniche, questo è insindacabile. Ma la seduzione artistica questa pianista napoletana la esercitata accompagnando la musica col corpo e con l’anima, creando così una tensione emotiva potente. Una possessione artistica di se stessa e del pubblico che si può riassumere in una sola parola (articolo indeterminativo escluso): un dono.

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